Il cantautore milanese ha pubblicato il suo nuovo lavoro, "La caverna di Platone". Tgcom24 ne ha parlato con lui
di Massimo Longoni© Angelo Trani
Il traguardo dei 70 anni inizia a scorgersi all'orizzonte mentre quello dei 50 anni di carriera già è stato raggiunto. Ma Enrico Ruggeri ha l'animo del rocker e l'entusiasmo di un ragazzino, impegnato su più fronti con lo sguardo sempre rivolto al futuro. È uscito "La caverna di Platone", nuovo album di inediti che va ad aggiungersi alla lunghissima discografia analizzata nel dettaglio dallo stesso Ruggeri in "40 vite (senza fermarmi mai)", autobiografia pubblicata con La Nave di Teseo pochi mesi fa. E in più è tornato in televisione con "Gli occhi del musicista", trasmissione in cui può fare ciò che ama di più: suonare e dare spazio ad artisti che solitamente dal mezzo televisivo sono esclusi, soprattutto giovani. "La musica sembra che abbia tanto spazio in televisione - ci dice quando lo incontriamo a Milano -, ma alla fine quelli che girano sono sempre gli stessi. Uno fa il Forum e invita l'altro all'Arena che poi fa lo speciale televisivo... Per carità, bene per loro, però la musica è tante altre cose".
A partire da quella contenute ne "La caverna di Platone". Un album che è un'ode al libero pensiero, una critica alla musica usa e getta, una riflessione sulle guerre di tutti i tipi con un titolo che è un bel riferimento alto, sembra quasi un atto di ribellione culturale al livellamento verso il basso dei giorni nostri...
Sì, ma la tentazione era troppo forte. È uscita questa canzone, che peraltro non è un brano molto politico, però il titolo era proprio una tentazione insopprimibile. Il racconto di queste persone che al buio le ombre proiettate e si convincono che quella sia la realtà, è proprio lo specchio dei nostri tempi. La dimostrazione che la cultura classica è sempre l'inizio da fare.
Quando è nato questo album? Guardando i crediti si possono scorgere molti nomi di musicisti che in realtà non sono più nella tua band da qualche tempo.
Sì, perché abbiamo iniziato tre anni fa. Stavamo 20 giorni studio, poi andavamo a fare dei concerti, poi tornavamo, poi facevamo un altro pezzo. Infatti ho messo i nomi senza indicazioni precise perché non saprei più dire se quella chitarra l'ha suonata quello lì, perché abbiamo fatto, rifatto, messo, sovrainciso... È stato veramente un laboratorio al quale hanno partecipato tutti quelli che hanno suonato con me in questi tre anni.
Tra le cose fatte in questo lasso di tempo c'è il libro in cui hai ripercorso tutti i tuoi album. Idealmente dove posizioni "La caverna di Platone"?
© Ufficio stampa
È sempre difficile parlare dell'ultimo, però rimango dell'idea che le cose migliori le ho fatte dal 2017 in avanti, a partire dalla reunion con i Decibel. Lì è scattato qualcosa. Paradossalmente più piccolo è il mercato e più libero sei. Quindi i due album con i Decibel, più "Alma", "La rivoluzione" e questo, sono le cose di cui vado più fiero.
Tra le canzoni c'è "La bambina di Gorla", ispirata alla strage avvenuta a Milano nel 1944 per un bombardamento alleato. Perché proprio oggi scrivere questo brano?
In realtà questa è una storia che io conosco da quando ero bambino, perché mia madre insegnava a Gorla. Lei andava a scuola il lunedì, il martedì e il giovedì, mentre il venerdì e il sabato era in un'altra scuola. La bomba cadde di venerdì. Quindi intanto io non sarei mai nato. E soprattutto erano morti i suoi bambini, le sue colleghe. Nella mia famiglia è sempre stata una ferita aperta, è anzi strano che questa canzone sia arrivata 60 anni dopo. Anche per l'assurdità della cosa: la guerra era quasi vinta, non c'era bisogno di bombardare una scuola elementare.
In "Zona di guerra" sempre di atrocità parli ma di quelle dei giorni nostri...
La guerra è di per sé una roba atroce, ma è ancora più terribile quando viene fatta in mezzo alle case, dove abita la gente. E oggi, ahimè, sempre più spesso le guerre si fanno nelle città. Città dove magari, come a Gaza, il 60% della popolazione ha meno di 14 anni. E la guerra alla fine è purtroppo un argomento forte, letterario.
"Das Ist Mir Wurst" è un'ode all'Europa della cultura e una critica a quella degli affari che profuma di Decibel.
L'ho scritta con Silvio Capeccia. Da quando c'è stata la riunione dei Decibel il rapporto è costante, lui e Fulvio Muzio sono venuti anche in trasmissione. Sono i miei parenti, non ho cugini, non ho fratelli, ho loro. Ogni tanto ci vediamo, lui viene in studio, tutto nasce con grande naturalezza.
