Edoardo Sylos Labini: "Riabilito Nerone, l'imperatore più calunniato"
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"Nerone - Duemila anni di calunnie" è lo spettacolo che apre il 2 ottobre la stagione di prosa del teatro Manzoni di Milano. "E' stato vittima di una damnatio memoriae perché ha governato per il popolo" dice il protagonista a Tgcom24
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Si apre il 2 ottobre la stagione di prosa del teatro Manzoni di Milano. In scena fino al 19 ci sarà "Nerone - Duemila anni di calunnie", spettacolo scritto e interpretato da Edoardo Sylos Labini. "Nerone è stato vittima di una damnatio memoriae per essere andato contro i poteri forti e aver governato per il popolo - racconta lui a Tgcom24 -. Oggi come ieri a Roma comandano le lobby economiche ed intellettuali".
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Sylos Labini prosegue quindi la sua galleria di personaggi scomodi e controversi, per i quali offrire punti di vista inediti. Partito dal futurismo passando per Mazzini, Balbo e D'Annunzio ora approda a Nerone, prendendo spunto da un saggio di Massimo Fini, per lo spettacolo che è stato scritto con Angelo Crespi. "Una prima parte da commedia, una seconda molto tragica - spiega Sylos Labini -. Sarà un Nerone che farà discutere. Ci sono scene molto forti".
Perché Nerone è stato vittima di duemila anni di calunnie?
Perché governò per il popolo e non in nome del popolo come in modo ipocrita faceva la Repubblica e tutto il Senato. Andò contro i poteri forti della lobby intellettuale ed economica del tempo che, ieri come oggi, era rappresentata dal Senato. E quindi dopo la sua morte ci fu una damnatio memoriae nei suoi confronti, perché Svetonio ce lo riconsegna in modo solo negativo. Tutto quello che scrisse Nerone fu cancellato, le sue statue abbattute. In realtà fu un grande statista.
Sin dalle elementari siamo abituati a pensarlo come il pazzo che brucia Roma e suona la cetra con l'incendio sullo sfondo...
Non fu lui a bruciare Roma, lui era ad Anzio la sera dell'incendio e anzi tornò in città e diede una grande mano, aprendo le porte del suo palazzo imperiale per aiutare quelli che dalla suburra scappavano. Quella di lui che suona la cetra mentre la città brucia è una favola che ci ha tramandato più che altro la storiografia cristiana e che si è accreditata nell'arco dei secoli.
Quindi statista illuminato senza difetti?
Assolutamente no. Non vogliamo fare un santino, ma solo un ritratto più onesto. Fu sanguinario come lo erano gli imperatori del tempo. D'altra parte uccise molto di meno chi lo aveva preceduto e di quelli che lo seguirono. Addirittura lui non voleva la pena capitale. In quanto alla persecuzione dei cristiani, lui ne fece uccidere poco più di un centinaio, ma tra quelli ci furono Pietro e Paolo.
Anche in questo spettacolo la colonna sonora sarà affidata a un dj in scena.
Il disco-teatro è una nuova forma di messa in scena che ho inventato e porto avanti. Per la prima volta dopo 12 anni ho cambiato collaboratori. Al mio fianco adesso c'è un nuovo mimo-musicista. Lo spettacolo è una sorta di incubo meta-teatrale dove rivivono i fantasmi e le presenze che hanno infliuenzato la vita di Nerone. Dalla madre Agrippina, assetata di potere, a Seneca, filosofo intellettuale che si fa mantenere e intanto congiura alle sue spalle. E poi l'amore per Poppea.
L'idea dello spettacolo è di Pietrangelo Buttafuoco. Qual è stato il suo contributo?
Dopo un apertivo a Trastevere mi portò in libreria e mi consigliò il libro di Massimo Fini. Lui non è uomo di teatro e quindi mi ha "lasciato l'idea" e ci ho lavorato su. Nerone è molto moderno e mi interessa affrontarlo perché fece una rivoluzione culturale portando il teatro e la danza nel costume romano.
Da quest'anno sei consulente alla direzione artistica del Manzoni. Come ti sei mosso?
Ho dato un mio apporto a questo teatro, ho messo la mia esperienza al servizio del gruppo. Abbiamo messo in piedi per la prosa una bellissima stagione con grandi nomi. Stiamo cercando di riportare tutta quella generazione di giovani che al Manzoni non è più venuta. E poi ho organizzato la sezione "Manzoni cultura": sono cinque lunedì, presentati da Nicola Porro che incontrerà grandi personaggi della cultura e del teatro. Si comincia con Zeffirelli e poi Massimo Fini e Pietrangelo Buttafuoco.