Il testo della drammaturga Jo Clifford è in scena al Teatro Leonardo di Milano dal 30 novembre al 3 dicembre, Tgcom24 ha sentito Eva Robin's
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
Eva Robin's è in scena al Teatro Leonardo di Milano dal 30 novembre al 3 dicembre con "Evǝ". Un testo della drammaturga transessuale Jo Clifford "riflessa in Andrea Adriatico" che ha curato la regia di questa edizione. Una sequenza di racconti comici, caustici, drammatici, fantasiosi di persone che non si vogliono identificare in quella storia biblica di subalternità e rigida divisione binaria, perché sono donne, uomini, e anche qualcosa in mezzo.
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Andrea Adriatico torna a indagare sui temi di genere con una compagnia di "tantǝ Evǝ" che moltiplicano l’originario monologo in un coro di identità e fluidità da Eva Robin's, icona del transgender, alla regista d'opera non-binary americana Rose Freeman, dall'attrice storica di Teatri di Vita Patrizia Bernardi all'attore palestinese Anas Arqawi, dal danzatore-performer Met Decay all'attore-produttore Saverio Peschechera.
"Evǝ" è un testo molto importante, a maggior ragione in questi giorni, dove la parola patriarcato è diventata di grande attualità.
La storia inizia intanto con "C'era una volta" e praticamente tratta la storia più antica del mondo, quella della Genesi, quindi la creazione. Incontriamo Adamo ed Eva, e la loro disobbedienza. Dalla disobbedienza parte tutto questo putiferio che è lo spettacolo. Dunque è stato scritto vent'anni fa, da questa drammaturga transessuale inglese che si chiama Jo Clifford, e poi è stato tradotto da Stefano Casi. Tratta i temi di LGBT e poi si parla di gender fluid, omofobia, gender queen, femminismo, oppressione, discriminazione e strumentalizzazione della religione.
Inizialmente si trattava di un monologo, mentre qui è stato trasformato in un'operazione corale.
Andrea Adriatico, che è il regista dello spettacolo, ha trasformato il monologo originale dopo che inizialmente mi aveva proposto di farlo da sola. Io però ho detto che la mole dell'operazione era troppo grossa per me. Per cui lo ha suddiviso e la trasformato. All'inizio il testo era la storia di Gesù che torna sulla terra reincarnato in una trans, Adriatico l'ha trasformato e ha dato corpo a sei Eve, che sono incapsulate dentro delle sorte di gabbie, una metafora delle nostre nature in evoluzione che sono tenute sotto osservazione.
E lo spettacolo poi come si sviluppa?
E' un po' come una stand up e per cui noi interpreti da subito colloquiamo con il pubblico, parlando di noi stesse. Dopo ci infiliamo dentro la storia dello spettacolo. La scena è molto spoglia, con noi incapsulate dentro questi cilindri che sono come delle provette giganti dentro le quali siamo osservate dal pubblico che si avvicina o si allontana a secondo del processo che avviene in lui di l'identificazione. Il pubblico viene catturato e anche coinvolto, sì.
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Che tipo di pubblico si è avvicinato a questa piéce?
C'è di tutto, al di là dell'argomento il pubblico non è prettamente LGBTQ. C'è la coppia di anziani, ci quelli che hanno fatto l'abbonamento, non è che abbiamo proprio un tipo di pubblico che è proprio un pubblico generico mischiato.
Che tipo di reazioni che avete avuto?
Beh, è uno spettacolo che intriga, anche se in momenti può apparire anche un po' blasfemo, perché è forte, per certi versi, andiamo a toccare delle cose bibliche quasi.
E in Italia quando si tocca la religione è sempre un terreno minato...
Beh comunque il nostro è teatro d'avanguardia, per cui non abbiamo a che fare con l'abbonato tipico, ecco.
In una intervista di qualche tempo fa parlavi di una serie di provini per partecipazioni a trasmissioni televisive che poi in realtà sono un po' sfumate. Eva Robin's fa ancora paura?
Per fortuna tutti i miei talent non sono andati in porto. E di per fortuna perché vedendo come vanno le cose devi avere una preparazione fisica non comune: a Ballando si "slogano" tutti, all'isola dei famosi se sei troppo magra non riesci ad affrontare il periodo di isolamento e di denutrizione. Non è il momento, forse è meglio stare tranquilli, fare delle cose mirate.
Che per te in questo momento sono soprattutto teatro. E' la dimensione in cui ti trovi meglio?
Direi proprio di sì. Finito questo spettacolo inizio con "Le allegre comari di Windsor", al Goldoni di Venezia con la regia di Andrea Chiodi, e dopodiché farò "Le serve" di Jean Genet, con il debutto a Bologna a febbraio e poi nei teatri italiani fino ad aprile. Insomma, quest'anno non starò a casa ad accarezzare il gatto.