Arriva il 9 giugno il decimo album del cantautore romano, che ospita le voci di tanti amici e racconta le storie del suo pubblico
di Laura Lesquier© Albert D’Andrea
Daniele Silvestri il 9 giugno torna con "Disco X", il suo album più enigmatico. "La X l'ho messa un po' a caso all'inizio, perché l'unica certezza era che fosse il decimo. Strada facendo ha poi assunto altri significati", ha raccontato a Tgcom24. "E' un disco per immergersi in acque profonde, senza pensare a emergere a tutti i costi o a fare hype. Mi sono fatto trasportare dalle storie".
"Recentemente mi sono accorto che avevo un disco in mano. Non è scontato per me fare uscire un disco e lo è sempre meno con il passare degli anni", ha raccontato parlando della genesi del disco. "La X è stata messa un po' a caso la prima volta, sulla cartella in cui mettevo tutti gli spunti interessanti. La mia unica certezza, infatti, era che fosse il decimo disco, ma non pensavo fosse quello il titolo".
"La X ha assunto nuovi significati strada facendo. Rappresenta un'incognita perché in questo caso non avevo un obiettivo preciso da raggiungere, come invece nel precedente 'La terra sotto i piedi'. Un incognita anche perché questo disco è costruito in scena, durante il tour teatrale, chiedendo al pubblico di raccontare le loro storie. Alcune si sono trasformate in canzone in diretta durante gli spettacoli e una è entrata anche nel disco, "Tutta". E' nata dopo che un libraio di Forlì, Paolo Poni, mi ha mandato un'opera visuale molto naif, con parole d'amore semplici ma potentissime".
"X come decimo disco ma anche come le dieci tracce, a cui si aggiunge Intro X. E' un'anticipazione del disco, che racchiude tutte le collaborazioni: Emanuela Fanelli, Frankie hi-nrg, Fulminacci, Wrongonyou, Franco126, Selton, Eva, Davide Shorty e Giorgia. Un pezzo ironico sulle eccessive collaborazioni della musica italiana. Riconoscere quelle sincere, però è abbastanza facile. Parlando poi del rap, invece, lì fa parte della loro cultura e ha particolarmente senso". Proprio sul fatto di non impostare collaborazioni per raggiunger l'hype, Silvestri spiega: "Un altro significato della X è che è un disco qualsiasi. Non sento il bisogno di farmi notare a tutti i costi e fare hype. C'è la voglia di andare a fondo, di immergersi e non emergere".
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Da qualche tempo, inoltre, Silvestri si è slegato dall'attualità stretta per avere uno sguardo più distaccato sulla realtà: "E' un percorso iniziato verso i miei 50 anni con 'Acrobati'. Con l'età l'attualità non mi appartiene più tanto, ma posso fare il poeta e descrivere il mondo da lontano. Mi sono liberato anche da quel senso di responsabilità che mi opprimeva, nel parlare per forza delle cose. Mi sono affidato alle storie e i qualche modo sono tornato all'inizio, a quando a 14 anni scrissi le mie prime dieci canzoni".
Ad aprire il disco è "Scrupoli", un brano agrodolce sulla fine di un amore: "Devo tanto ai fiati, mi hanno dato l'allegria che non pensavo nemmeno di cercare". Con "Il talento dei gabbiani" (suonato insieme ai Selton) Silvestri fa luce su quello che succede dietro le quinte dei talent. Il brano dà infatti voce a più punti di vista: quello dei candidati, quello delle famiglie e quello del produttore televisivo: "Ci hanno riempito le orecchie con carriere brevissime. In pochi minuti qualcuno decide della tua vita e del tuo talento, è una trappola mortale per i ragazzi. Dal punto di vista di un genitore è una cosa che dovrebbe spaventare perché volte le conseguenze sono gravi e dolorose, soprattutto a livello psicologico".
In "Bella come stai" Silvestri e Franco126 dipingono una Roma distopica e decadente, una visione della capitale che da sempre li accomuna: "Franco126 me lo fece conoscere anni fa il mio bassista, mi piaceva il suo modo nostalgico di parlare di Roma. Qualche tempo fa, riascoltando dei miei appunti, ci ho trovato molto di lui e così l'ho chiamato. Lui mi ha confermato che la sentiva sua e abbiamo finito di scriverla insieme". In "Colpa del fonico" il cantautore non nasconde l'evidente omaggio a Lucio Dalla, da sempre uno dei suoi punti di riferimento: "Non sarebbe mai esistita senza di lui, è una fonte d'ispirazione costante per me. Questa è una dichiarazione d'amore".
Per "L'uomo nello specchio" Silvestri ha chiamato il giovane collega Fulminacci: "E' qualcuno che mi assomiglia molto, ma con meno anni. Lo vedo come un figlio, a livello artistico e anche fisico quasi. Mi piace tantissimo, il brano è nato tutto in un giorno e mezzo". Se potesse rivedere invece il giovane Daniele nello specchio non avrebbe molti consigli da dare: "Forse li darebbe lui a me, perché è molto importante ricordarsi da dove si è iniziato. Nell'embrione iniziale ci sono le motivazioni, la purezza, la magia e la libertà. Aspetti che è faticoso preservare con il tempo. Ci si riesce disseminando il campo di ostacoli, per non fossilizzarsi ed evitare di percorrere le stesse strade".
Nel disco trova spazio anche la voce di Giorgia, che nella delicata "Cinema d'essai" fa da controparte femminile a Silvestri. "Ho scritto questo pezzo anni fa e avevo già pensato a lei, ma per un sacco di tempo non gliel'ho chiesto", ha raccontato il cantautore. "Quando poi l'ho chiamata era in assoluto il momento peggiore per lei, tra Sanremo e la promozione del film. Alla fine mi ha 'buttato lì una voce' (ride ndr) e il risultato è stato questo". Da lontano arriva anche "While the children play", cantata con Wrongonyou e Frankie hi-nrg: "Quattro anni fa la onlus 'Every Child Is My Child', che si occupa di minori in Siria, ha chiamato a raccolta diversi artisti. La canzone è venuta fuori da quell'incontro ed è approdata al momento giusto in questo disco".
In "Mar Ciai" la voce di Eva porta il disco verso nuovi orizzonti grazie alla lingua sinta: "Ha una storia particolare dietro. Un appuntamento mancato in studio ci ha fatto strimpellare un giro di accordi, non era ancora una canzone. Risentendola è nata la storia di una zingara, una volta si diceva così senza disprezzo, che volevo fosse sorprendente nel peggiore dei sensi. Una vita ingenua che viene stroncata in modo tragico e assurdo. Ho chiamato Eva chiedendole di raccontare la storia di questa nonna, senza sapere che anche lei aveva una nonna a cui è molto affezionata. E' stato un lavoro emotivamente intenso per lei". "Up in the Sky", brano conclusivo del disco, fa invece tappa a Londra con Davide Shorty: "Dentro c'è quasi una storia di spionaggio, di identità, è un po’ fiction ma a modo suo racconta un po’ il nostro momento. Mi sono affidato al talento strabordante Davide, una persona che l'inglese lo conosce bene vivendo da anni a Londra".