Il rapper e freestyler torinese esce con il suo quinto album e a Tgcom24 racconta i suoi "scontri"
di Antonella Fagà© ufficio-stampa
Con il suo quinto album in studio, "Clash", in uscita l'1 febbraio, Ensi, all'anagrafe Jari Ivan Vella, classe 1985, rapper e re del freestyle, torna nel rap game. Come su un ring l'artista torinese si "scontra" con la scena rap attuale, "perché la competizione è sana...", ma anche con i suoi dubbi e le sue paure, giro di boa della maturità. "Perché il rap si basa sulla scrittura e sui contenuti..." dice a Tgcom24.
"Clash" significa letteralmente scontro: sul ring Ensi è salito contro chi e per vincere cosa?
Lo scontro è su più fronti. Questo non è un concept album, ma lo scontro c'è in tutte le tracce, in modo diverso. C'è con la scena del rap, con un po' di sana competizione, perché si vuole sempre provare di essere forti. C'è poi uno scontro generazionale e uno più umano e più personale, con le paure, i dubbi e le domande, i punti interrogativi, soprattutto nelle ultime due canzoni "Fratello mio" e "Complicato", E' il mio lato interiore, perché poi lo scontro è sempre dentro di noi. Ho voluto spingere su questi due lati di me: la mia capacità di andare in profondità con la penna e di scrivere e lo scontro verbale del rap che è ciò che tiene la sua fiamma sempre viva. Per rispondere alla domanda per vincere cosa dico che non lo so, al giorno d'oggi sembra che se non c'è un ritorno di certificazione i dischi non significano nulla, la mia ambizione non è ricevere il platino, anche se mi piacerebbe appenderne uno al muro. Quello che vorrei vincere davvero è di poter continuare a fare questa musica con coerenza, come attitudine, cercando di stare al top del rap game
Ci sono anche tre freestyle...
Sì ma diversi dal freestyle improvvisato, più in una accezione americana. In America il freestyle non è improvvisazione, sono strofe scritte, che non dicono magari nulla, ma che non trovavano una collocazione, esercizi di stile. Ho sfruttato la stessa modalità per alcune delle tracce, le ho usate per collocare delle rime. E poi mi piaceva ritornare sul freestyle, visto che sono considerato il re di questo genere... ma con una penna sempre molto affilata e pronta a tagliare.
"Clash" è quindi un disco in cui esprimi al massimo la tua coerenza, un disco rap nel senso più "classico" del termine?
Il leit motiv è proprio la mia integrità nel rap game, nonostante passino gli anni non mi sono piegato alle tendenze, non ho strizzato l'occhio al pop o scelto featuring di grido. Io sono fiero di fare rap in Italia e di farlo in questa maniera. Sì, la possiamo definire "classica", ma dove per classico si intende senza tempo. Io la vedo così: il rap è il fiume principale e ci sono tanti affluenti, ma alla fine navighiamo tutti nello stesso fiume. Facciamo tutti rap nel 2019.
© ufficio-stampa
Però un divario tra te e gli altri c'è, quindi anche un minimo di critica?
Pongo distanze e differenze con la nuova generazione rap nell'attitudine, ma la mia non è una visione critica. I ragazzi di oggi sono il prodotto sociale del periodo che stiamo vivendo, questo materialismo e questo individualismo che c'è nel rap adesso mi fanno riflettere. Se prima il rap era un genere che diceva delle cose, adesso sembra che non le dica affatto, anche se poi un po' di carne attaccata all'osso c'è e di persone brave a fare il rap anche, e col tempo emergeranno. Il 2019 sarà l'anno delle penne importanti: tornerà l'importanza di raccontare qualcosa, non sarà più solo una gara di ritornelli. Non devi per forza salvare il mondo, puoi parlare di scarpe ma ci deve essere una poetica, una cultura nel senso di una consapevolezza. E devi rincorrere un tuo stile. Ne sono sicuro, perché il rap si trasforma, si rivoluziona nel tempo. In Italia siamo bravi a dare titoli e a catalogare, ma non è così. La trap per esempio in America non è un altro genere. La mia quindi non è una battaglia alle nuove generazioni. E' piuttosto un mettere i puntini sulle "i". Io penso che ci sia solo un po' di mancanza di verve, ci si è dimenticati la forza che le penne devono avere nel rap e quindi spero proprio nel ritorno alle penne e dei contenuti e spero che "Clash" faccia da apripista. Va bene l'apparenza, ma torniamo un po' alla sostanza. Ci siamo ubriacati ma adesso torniamo all'acqua.
Sali sul ring quindi non per distruggere...
Tiro pugni, ma non sono cattivo, io alla fine ho una visione costruttiva delle cose. Fa parte del codice rap dire io spacco, sono il migliore... detto questo da parte mia io non ho problemi con nessuno. Faccio qualcosa di cui vado molto orgoglioso. Questa è musica, non c'è una battaglia da portare avanti. Cerco di rimettere in riga questa gioventù convinta che la trap sia la migliore... è un modo di lanciare messaggi non di fare critica. Pensare che la musica influenzi la società è sbagliato. E' esattamente l'opposto. Quindi la situazione della musica oggi è logica perché la società è superficiale al momento, ben diversamente dai tempi nostri. Quindi io prendo una posizione, rimarco la mia provenienza. Ho avuto la fortuna e il privilegio di assistere a dei cambi generazionali importantissimi dai primi 2000 ad oggi, quindi ho un bel bagaglio e in questo disco credo che si senta ed era giusto, in un'epoca come questa un po' confusa tornare a fare rap, "classico".
Questa visione è anche legata un po' al tuo essere diventato papà?
Lo status di padre mi ha sicuramente influenzato. C'è ottimismo nel mio pensiero, ma il messaggio è graffiante, mi piacerebbe che restasse un po' di morale dalla mia musica.
"Clash" è un punto di arrivo?
E' un disco di transizione, ma è il pubblico a decidere le sorti della musica Spero di andare nella direzione giusta il disco giusto nella situazione storica in cui ci troviamo.
Come sarai fra 10 anni e come sarà la musica rap?
Fra dieci anni avrò molti capelli bianchi in più. Il rap sarà inarrestabile anche fra 10 anni, tutto crescerà e magari crescendo la cultura su questo genere ci saranno più differenze ma tutte provenienti dalla stessa matrice quindi il genere non sarà più considerato underground.
Apri il disco con la vocina di tuo figlio Vincent che dice "vai papi spacca"...
Mio figlio mi dava un senso di continuità con l'ultimo disco, nel quale l'ultima canzone era una lettera proprio a Vincent, e adesso, che è un po' cresciuto e parla,e anche bene, mi piaceva l'idea di aprire con lui...