Filippo Graziani: "Io, Papà Ivan, l'amore e la libertà della musica"
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Il cantautore presenta a Tgcom24 l'album "Le cose belle"
E pensare che il padre, Ivan Graziani, non ha mai voluto che intraprendesse la carriera musicale fino a quando Filippo ha preso in mano la chitarra e 18 anni ha iniziato a suonare col fratello Tommy. La musica evidentemente era un gene di famiglia. Il cantautore ha presentato al Festival di Sanremo "Le cose belle" e a Tgcom24 presenta l'album omonimo: "Canto l'amore come fosse un parto". Dieci brani scritti e prodotti con cura e passione.
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Un bilancio del tuo Sanremo?
E' stato un modo per emanciparmi come cantautore. Mi ha dato la possibilità di farmi conoscere e di far capire delle cose di me. L'unica pecca è stata quella di farci esibire troppo tardi. Comunque in generale quest'anno è stata fatta una scelta importante dal punto di vista qualitativo per le Nuove Proposte.
Chi ti è piaciuto dei finalisti?
Sono più affine allo stile di Diodato e The Niro. Comunque sono contento per la vittoria di Rocco Hunt, il rap in Italia ormai è sdoganato. Anche se è accaduto in maniera molto lenta e in ritardo rispetto al resto del mondo.
In uno dei brani del disco, "9 mesi", paragoni l'amore al parto. Come mai?
Ho 32 anni e attorno a me vedo coetanei ormai con famiglie e figli. Io in qualche modo mi faccio condizionare da quello che percepisco intorno. Così ho preso lo spunto per parlare d'amore in maniera diversa, utilizzando la metafora della nascita e della rinascita. Perché quando ci innamoriamo in qualche modo rinasciamo.
In "Paranoia" invece esplori la rabbia femminile nei confronti di un uomo...
Mi piace moltissimo il punto di vista femminile ed entrare nella testa delle donne è una sfida impossibile. Ho cercato di vedermi con gli occhi di una ragazza...
Ma di te fai un ritratto impietoso!
(Scoppia a ridere, ndr) Lo so, diciamo che anche io ho fatto degli errori.
Di Milano dici che ti ha dato tanto. Cosa?
Ho vissuto lì per quattro e ho cambiato otto case nella migliore tradizione milanese. E' stato un periodo molto bello con scambi di energia tra colleghi. Venivo poi da un periodo in cui avevo vissuto anche a New York. Ora sono tornato nella mia Rimini.
Tuo papà ti ha mai spinto alla musica?
No e mi ha lasciato grande libertà di scelta. Sono stato io ad approcciarmi alla chitarra e alle note. Ha avuto un grande pregio: quello di non aver mai insistito perché intraprendessi questa strada.
Pensate di creare una Fondazione a suo nome?
Ci vogliono le risorse, i mezzi, non lo escludo ma non è una questione immediata. Per ora mia madre e noi organizziamo ogni anno a Teramo il Premio Pigro, ormai giunto alle 17esima edizione. Cerchiamo di mantenere alto il ricordo di papà, sempre.