"Il tango delle capinere" di Emma Dante al Franco Parenti
© Rosellina Garbo
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La regista palermitana in scena a Milano dal 1 al 6 aprile
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Emma Dante torna alla sua "Trilogia degli Occhiali" per riproporne una costola, "Ballarini", l'atto unico con cui si chiude il fortunato trittico del 2011. La regista palermitana riparte da lì, dall'idea fondante ed ispiratrice per costruire uno spettacolo a se stante, un nuovo atto unico, "Il tango delle capinere", in scena dal 1 al 6 aprile al Teatro Franco Parenti di Milano. Una ballata malinconica e romantica sul fil-rouge trainante della canzone omonima assurta a simbolo, una struggente danza di due innamorati, che ripercorrono la loro delicata storia d'amore senza tempo attraverso i ricordi.
© Rosellina Garbo
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"Approfondimento di uno studio, Ballarini, che apparteneva a la trilogia degli occhiali, 'Il tango delle capinere" è il componimento di un mosaico dei ricordi che rende sopportabile la solitudine di chi disgraziatamente sopravvive all’altro", spiega la regista.
Perché questo è ciò che succede... o non succede sul palco. C'è una vecchina, che fruga dentro un baule, per estrarne un flacone di pillole, un velo da sposa, un telecomando, tanti palloncini colorati… Sono i ricordi che la legano all'uomo che ha amato e a cui è sopravvissuta. Da un altro baule arriva la musica di un carillon. Compare un uomo anziano che indossa un vecchio abito da cerimonia liso dal tempo.
E i ricordi prendono vita, mentre i due innamorati, interpretati da Manuela Lo Sicco (premio Ubu 2021 per il suo ruolo in "Misericordia") e Sabino Civilleri, "ballano" a ritroso la loro storia d'amore lunga una vita, rinnovandola tra comicità e sofferenza, tra incanto e disincanto, tra conquiste e difficoltà. Sulle note di vecchie canzoni, i due amanti festeggiano l’arrivo del nuovo anno, avvolti dalla voce di Mina, di Tenco e di un’infinità di altre canzoni indimenticabili ripercorrono i momenti più importanti di una vita intera. E ricordando, si ritrovano.
La loro quotidianità è fatta del chiasso di una tv accesa sulla finale del mondiale 1982, di piccoli litigi, atti di amore a due, a tre quando arriva il figlio. Coriandoli, palloncini, un pacchetto regalo, una bottiglia di spumante, l’abito da sposa, un carillon… A fine spettacolo tutta la loro vita è lì, buttata a terra, fino a quando non rimane più niente da riesumare.
Una ballata innamorata e malinconica in cui le parole sono pressoché assenti, la musica è imperante e i movimenti dei due interpreti sono sempre carichi di suggestioni e di una emotività familiare.
Con la delicatezza e l’intensità che le appartengono Emma Dante regala al suo pubblico un altro piccolo capolavoro fatto di gesti, espressioni, movimenti e sguardi. Come spesso accade negli spettacoli della geniale regista non sono le parole a parlare, bensì i corpi. Tra un passo di danza e l'altro, lui e lei, perché i nomi non hanno importanza, ripercorrono il loro amore, dall’età adulta al fidanzamento, dal parto alla genitorialità, un viaggio nel tempo, scandito dalla partitura di un tango, alla fine del quale resta una capinera, l'uccello che quando canta predice la morte.