Invece il "Il cielo di Milano" e "Gli eroi del cinema muto" le hai scritte insieme a Massimo Bigi.
È curioso che "Il cielo di Milano" sia venuta fuori proprio dalla collaborazione con lui, che vive a Montepulciano in un posto paradisiaco, un agriturismo, ed è il più campagnolo dei miei amici. Lui è proprio di quelli che arrivano a Milano un po' come Totò, guardando le case alte.
Che rapporto hai con Milano adesso e com'è cambiato negli anni?
Il rapporto è buono, è la mia città, è il mio guscio. Certo è cambiata. Io la vivo meno adesso, essendo più agè, non vado nei locali la sera, quindi mi sto perdendo un pezzo. Forse è meglio così. Una volta andavo nei club a bere, uscivo con gli amici, ora ci vediamo in casa, quindi la vivo meno.
Prima parlando della trasmissione mi dicevi che ho la possibilità di invitare molti giovani. Nel panorama musicale italiano attuale cosa ti dà stimoli e cosa trovi che non abbia abbastanza luce?
© Angelo Trani
Mi sembra vivo proprio quello che non ha abbastanza luce. Perché c'è una frangia di persone che scrive palesemente per fare i soldi, per essere passati in radio, per avere hype, eccetera. E c'è una frangia di ragazzi, non esigua, che, come da sempre è stato, scrive perché ha un'esigenza comunicativa. È chiaro che in questo momento la lotta è impari perché quelli della categoria A si sono presi il 98% dello spazio, però il meglio è in quel 2%.
Però una parte di musica realizzata solo con fini commerciali è sempre esistita. Cosa è cambiato?
Che prima se non altro erano professionali. Quando sono uscite "Fatti mandare dalla mamma" o "Abbronzatissima" nel mondo stava succedendo di tutto, uscivano i Beatles, però quei pezzi li arrangiava Ennio Morricone. C'era una professionalità nella confezione della canzone di facile ascolto che oggi non c'è. Anche se erano naif, erano semplici, però ce le ricordiamo ancora.
Che rapporto hai con il tuo passato? Avendo appena pubblicato un libro in cui ripercorri la tua carriera sembrerebbe una domanda superflua ma il dubbio viene guardando a come, a differenza di molti, non sfrutti anniversari e celebrazioni di dischi di successo...
Dovrei farlo. Ogni tanto mi viene in mente a metà anno, che sono 30 anni che è uscito quell'album lì, però non so mai da che parte cominciare. Anche quando mi chiedono "Quando è iniziata la tua carriera?" sono in imbarazzo: quando facevo i concerti al liceo? Quando è uscito il primo album dei Decibel che non ha venduto niente? O quando ho fatto "Contessa"? Non so farli bene quei conti lì, in effetti.
Da un punto di vista tematico il tuo sguardo nel corso degli anni si è spostato?
Un po' sì, se riguardo gli album degli anni Ottanta, su dieci pezzi, otto erano canzoni d'amore o comunque di rapporti personali. Oggi la proporzione è ribaltata. Intanto perché uno scrive canzoni sulle cose che lo turbano, lo emozionano, lo stimolano e oggi, ahimè, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Dal punto di vista della scrittura invece cosa è cambiato?
Probabilmente ora ci penso di più. Prima scrivevo un più di getto. Il tempo passa e ne rimane sempre meno per fare dischi quindi hai ancora più paura di sbagliare, di scrivere una frase infelice, una frase non degna di nota.
Dopo 40 album c'è il timore di ripetersi? E se sì, come lo aggiri?
Buttando via un sacco di roba. Questo è un mestiere dove devi sempre stare in bilico tra l'autocritica e l'autostima. In entrambi i casi se pendi da una parte o dall'altra sbagli. Quindi non c'è che da scrivere le canzoni, lasciarle lì un po' e poi buttarne via l'80%. Questa è l'unica ricetta.
Enrico Ruggeri presenterà "La caverna di Platone" in due concerti: l'1 aprile ai Magazzini generali di Milano e il 3 aprile al Largo Venue di Roma.
Edizione cd e digitale
Gli eroi del cinema muto
Il Poeta
Il cielo di Milano
Zona di guerra
La caverna di Platone
Il problema
Das Ist Mir Würst
La bambina di Gorla
Come prima più di prima
Cattiva compagnia
Le notti di pioggia
Benvenuto chi passa da qui
Arrivederci addio
Edizione in vinile (con 5 bonus track)
SIDE A
Gli eroi del cinema muto
Il Poeta
Il cielo di Milano
Zona di guerra
SIDE B
La caverna di Platone
Il problema
La figlia perduta
Le notti di pioggia
She
SIDE C
La bambina di Gorla
Das Ist Mir Würst
Come prima più di prima
Cattiva compagnia
Le notti di pioggia ii
SIDE D
Benvenuto chi passa da qui
Circo meraviglia
Ha tutte le carte in regola
Arrivederci addio