L'INTERVISTA

Eva Robin's: "Tra maschile e femminile ora c'è compattezza, ma non più adrenalina bensì melatonina"

L'attrice è in tournée con "Le Serve" di Jean Genet e a Tgcom24 si racconta

23 Gen 2025 - 14:08
 © Laila Pozzo

© Laila Pozzo

Ai suoi 66 anni (compiuti a dicembre, ndr) Eva Robin's, icona transgender degli anni Settanta, attrice e cantante, è arrivata con l'ironia e la spavalderia, che l'hanno sempre contraddistinta e in perfetta sintonia con la sua "duplicità": "Il maschile e il femminile in me ora sono arrivati ad una fusione, a una compattezza", racconta a Tgcom24. 
A teatro con "Le Serve" di Jean Genet, in tournée per l'Italia (tra le prossime tappe c'è Genova il 7 e l'8 febbraio e il Teatro Civico di Rho il 15 e poi Bassano, Pinerolo, Aosta...)  per il secondo anno consecutivo, dopo il successo della prima stagione, Eva recita nella parte di Madame, "una persona ambigua, vestita con un tailleur, come una sorta di Marlene Dietrich, che incarna il maschile e il femminile del capitalismo".
 

La pièce

  Nella storia scritta da Genet, liberamente ispirata a un fatto di cronaca, che scosse l’opinione pubblica francese negli anni Trenta, due cameriere ("interpretate da due artiste straordinarie Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, Premio Ubu come Migliore attrice Under 35 e finalista 2022 per il Miglior nuovo testo italiano") vivono un rapporto di amore/odio nei confronti della loro padrona, Madame appunto, e tentano di assassinarla, dopo aver scoperto che il suo amante, da loro stesse denunciato con lettere anonime e finito in galera, verrà rilasciato. Per timore che Madame scopra il loro tradimento le due serve progettano la sua uccisione attraverso un rituale tra gioco e delirio, ribellione e mimesi, in cui a turno ognuna si mette nei panni della "Signora" e viene uccisa dall'altra. 
"La rivolta delle serve contro la padrona non è un gesto rivoluzionario o un'azione sociale", come spiega la regista Veronica Cruciani: "bensì un rituale, l'incarnazione di una frustrazione che porta le due a voler uccidere l'oggetto amato e odiato. Il loro gioco delle parti però non raggiunge mai il suo apice e non viene mai portato a compimento...".
"Madame incarna la disparità sociale e gli ogetti del desiderio, perché le due serve aspirano ad avere potere sull'altra, sebbene ci sia una grande sorellanza tra loro e non riescano a scindersi", spiega Eva Robin's.

Cosa c'è di Eva Robin's in Madame
Prima di tutto la mia smisurata passione per i vestiti, una bramosia... ne sono vittima. 
Il mio primo oggetto del desiderio sono stati i vestiti, il guardaroba. E' da lì che è nato il mio amore per il travestimento, non mi bastava una sola dimensione, volevo provarne tante. Io venivo da un'istruzione religiosa, vedevo santi e preti con vestiti lunghi e tonache e sarei voluto diventare come loro, poi in un secondo tempo ho capito, che la tonaca non era una vocazione, ma il desiderio di indossare una gonna lunga. L'immaginario tra sacro e dissacrante è arrivato dopo... e io l'ho cavalcato

Quindi in realtà non hai mai desiderato essere femmina davvero...
La vocazione ad essere una vera donna non l'ho mai avuta, è stata una scelta funzionale per sbarcare il lunario, come uomo non ce l'avrei mai fatta, misure troppo scarse. Essere donna è stato più un escamotage per farcela. Ho mantenuto sulla mia carta d'identità il mio nome maschile del resto... e credo che adesso sarebbe inopportuno andare in America

Poi però ti sei vista bene anche da donna 
Sì perché ho visto che funzionava, più che essere un anonimo ragazzetto, che non aveva nessuna attrattiva, 
e ci ho costruito una carriera. Non ero un ermafrodito, quella è stata una leggenda metropolitana, ma sono contenta che sia venuto fuori, perché io non amo mentire, non ho le armi a sufficienza per inventarmi delle cose, sono per la verità

