Il maestro scomparso a 91 aveva con la fede un rapporto particolare, da "credente a modo suo", come lo definisce il cardinal Ravasi. Ma era in grado di emozionarlo
"Ho pianto solo due volte, per Mission e per Papa Francesco". I soli momenti di commozione (almeno dichiarati) della sua vita Ennio Morricone li confessò in una intervista per i 90 anni. Aveva composto una messa per il bicentenario della ricostituzione della Compagnia del Gesù, dopo la soppressione del 1773. Prima dell'esecuzione, incontrò Bergoglio e soli con lui, lui e Maria, sua moglie, scoppiarono a piangere.
Il compositore raccontò a Francesco di "Mission", di come lo fece commuovere la storia dei gesuiti massacrati cercando di strappare gli indios sudamericani alla schiavitù. Gli disse della messa composta e gli chiese di andarla ad ascoltare. Lui regalò ai coniugi due rosari, ma al concerto non ci andò: "Dal Vaticano dissero che doveva ricevere Putin. E che problema c'era? Aspettavamo. Magari portava anche Putin. La verità è che Francesco non ha mai assistito a un concerto. Vada a verificare, vedrà se non è vero. Non pensi comunque che io sia un piagnone: ho pianto solo quelle due volte lì", disse Morricone.
In realtà per Morricone ci sono stati altri momenti di commozione. Come quello confidato alla presidente del Senato Elisabetta Casellati nel 2019, quando fu premiato a Palazzo Madama. In quell'occasione disse di di aver pianto mentre dirigeva in Senato e raccontò l'episodio analogo con Papa Francesco.
Il rapporto del maesto con la fede è stato lungo ma non ortodosso. Cresciuto in una famiglia cattolica, divenne un "credente a modo suo" o un "fedele creativo", come lo definisce il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio per la Cultura. "Aveva ricevuto una formazione religiosa tradizionale, non tradizionalista - racconta a Vatican Insider -, aveva una sensibilità particolare per la fedeltà alla liturgia ed era molto affezionato ad alcuni preti". Eppure, "aveva i suoi dubbi e amava provocare", ammette. Parlò con lui dell'"Oltrevita nel cristianesimo", soprattutto negli ultimi tempi, vissuti, assicura, sempre con un riferimento a Dio, insieme alla moglie Maria molto credente.
L'ultimo incontro tra il ministro vaticano e il compositore è stato il 15 aprile 2019, quando gli consegnò a nome di papa Francesco la Medaglia d'oro del Pontificato "per il suo straordinario impegno artistico, che ha avuto anche aspetti di natura religiosa". Aveva dato l'addio alle scene ma, a sorpresa, aveva accettato di dirigere un concerto in Aula Paolo VI in Vaticano: "Non potevo dire di no", disse, e forse aveva ancora in mente la mancata esibizione davanti al Papa in occasione della messa. L'appuntamento, annunciato nel 2019, si sarebbe dovuto tenere quest'anno. Ma c'è stata la pandemia, il lockdown, la sua caduta. Ravasi, dai Social, però lo affida a Dio con l'immagine più suggestiva: "perché lo accolga nell'armonia celeste, forse assegnandogli l'incarico per qualche partitura da far eseguire ai cori angelici".