TORNA "OPEN"

Daniel Ezralow: "Per danzare (e vivere) con gioia bisogna essere aperti di mente"

Torna a Milano, dal 25 al 30 marzo al teatro Nazionale, "Open", lo spettacolo del geniale coreografo statunitense. Ad arricchirlo questa volta ci saranno i ballerini dello Spellbound Contemporary Ballet

21 Mar 2014 - 09:41
 © ufficio-stampa

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Torna a Milano dopo un primo anno di tour di successi, "Open", lo spettacolo del coreografo statunitense Daniel Ezralow. In scena al teatro Nazionale dal 25 al 30 marzo si presenterà al pubblico con un'importante novità: la collaborazione con il Spellbound Contemporary Ballet. "Questo non è uno spettacolo con significati politici - spiega Ezralow a Tgcom24 -, invita a essere aperti, al cambiamento e alla sperimentazione. E a godersi la vita con gioia".

Daniel Ezralow: "Per danzare (e vivere) con gioia bisogna essere aperti di mente"

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In "Open", la danza contemporanea si fonde con la musica classica in un esaltante connubio che trasporta il pubblico in una nuova dimensione dove umorismo e intensità danno vita a una miscela esplosiva di straordinaria fantasia creativa, emozione scenica e puro intrattenimento. A dare nuovo impulso e rinnovata energia ai divertenti e coinvolgenti quadri creati da Ezralow, questa volta ci saranno gli straordinari e talentuosi ballerini della Spellbound Contemporary Ballet, una delle più prestigiose compagnie italiane di danza contemporanea, diretta dal coreografo Mauro Astolfi. "L'idea di avere una compagnia di base in Italia è nata per rendere più semplice il progetto - spiega il coreografo -, in modo da poter creare tutto direttamente sul posto. Inoltre sono molto amico di Mauro e parlando è nata l'idea di questa collaborazione. Io sono sempre aperto a nuove opportunità. Sono molto curioso di vedere come funziona lo spettacolo con altri ballerini".
Per la commistione di stili e influenze, qualcuno ha definito la tua danza "transgender". Ti ci ritrovi in questa definizione?
Questo termine in genere si usa in altri ambiti, non la vedo molto calzante per la mia arte. Io sono piuttosto ecclettico nel mio modo di lavorare. Non è solo teatro e danza, non è solo Broadway o cinema o televisione. Ho una visione molto ampia forse perché sono arrivato dalla danza quando ero abbastanza grande, avevo 19 anni, e la danza per me è un'espressione, non è questione di che tipo. Certo, ci sono i generi, c'è il classico e il moderno, ma alla fine la sua grandezza è nella possibilità espressiva. E il mio obiettivo è sempre quello di non creare ostacoli alle possibilità.
Che caratteristiche deve avere un ballerino perfettto per una tua coreografia?
Intanto non credo che esista il ballerino perfetto per una coreografia., Perfetto significa che è finito, non c'è possibilità di ulteriore ricerca. I ballerini con cui lavoro meglio sono quelli aperti alla sperimentazione. La danza non è matematica, o almeno lo è solo in parte. Nella sua esecuzione è molto scientifica. Ma da un altro punto di vista, quelle delle possibilità espressive, non c'è nulla di scientifico. Un ballerino per me è ovviamente qualcuno con un fisico adeguato, sicuro di sé, bravo tecnicamente, ma soprattutto deve essere aperto, disponibile a provare, curioso verso le novità.
Quell'aggettivo "aperto" è il titolo dello spettacolo. Rappresenta la tua filosofia di danza?
Assolutamente sì, è stata proprio questa la ragione per cui lo abbiamo intitolato così. Non c'è un punto di vista politico e nemmeno ci sono significati altri dalle cose che vedi in scena. Tutto quello che fa è dire: "Siate aperti, provate a esserlo". Se ci riuscite, apprezzerete di più lo spettacolo. Ci sono molti show in giro, Milano è piena di teatri con in scena spettacoli interessanti. Se uno vuole scegliere qualcosa che abbia un significato politico o altro, può farlo. Io voglio dare la possibilità di venire a guardare qualcosa che scaturisce da una mente aperta, e un cuore altrettanto libero, e tu sei libero di prenderne ciò che vuoi. Poi se la gente ne trae un po' di ispirazione, potrebbe trovare un po' più di gioia nel vivere la vita giorno dopo giorno. E' molto semplice.
Qualcuno però ha visto nello spettacolo un messaggio ecologista. Non è così?
Sì, c'è sicuramente una portata ecologica. Sono convinto che per salvaguardare il nostro pianeta, e quindi noi stessi, sia nostro dovere riciclare, non sprecare l'acqua e avere grande rispetto per l'ambiente. Questo è presente nel mio lavoro e quindi anche nello spettacolo. Ma l'ecologia non è politica. La politica prova a influenzare qualcuno dicendogli cosa è giusto fare, non sono queste le mie intenzioni.

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