Trainato dalla grinta di un frontman giovanissimo, il gruppo offre uno show imperdibile e completamente diverso dagli album in studio
di Laura Gioia© ufficio-stampa
E' possibile, a soli vent'anni, avere l'esperienza di un bluesman maturo? Songwriter, chitarrista e leader di una band che ha già inciso tre album, Marcus King è uno dei nuovi talenti del rock americano. Originario del South Carolina e figlio del musicista Marvin King, è riuscito a far conoscere il suo sound in tutti gli Stati Uniti, arrivando a fare concerti in molte città europee. L'uscita del suo ultimo disco, "Carolina Confessions", lo ha portato anche alla Santeria Social Club di Milano, dove si è esibito davanti a un pubblico di veri appassionati.
Poche chiacchiere e nessuna pausa lasciano spazio a un'ora e mezza di puro rock. L'energia è quella di una band che si è fatta le ossa suonando sui palchi malconci dei bar di Greenville in South Carolina, dove i musicisti sono cresciuti con il blues nel sangue e dove la concorrenza è spaventosa. Mentre canta, Marcus King si esibisce in una serie di assoli che arrivano a durare diversi minuti: è lui l'uomo della serata. Ad accompagnare la sua chitarra e la sua voce graffiante ci sono gli altri cinque membri della band: Jack Ryan alla batteria e alle percussioni, Stephen Campbell al basso, Matt Jennings alla tastiera e organo, Dean Mitchell al sax e Justin Johnson alla tromba, trombone e cori.
Rispetto ai lavori in studio, i brani suonati dal vivo hanno un'altra anima. Lo si nota dalle canzoni dell'ultimo disco, Carolina Confessions, uscito lo scorso 5 ottobre. Scritte da Marcus nella stanza di un hotel nel sud della Francia, hanno un approccio completamento diverso se ascoltate live, grazie alla straordinaria capacità di un frontman che è in grado non solo di suonare, ma anche di interpretare.
Con il suo southern rock influenzato dal soul, The Marcus King Band guarda alle radici del blues: maestri come Muddy Waters, B.B. King e Robert Johnson sono la base musicale di un gruppo che allo stesso tempo non ha paura di modernizzarsi e di sperimentare altre influenze, come quelle del funky e dell'r&b. Non è un caso che tra gli ascolti preferiti di King ci siano artisti come gli Allmann Brothers, i Soulive o Amy Winehouse.