L'origine del nome?
Il nome deriva da Eva Kant, per una certa somiglianza che avevo con quel personaggio. Poi devo confessarti che avevo una certa simpatia per il mondo della malavita. Da piccola leggevo i fumetti Satanik, poi più avanti letture più impegnate. Il cognome è ispirato allo scrittore Harold Robbins, autore di romanzi dai temi trasgressivi e scabrosi spesso ambientati in luoghi poco raccomandabili. Credo che i "fattacci" siano più interessanti di una vita borghese normale.

E adesso come vivi la tua duplicità, come convivono Roberto e Eva?  
C'è una compattezza ormai, una fusione tra i due. Roberto è una virgola rivolta verso su e non verso giù sul documento e me ne ricordo quando devo lottare con i peli...ma ne ho pochi ormai e quelli mi fanno compagnia.
Eva è la spavalda, la superba, adesso con qualche acciacco in più e con le unghie non più affilate, ma mi difendo ancora con le amicizie, con una vita pacata. In una massima: non più adrenalina, ma melatonina

Perché il teatro? Cosa significa per te?
Intanto mi ha scelta e a me piace essere scelta... poi a mia volta scelgo anch'io.
La televisione è una lente d’ingrandimento fatta per le nuove generazioni e io non sento più di essere amata dalla tv a meno che non vada a fare delle belle interviste, che mi permettono di riflettere, di guardarmi dentro... un  po' come delle sedute psicoanalitiche. Il teatro poi dà un’importanza reale a quello che fai nel senso che finché sei sul palco sei una divinità, ma quando metti i piedi per terra torni ad essere una persona comune e io voglio essere una persona comune, girare sugli autobus... lo faccio anche per catturare spunti da portare poi a teatro e interpretare un ruolo. E' un po' la mia comfort zone, mi mette in bocca le parole studiate, dette da altri, devo imparare dei copioni, posso sbagliare. Invece in tv sei sempre costretto a fare qualcosa che non è un ruolo o meglio è un ruolo ma non quello che in quel momento scelgo di essere.

E la famiglia?
La mia di origine si è estinta, sono orfana, ma come direbbe Almodovar me ne sono costruite delle altre. 

Mai desiderato figli? 
Per un certo periodo ho pensato che l'amore filiale potevo darlo solo a degli animali, adesso ho solo due pesciolini e considero miei figli gli animali della mia compagna quando vado da lei.

Amanda Lear ti aveva definito un'icona dell'ambiguità 
Oggi quell'ambiguità è solo politica e io devo cnfessare che non mi sono mai riconosciuta nella definizione di Amanda. Duplicità sì, con una declinazione spudorata... che funziona ancora 

Mai vissuto discriminazione di genere?
Qualcosa, ma solo perché mi sono state "vietate" delle trasmissioni in tv in certe occasioni, perché l'argomento non veniva ritenuto opportuno in determinate situazioni.

La tua più grande preoccupazione al momento?
E' quella di deludere le persone che amo, facendo qualcosa che le rammarica, che mi faccia dire: come sono caduta in basso. Quando hai un ruolo come il mio, che si espone, senti la responsabilità e questo mi fa cercare di camminare sempre retta e di non flirtare con ruoli poco consoni.

In questo momento ami...
Tantissimo, amo la vita, amo le persone che mi vogliono bene e io corrispondo e poi amo i miei vestiti soprattutto

Progetti futuri?
A teatro mi hanno proposto di rimettere in piedi "Il Frigo" di Copi... e al cinema recito in due film, in uscita. Il primo è "L'oro del Reno" del giovane bolognese Lorenzo Pullega, che rappresenterà l’Italia nel concorso dell’International Film Festival di Rotterdam. Il secondo si intitola "Il rapimento di Arabella" e qui reciterò a fianco di Benedetta Porcaroli

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