E' uscito "S.A.D. - Storm and drugs", il nuovo lavoro di Dario Faini, raffinato musicista ma anche autore e produttore di alcuni dei maggiori successi pop degli ultimi anni. Tgcom24 ha parlato con lui
di Massimo Longoni© Emilio Tini
Ha firmato alcune delle hit più clamorose degli ultimi anni, dai successi dei TheGiornalisti a "Soldi" di Mahmood, passando per Jovanotti, Fedez e Fabri Fibra. Lui è Dario Faini, in arte Dardust. Che ora pubblica il terzo capitolo del suo progetto personale, fatto di musica strumentale che mescola neoclassicismo ed elettronica: "S.A.D. Storm and Drugs". "E' un lavoro figlio della tempesta che ha investito la mia vita" dice a Tgcom24.
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Un lavoro autobiografico, un viaggio che attraversa la sua vita dal bambino che era all'uomo che è oggi, passando attraverso tempeste emozionali e senso di riscatto. Dardust affonda in temi classici e alti per rileggerli a proprio modo e creare nuovi universi sonori. E così in questo caso è il romanticismo di fine Settecento, quello di Goethe e Friedrich, che passa al setaccio finendo con il trasmutare. Come la corrente sturm und drang (tempesta e assalto) diventa lo "Storm and Drugs" del titolo.
Quando è nato questo lavoro?
All’inizio del 2018, durante il mio soggiorno a Londra. Avevo tracciato questa trilogia ambientata a Berlino, Rejkiavik e Londra. Mentre mi trovavo in questo cottage bellissimo che avevo affittato nella metropoli inglese c’è stata una tempesta di neve. E allo stesso tempo la mia vita stava attraversando un periodo piuttosto burrascoso. Mi sono trovato quindi dentro questa tempesta ed è come mi fossi trovato per la prima volta a non avere il controllo di alcune situazioni e quindi a vivere un senso di frustrazione non potendo cambiare gli eventi esterni.
© Ufficio stampa
Hai pensato che la musica fosse la via di uscita?
Ho avuto la sensazione di non avere più riparo, di trovarmi nudo di fronte alla tempesta, come sono in una delle foto del libretto del cd. Diciamo che questa è stata la traccia iniziale di tempesta e impeto, sturm und drang poi ironicamente trasformato in storm und drugs. Il concetto era: come entrare in una tempesta e uscirne vivo?
L'album vive di una commistione tra minimalismo ed elettronica. Era quello che cercavi per esprimere il tuo stato d'animo?
È stato un prisma di colori che si è sviluppato spontaneamente. Come quando un pittore ha una tavolozza. Quando sono libero di esprimermi creativamente questa è la mia modalità. Non avevo uno steccato, una categoria in cui stare. Il genere in realtà non è neoclassico-minimalista né prettamente elettronico. È un crossover dove trovano spazio anche le voci campionate che vengono dall’urban. È un nuovo territorio che non avevo ancora esplorato. È sicuramente il mio lavoro più maturo che porta a compimento le linee tracciate con i primi su dischi.
Qual è la situazione ideale per comporre per te?
Totale isolamento, solitudine, un pianoforte… in genere vado su Airbnb e inizio a cercare case bellissime in cui ci sia un pianoforte. Una volta trovata la casa ho trovato lo spazio ideale: vado lì e respiro il luogo. Quando sono stato a Londra poi mi sono immerso nell’immaginario del romanticismo. Sono andato alla Tate Gallery a vedere i quadri di fine '700 e inizio '800, le opere di Caspar Friedrich. Era quello i cui mi riflettevo.
Il disco però non è legato solo a Londra.
No, anche Edimburgo ha svolto un ruolo importante. Stando a Londra e vivendo la fine di una storia importante, con un conseguente trauma da abbandono, mi sono sentito un po' come il giovane Werther di Goethe, in preda all'impossibilità di vivere un amore. Dall'altra parte c'è stato il terremoto, che ha fatto sì che la nostra casa di famiglia fosse demolita. Di fatto è come se due tetti fossero stati abbattuti. Mi sono trovato simbolicamente tra due alter ego: il giovane Werther e Mark Renton di "Trainspotting". Perché come lui alla fine del film scappa con i soldi ho pensato che io avrei potuto uscire dalla tempesta con il tesoro che questo momento di difficoltà mi avrebbe dato, rendendomi una persona migliore.
E qui entra in scena Edimburgo...
Sì, perché mettendo in campo "Trainspotting" anche su un lato stilistico musicale, gli Underworld, tutta la scena degli anni 90, ho deciso di andare a esplorare Edimburgo che è una città magica anche per tanti altri motivi.
© Emilio Tini
Qual è il rapporto tra l'artista di nicchia e l'autore di alcune delle hit più clamorose degli ultimi anni?
Un ottimo rapporto. Le due anime convivono benissimo perché una migliora l'altra. In Dardust mi sento l'esploratore che va a cercare nuovi suoni e spesso questi li riporto nelle produzioni spostando il suono e creando qualcosa di nuovo. Quindi sono entrambi fondamentali.
Quando lavori su progetto più pop qual è l'obiettivo che ti prefiggi?
A me piace scovare le cose che accadono a livello più nascosto, parlo di sfumature di colori. Una volta trovate amo contaminarle con il pop e renderle mainstream. Questa è sempre stata la mia passione. Trovare colori che sembrerebbero quasi inattuabili nel pop e portarli lì per creare qualcosa di nuovo.
A Sanremo ci saranno tre brani tuoi: quelli di Elodie, Rancore ed Eugenio in via di Gioia. Cosa ti aspetti?
Che facciano un po' parlare e creino stupore come è stato l'anno scorso per "Soldi".
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