Il gruppo inglese il 21 novembre 1983 dava alle stampe "Seven and The Ragged Tiger", terzo album in studio con la formazione originale
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Il 21 novembre del 1983 i Duran Duran pubblicavano l'album "Seven and the Ragged Tiger". Il terzo lavoro della band inglese arriva in un momento di grande ascesa, dopo il successo di "Rio" (1982) e del singolo "Is There Something I Should Know?" che per la prima volta l'aveva portata al numero uno in Inghilterra. Proprio per questo "Seven and the Ragged Tiger" si rivelò un album piuttosto difficile da realizzare, tra continui cambi di produttore e di studi di registrazione alla ricerca del bandolo della matassa.
Reduci da "Rio" che li aveva catapultati sulla ribalta internazionale i Duran Duran nel 1983 decidono di premere sull'acceleratore per la spinta decisiva a diventare i numeri uno. Per questo si chiude la collaborazione con Colin Thurston, produttore dei primi due lavori, per cercare un suono più orientato verso un afflato dance. Da subito però si pone un problema: il cassetto con le canzoni da realizzare è desolantemente vuoto. Così la prima cosa da fare è mettersi al lavoro per scrivere nuovi pezzi. In questo il gruppo viene aiutato dal primo producer che si occupa del nuovo album: Ian Little, che si era già occupato di "Is There Something I Should Know?". Little, forte dell'esperienza con i Roxy Music per "Avalon" (1982), ha il merito di dare alla band un metodo compositivo essenzialmente basato su pattern ritmici. E' da lì che si parte per sviluppare poi le idee dei brani. Un espediente che caratterizzerà fortemente il sound definitivo del lavoro. Proprio uno di questi pattern, costruito partendo da quello di "Let's Dance" di David Bowie, sarà la base per "Union of the Snake", primo singolo che anticipa l'album a metà ottobre. Ma al di là della forte spinta ritmica il disco si differenzia dai precedenti in molti aspetti: a partire dalla voce di LeBon, meno algida ed effettata, in alcuni passaggi persino volutamente sgraziata per marcare un'urgenza energica che trasuda in ogni solco. E poi il lavoro di synth di Nick Rhodes, stratificato, esplosivo, cui dà un contributo decisivo il secondo produttore che interviene a mettere mano all'album, Alex Sadkin, che aveva alle spalle collaborazioni con Grace Jones, Robert Palmer e Talking Heads. Il risultato finale è un disco discontinuo, con almeno un paio di canzoni riempitivo, accusato da più parti di essere "iper prodotto", al punto da suonare troppo levigato e artificioso. Ma in realtà l'album risulta affascinante anche per i suoi eccessi. Con momenti lirici e atmosferici che raggiungono vette assolute ("The Seventh Stranger") e dove emergono in controluce le spinte centrifughe delle diverse anime che albergano nel gruppo: con una sezione ritmica sugli scudi, Rhodes in qualche modo dilagante ma con la chitarra di Andy Taylor che appena può inserisce elementi rock più duri che in passato ("Of Crime and Passion", "Shadows On Your Side").
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Ma "Seven and the Ragged Tiger" è anche il frutto delle pressioni e degli eccessi che i Duran Duran si trovano a vivere in quel 1983. In qualche modo travolti da un successo inaspettato, con già lunghi tour alle spalle, si trovano nella classica situazione in cui fermare la macchina per tirare il fiato è impossibile. E così con il successo arrivano anche i problemi. La cocaina diventa sempre più una compagna di viaggio soprattutto per John e Andy Taylor, mentre le pressioni del mondo discografico che vuole spremere il più possibile la sua gallina dalle uova d'oro. Non a caso la tigre del titolo (e che Simon LeBon tiene al guinzaglio in alcuni scatti del servizio per la copertina) altro non è che il successo mentre i "sette" sono i cinque componenti del gruppo più i due fratelli Berrows, all'epoca loro manager e da cui divorzieranno di lì a qualche anno (ma questa è un'altra storia). Una situazione che complica la scrittura di un disco al punto che la band inizia a girovagare da uno studio all'altro alla ricerca della condizione migliore: iniziati i lavori in Francia, per evitare la morsa delle tasse britanniche, al termine di un periodo passato più a divertirsi che a produrre, la band provò a trasferirsi negli AIR studios di Montserrat di proprietà di George Martin, nei Caraibi. Ma qui a non soddisfare le esigenze dei Duran era la strumentazione. E così ecco un altro viaggio intorno al mondo per andare agli studi 301 di Sydney in Australia.
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Dai testi di LeBon, qui all'apice della sua fase criptica e surrealista, alla grafica di copertina, "Seven and the Ragged Tiger" è un album ricco di riferimenti esoterici e stregoneschi. La cover del disco è concepita come un'antica mappa geografica sulla quale sono disseminati simboli dal forte significato. Sul fronte della copertina appaiono una luna crescente con la stella (in ambito new age simbolo della dea Diana, ma per i satanisti indicante Lucifero), e un'altra immagine dal significato meno chiaro ma che potrebbe riferirsi al simbolo del viaggio secondo la Wicca. Sul retro poi trovano spazio l'occhio onniveggente, simbolo della divinità per occultisti e massoni, e una serie di rune disseminate sulla cartina geografica al posto dei numeri e delle lettere: tra queste compare il segno dello zolfo, usato dalla Church of Satan. A dimostrazione che l'immaginario oscuro dell'ultimo album "Danse Macabre" è qualcosa che nell'universo duraniano ha sempre trovato spazio.
Trascinato dai singoli "Union of the Snake" e "New Moon On Monday", il disco ottiene rapidamente il primo posto nella classifica inglese: per il gruppo sarà la prima e ultima volta nella sua storia. Ma per conquistare anche il pubblico d'Oltreoceano servirà qualcosa in più. A darlo ci penserà Nile Rodgers, qualche mese più tardi, remixando "The Reflex" in maniera tale da renderla perfetta per il pubblico americano, che manderà il singolo al primo posto nella classifica di Billboard. La ciliegina sulla torta è il tour americano che vede la band al massimo della forma impegnata in un lunghissimo giro per le arene del continente, spinta da un'isteria totale dei fan, al punto che durante i concerti le urla del pubblico rendono persino complicato al gruppo ascoltare quanto stanno suonando sul palco (un po' come era avvenuto per i Beatles vent'anni prima). Partito dall'Australia nell'inverno 1983, passando per il Giappone e il Regno Unito, il "Sing Blue Silver Tour" approda negli Stati Uniti nella primavera del 1984. Da quel tour verrà tratto l'album "Arena", che sancirà l'esplosione della Duran-mania anche in Italia ma che costituirà anche (con l'eccezione del singolo "A View To A Kill" per la colonna sonora del film "Agente 007 - Bersaglio mobile") il canto del cigno della formazione originale, almeno fino alla reunion del 2001.