La band toscana ha pubblicato "Studio Sessions vol. 1", nel quale ha risuonato il primo album con una lunga serie di ospiti d'eccezione
di Massimo LongoniSi intitola "Studio Sessions Vol. 1" l'album che segna il ritorno discografico dei Dirotta su Cuba. La band lo ha presentato con un concerto al Blue Note di Milano. Un album speciale perché oltre a sei inediti contiene tutto il primo lavoro suonato con arrangiamenti nuovi e numerosi ospiti, da Mario Biondi ai Neri per caso. "Non ci piace fare la cover band di noi stessi - dice a Tgcom24 Stefano De Donato -. Cambiamo per avere nuovi stimoli".
Un lavoro a cavallo tra passato, presente e futuro. I Dirotta su Cuba, dal momento del loro ritorno, si sono ricavati uno spazio più contenuto rispetto al passato ma non per questo meno ricco di soddisfazioni. Si sono riappropriati della loro vita e della loro musica e hanno fatto i conti con una discografia in affanno dalla quale loro si sono tirati in disparte per poter gestire il proprio percorso in autonomia.
Nell'ambito di questo percorso la scelta di rifare l'album di debutto con nuovi arrangiamenti non suona come minestra riscaldata ma come certificazione del momento della band. Di fronte a un felice tour per il ventennale chiuso con tre sold out a Umbria Jazz, quella di non disperdere quel patrimonio è diventata una scelta naturale. "Questo è un progetto nato da bisogni diversi che alla fine confluiscono in uno solo - spiega Stefano De Donato, bassista e autore di tutti gli arrangiamenti -. Siamo una live band. Ci siamo riuniti nel 2008 per andare esclusivamente dal vivo. Prima di tutto abbiamo cercato di ritrovare un rapporto tra noi. Erano passati anni e tutti noi eravamo cresciuti. L’anno scorso c’è stato il ventennale del primo album che è un album importante per noi ma anche per molte persone. Tanti, colleghi e amici, ci hanno detto di essere cresciuti su quel disco".
Quando si va a toccare un album e delle canzoni che sono nel cuore e nella mente dei fan l'operazione non è immune da rischi. Ma De Donato l'ha affrontata senza patemi. "Non è stato facile metterci mano perché quando un brano è entrato nel dna collettivo le critiche sono dietro l'angolo - spiega -. Come fai a toccare un pezzo come “Gelosia”? In quell’album c’erano cinque singoli che avevano venduto migliaia di copie. I pezzi erano stati rodati dal vivo e io ho il vizio di forzare la mano, per cambiare di continuo qualcosa. Non ci piace fare la cover band di noi stessi. Tentare di reinventarci di continuo è uno stimolo pazzesco. Nel disco ci sono più di venti musicisti, è un disco fatto alla vecchia, tutto suonato".
Se il presente è caratterizzato dalla voglia di divertirsi e di fare musica senza ansie, il passato è stato tanto luccicante quanto difficile. E Simona Bencini, se potesse tornare indietro, qualcosa la cambierebbe... "Avrei voluto avere quella consapevolezza necessaria per non farci spremere così tanto - racconta -. In quegli anni, proprio per un risultato che nessuno si aspettava e nessuno sapeva come gestire, siamo stati spremuti come dei limoni, mentre si sarebbe dovuto impostare un discorso a lungo termine. Noi non avevamo la forza di opporci a questo meccanismo. Per farti capire, c’era ancora in radio il quinto singolo tratto dal primo album e noi eravamo sotto pressione perché dovevamo sfornare il prima possibile un secondo disco. Alla fine ne sono andate di mezzo la nostra serenità e la nostra creatività, con il risultato che anche il gruppo è andato in pezzi".
Oggi è tutta un'altra storia. "La nostra storia ce l’abbiamo, è la fuori e la vediamo ogni volta che andiamo a fare concerti - dice Simona -. Le strade sono diverse: non è che ci sono solo autostrade, possono esserci anche delle bellissime stradine di campagna che ti fanno stare in pace con il mondo". Una storia apprezzata da pubblico e colleghi, che infatti hanno risposto all'appello di partecipare a "Studio Sessions Vol. 1" in maniera entusiasta. "Ognuno ha aggiunto qualcosa a brani già famosi con il risultato di farli crescere - dice la cantante -. 'Gelosia' l'ho cantata centinaia di volte ma ogni volta si prova a dare un sapore diverso. Questa volta ha per esempio i fiati, non c’è il riff celebre, e poi c’è l’intro dei Neri per caso che mi piace tanto… Adoro i loro cori, avrei sognato un tour con loro ma non ci staremmo tutti quanti sul palco!".