Fotogallery - Francesco Guccini presenta le sue "Canzoni da osteria"
© Mattia Zoppellaro
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Pubblicato esclusivamente in formato fisico è la naturale prosecuzione di "Canzoni da intorto"
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In un'aula magna gremita, all'Università Statale di Milano, Francesco Guccini presenta le sue "Canzoni da osteria", il nuovo progetto discografico pubblicato esclusivamente in formato fisico. L'album si presenta, anche nell'artwork, come la naturale prosecuzione di "Canzoni da intorto". Uscito l'anno scorso e certificato Disco di Platino, oltre che vincitore della Targa Tenco per la categoria “Interprete di canzoni” e album fisico più venduto del 2022, aveva segnato il ritorno, nonostante l'intenzione di smettere, a cantare del Maestro del cantautorato italiano, a 10 anni di distanza dall’ultimo progetto in studio "L'ultima Thule" del 2012.
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Il disco, uscito il 10 novembre, si apre con "Bella Ciao" (e sul palco l'incontro viene inaugurato da un coro di alpini che canta il brano), che Guccini dichiara di voler dedicare alle donne iraniane e di cui ha cantato una strofa in farsi: "Oggi è diventata il simbolo della protesta contro la teocrazia iraniana... desideravo fare un piccolo omaggio". E poi fa notare di aver cambiato una parola nel testo, che dice: "Ho trovato l'oppressor e non l'invasor' perché l'Iran non è stato invaso ma c'è gente che opprime". E aggiunge: "In Italia è uguale: non siamo stati invasi, ma forse qualcuno che opprime c'è".
Ironico, dissacrante, Guccini non fa sconti a nessuno, come sempre del resto. In fondo, lo ammette lui stesso: "A 83 anni non mi metteranno in galera", e a chi gli chiede cosa ne pensi dell'attuale governo risponde: "Sono soddisfatto. Quasi, non del tutto. Non soddisfattissimo... D'altra parte si spera sempre che succeda qualcosa. Non c'è ancora una teocrazia, e questa è un bella soddisfazione". E ricorda la sua amicizia con il presidente della Cei. "Mi onora della sua amicizia un cardinale, parlo di Matteo Zuppi, che ogni tanto fa le omelie con frasi di mie canzoni".
Alle domande che studenti e giornalisti gli pongono risponde sempre con sottile ironia e quel tono un po' canzonatorio di chi ha tanto vissuto, tanto sperimentato e ha così tanti ricordi ed esperienze da raccontare, da potersi permettere quasi tutto.
Le sue "Canzoni da osteria" in fondo sono anche questo. Un viaggio attraverso le immagini evocative dei suoi ricordi, tra cultura, tradizioni nascoste e storia. Canzoni cantate e "scoperte", tra gli altri luoghi, anche e soprattutto nelle osterie di Bologna e che si sono affollate per anni nella sua testa. Poi finalmente sono venute alla luce, prima in "Canzoni da intorto" e adesso in questo secondo album: "Sono tante, forse troppe. Ce ne sarebbero a sufficienza per altri venti Lp", dice.
Un disco con brani da tutto il mondo. Quattordici canzoni, canti popolari selezionati dal Maestro di Pavana, veri e propri gioielli del repertorio nazionale e internazionale rivisitati in chiave strettamente personale. Tante le canzoni provenienti da culture e tradizioni di altri Paesi: "Ho cantato oltre che in italiano, in dialetto piemontese, milanese, inglese, catalano, ebraico, castigliano". Racconta Guccini, ricordando le tre osterie che frequentava, quella dei Poeti, quella da Gandolfi e quella delle Dame, dove sono avvenuti alcuni degli incontri più preziosi della sua vita. "Nelle osterie che frequentavo non si parlava di politica ma di Vietnam e poi di diritti civili. C'erano greci, americani. Eravamo tutti studenti con pochi soldi e di sinistra".
Tra gli incontri che più gli stanno a cuore ci sono quello con Alex il greco, che gli insegnò una bellissima canzone sul golpe dei colonnelli e che è diventata "21 aprile" (data del golpe, ndr), il brano bilingue, che chiude le sue "Canzoni da osteria" o quello con una ragazza americana Deborah, che cantava "con una bellissima voce" e dalla quale imparò una canzone di un bluesman, "Cotton Field", anch'essa nell'album.
© Mattia Zoppellaro
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1. Bella ciao
2. Jacinto Chiclana
3. Amore dove sei
4. Maria la guerza
5. El caballo negro
6. La tieta
7. Il canto dei battipali
8. Hava nagila
9. The last thing on my mind
10. La chacarera del 55 (con Flaco Biondini)
11. La maduneina dal Baurgh 'd San Pir
12. Cotton fields
13. Sur
14. 21 aprile
Nell'album c'è anche un canto popolare ebraico, "Hava nagila", composto dal musicologo Idelsohn Abraham Zwi nel 1918 per celebrare la vittoria degli inglesi in Palestina alla fine della Prima guerra mondiale. Un brano quantomai attuale, su cui Guccini si sofferma per dire la sua sulla "terribile" guerra in corso. "Per dire meglio come la penso vorrei citare una tavola di un amico che è scomparso un mese fa, Sergio Staino" dice. "Sergio aveva fatto una tavola meravigliosa come solo lui sapeva fare sulla mia canzone 'Il vecchio e il bambino'. E finiva col vecchio e il bambino, protagonisti della favola, che andavano di spalle verso un mondo migliore. Il vecchio aveva sulla schiena la bandiera israeliana e il bambino la bandiera palestinese. E questa speranza di fraternità e di amicizia fra le due etnie, lontana nel tempo, si può sempre avere". Citando poi un'altra sua canzone, "Auschwitz", ha poi aggiunto: "Parla di ebrei e finisce dicendo: 'Io chiedo quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà. Può sembrare retorica, ma è così che la penso".
E poi c'è il Sud America con "Jacinto Chiclana", "El caballo negro", "La chacarera del 55" e "Sur", l'America con la nostalgica "The last thing of my mind", le canzoni d'amore "Amore dove sei", "Maria la guerza" e "La tieta" e non mancano le tradizionali "Il canto dei battipali" in veneto, "La maduneina dal Baurgh 'd San Pir" in bolognese.
Canzoni da osteria è disponibile in 5 diversi formati: CD, CD limited edition - maxi formato, vinile, vinile special edition (edizione limitata numerata e colorata), e per i veri intenditori uno speciale doppio vinile edizione esclusiva con tracce strumentali – incisione diretta dai mix (edizione limitata e numerata).