Nelle sale italiane solo il 23, 24, 25 settembre il nuovo lavoro del premio Oscar Asif Kapadia, passato anche a Cannes
Dopo essere stato presentato fuori concorso a Cannes arriva al cinema il 23, 24 e 25 settembre il documentario "Diego Maradona", che racconta la star più discussa della storia del calcio. Sulla locandina, i due diversi colori delle parole che compongono il titolo del nuovo lavoro del premio Oscar Asif Kapadia preannunciano perfettamente lo sviluppo: Diego da una parte, Maradona dall'altra. Il regista dipinge il Pibe de oro con due anime, come una sorta di Dr. Jeckyll e Mr. Hyde. Da una parte l'uomo generoso, allegro, cresciuto in una baraccopoli di Buenos Aires, dall'altra il personaggio pubblico, il campione, l'uomo senza freni, quello che lo fece diventare mito e lo guidò verso la perdizione e la caduta.
Per raccontare Maradona, Kapadia ha ottenuto dal campione argentino una serie di interviste esclusive e ha utilizzato immagini tratte da un archivio di oltre 500 ore di filmati mai visti prima: si tratta di riprese fatte da due operatori dall'81 all'87, l'argentino Juan Carlos Laburu e l'italiano Gino Martucci, su incarico del primo manager di Diego, Jorge Cyterszpiler, che aveva in mente un film sulla vita del suo amico e campione: immagini rare, private, sportive, riprese a bordo campo.
Diego ha vissuto una vita sensazionale e terribile e Kapadia concentra il racconto sugli anni "italiani". Della sua vita complicata e piena di drammi, Napoli è la parte più importante. La parabola della sua vita è perfettamente descritta a Napoli. Ribelle, imbroglione, eroe, dio. Due anime in un uomo, anzi due entità distinte. Stella assoluta con fama mondiale e status degno di una divinità ma senza gli strumenti per gestire una celebrità simile. Come aveva dimostrato bene in "Amy", raccontando la Winehouse, per il regista, i miti non cadono da soli, ma vengano creati, incensati e piano piano demoliti, da noi. La parabola dolorosa di Diego lo porta in poco tempo da essere Dio a cadere all’inferno, diventando Lucifero (quando segna quel rigore in semifinale di Italia 90 contro la nostra Nazionale, i giornali titoleranno "Lucifero vive a Napoli").
Partiamo dall'inizio. 5 luglio 1984. Un'auto sfreccia a tutta velocità per le strade di Napoli. La città è in subbuglio. Diego è arrivato e lo stanno portando al San Paolo dove viene accolto da 85mila persone. Entra nello stadio come un moderno gladiatore tra le grida del pubblico in estasi. “Una delle città più povere d’Italia ha comprato il giocatore più costoso al mondo", titolano i media esteri.
Da lì attraverso le testimonianze esclusive e le parole della ex moglie Claudia, delle sorelle, del preparatore atletico Fernando Signorini, oltre a Corrado Ferlaino e Ciro Ferrara ci si addentra nella storia dei due scudetti vinti, di come diventa simbolo del riscatto di una città che colava a picco, il tifo, lo slogan "Ho visto Maradona, ho visto Maradona", il mondiale in Messico, compresa "la mano de dios" contro gli inglesi, simbolo di rivincita sportiva dopo il conflitto delle Falkland. Si passa attraverso il legame viscerale e frastornante con un intero popolo, il figlio tenuto segreta avuto da una relazione galeotta con Cristiana Sinagra, i rapporti con il clan camorristico dei Giuliano, la crescente dipendenza dalla cocaina, Italia 90 con l’odio dell'Italia non napoletana; l'inizio del declino personale, le rogne, le campagne d'odio, i controlli anti-doping, le intercettazioni della magistratura, la squalifica per doping, la fine traumatica del rapporto con il Napoli, il ritorno in Argentina e l’arresto.
Ne esce una figura di Diego Maradona che è probabilmente quella rimasta nel cuore di chi lo continua ad amare tutt'ora a distanza di tanto tempo: una persona molto complicata, affascinante per il suo essere spigoloso piuttosto che un perfetto esempio di sportivo e uomo.
E' stato il miglior calciatore della storia? Comunque il prezzo che ha pagato per esserlo è stato estremamente alto. Perchè niente di quello che è successo dopo gli è andato bene. Quando finì il Maradona calciatore, ciò che è rimasto è stato il mito.