La musicista bresciana pubblica il nuovo singolo "Pioggia d'aprile", guardando ad artiste come Tori Amos e Kate Bush
di Massimo LongoniAtmosfere classiche che guardano al Nord Europa, un suono di violoncello sul quale poggiare una voce fortemente evocativa. E' Eleuteria Arena, cantautrice fuori dagli schermi del panorama italiano: si è messa in luce con un talent radiofonico e ora ha pubblicato il nuovo singolo "Pioggia d'aprile". "Ho sempre voluto mettere il violoncello nella musica leggera - spiega a Tgcom24 -. E' uno strumento speciale, le sue vibrazioni arrivano al cuore".
Il percorso di Eleuteria, classe 1986, dopo l'uscita dal Conservatorio di Verona e il perfezionamento al Royal Welsh College of Music, è proseguito tra un concerto dal vivo e un concorso dal taglio particolare, da "Musicultura", dove ha presentato proprio "Pioggia d'aprile", al "Capitalent" di Radio Capital, dove ha vinto il premio della critica con "A metà". Due pezzi molto diversi tra loro che danno l'idea di come l'universo musicale della musicista sia piuttosto ampio. D'altronde il suo nome in greco significa "libertà"... "I miei gusti sono un po' sfaccettati e questo si riflette nelle mie composizioni - spiega -. Ogni canzone per me rappresenta un mondo a sé. Gli elementi unificanti sono il violoncello e gli archi ma mi piace costruire universi senza una dimensione precisa".
Hai studiato al Conservatorio e poi è scoccata la scintilla con la musica "leggera"?
Riconduco tutto al caso, o meglio al fato. Mi piace farmi sorprendere. Ho iniziato con il piano e la danza, studi che mi hanno portato alla musica classica. Ma la musica leggera è sempre stata presente con il canto. Il violoncello ho iniziato a studiarlo a 16 anni, in ritardo per quel che lo strumento richiede. Per questo è stato più difficile del normale, ho dovuto fare delle corse per recuperare il terreno perduto.
Violoncello e pop sono un'accoppiata decisamente anomala...
Avevo in mente di fare questa commistione sin dall'inizio, prima di iniziare a studiarlo. Mi piaceva il mix tra il timbro acuto della mia voce e il suono profondo dello strumento. Poteva sembrare un azzardo ma la cosa importante è essere determinati, avere un obiettivo, poi la strada per raggiungerlo non la decidi tu, il bello è che il percorso può assumere molte varianti.
Lo utilizzi anche per comporre?
In realtà le mie canzoni nascono al pianoforte. Per me è sempre stato uno strumento "gioco", è quello che suono per rilassarmi e per tornare in contatto con me stessa. Parto dalle musiche, i testi vengono in un secondo momento.
Da cantautrice chi sono i tuoi modelli?
Come musicista ho sempre ammirato Tori Amos, Bjork e Kate Bush. Ho sempre sentito più vicine a me le voci femminili e in particolare di artiste con una forte personalità. Poi sono stata influenzata dal progressive, per via delle affinità che quel genere aveva con la musica classica.
Hai in progetto un album?
Ci sto lavorando. Nel cassetto ho molti brani che ho scritto nel corso degli anni e che ho già interpretato dal vivo durante le mie serate. Ovviamente sono sempre stati suonati in acustico, violoncello, piano e voce. Ora con Claudio Corradini sto lavorando a scegliere quelli più adatti a essere rivestiti con un arrangiamento più completo e complesso.
Quanto è complicato suonare il violoncello e cantare allo stesso tempo?
Molto! E' uno strumento che devi ascoltare molto per l'intonazione, richiede un lavoro lungo e duro. Infatti nei primi live la mia tensione era altissima, e i risultati all'inizio sono stati anche un po' scoraggianti. Ma ho tenuto duro. Adesso avere il violoncello mi dà sicurezza.
Per qualcuno è uno strumento dalla forte sensualità.
Trovo che per la postura, le movenze, abbia un grande fascino. E le sue vibrazioni arrivano al cuore.