Il regista e attore porta in scena (all'Elfo di Milano fino al 25 febbraio, poi ancora a Torino e Udine) "Il Padre" di August Strindberg
di Antonella Fagà© ufficio-stampa
"Il tarlo del dubbio sulla sua paternità fa precipitare il Capitano Adolf nell'abisso della perdita di ogni certezza e nella follia...". In una intensa messinscena, nel segno del velluto rosso, che accende la suggestiva scenografia sul palcoscenico del Teatro dell'Elfo fino al 25 febbraio, Gabriele Lavia firma la regia e veste i panni del protagonista nell'opera di August Strindberg "Il Padre", spettacolo prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana. "E' il naufragio del mondo e della storia... L'unica salvezza possono essere i libri e la lettura", spiega il maestro a Tgcom24.
Terzo "incontro/confronto" per Gabriele Lavia con questa pièce strindbergiana, scritta dal drammaturgo svedese nel 1887 in pochi mesi e che mette a nudo tutti i nodi irrisolti di un rapporto coniugale, ma soprattutto quelli legati al ruolo paterno. Una sorta di tragedia greca, come spiega il regista, “stretta nella morsa dell’unità di tempo, luogo e azione nella quale deve essere compiuto il ‘delitto perfetto’: l’omicidio psichico. La storia è semplice: il Capitano di cavalleria Adolf si scontra con la moglie Laura sull’educazione da impartire alla figlia Berta. La consorte non esita a instillare nell’animo dell’uomo un dubbio atroce: la sua stessa paternità. Il lungo calvario mentale di Adolf lo sprofonda in un'angoscia devastante, fino a farlo precipitare, “nell’abisso della perdita di ogni ‘certezza ontologica’ dello statuto virile della paternità”. E' l'inizio di un naufragio senza riscatto alcuno.
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Cosa è cambiato per Gabriele Lavia in questa terza messinscena della tragedia di Strindberg?
Con il passare degli anni non si è più quelli di prima... Dentro di me, se ci penso io non mi sento cambiato, mi sento un ragazzino...eppure i miei figli mi dicono che sono cambiato, la gente mi dice che sono cambiato... In quanto allo stare in scena, alla recitazione, i problemi non sono mai di carattere psicologico ma tecnico... oggi dopo tanti anni di esperienza in cui ho acquistato tanto, mi rendo conto che ho anche perso molto. Si acquista in esperienza, ma si perde in giovinezza, in velocità...
Lei stesso ha detto: "Il nostro spettacolo precipita l’azione dentro una vertigine di velluto rosso sangue dove il quieto salotto familiare comincia ad ‘affondare’ nel naufragio di ogni certezza. È il naufragio del mondo e della storia. Ma forse la vita non è altro che un naufragio...". La perdita di riferimenti, di equilibrio, il precipitare nell'abisso dell'incertezza... tutto questo avviene in seno alla famiglia. Un'istituzione che ha perso il suo valore?
La fabula ci racconta la storia di un uomo che si riteneva la figura più importante della famiglia, il padre, anche Dio è padre, e questa figura viene devalorizzata sino al suo punto più basso. In quello stesso periodo Friedrich Nietsche ha la sua lucidità maggiore di pensiero filosofico sulla devalorizzazione della società. Per Strindberg, che era molto amico di Nietsche, tutto questo è diventato la scrittura in pochi mesi di una pièce, molto autobiografica, in cui si racconta a livello metaforico la caduta di tutti i valori con la caduta del padre che è il più alto di tutti i valori nella società occidentale. Strindberg e Nietsche si sono ritrovati. Questo testo ha una forza molto speciale ed è per questo che ha una forte presa sul pubblico, anche se oggi basta un test del DNA per scoprire se il figlio è tuo. Ma non è questo il nodo centrale. E' la caduta verticale della figura più importante, il padre, Dio e tutte le altre figure importanti che crediamo importanti e che non lo sono più.
Una caduta visibile anche oggi nella nostra società?
Ogni epoca vive il suo processo di devalorizzazione. Per Nietsche la società occidentale è un devalorizzare costante. Ogni volta però bisogna sostituire il valore che si è devalorizzato.
E nella nostra società questo è avvenuto?
E' uno dei grandi problemi della nostra epoca. E' evidente che oggi i mezzi di comunicazione sono talmente violenti, talmente veloci. Tutti guardano i loro telefonini, vogliono sapere, ma non hanno il fondamento su cui poggiare tutte queste notizie. Si vive nel delirio della comunicazione e nell'angoscia della non comunicazione. E non c'è da meravigliarsi se in persone poco addestrate alla vita, poco colte, i sentimenti o ciò che loro credono siano i sentimenti si trasformino in un violento delirio, in femminicidio, in brutale violenza. Purtroppo non c'è niente da fare. L'invenzione non si ferma.
Non c'è quindi speranza vuole dire?
Solo nell'uomo. Passi indietro non se ne possono fare. L'unica speranza è nell'uomo, arricchendolo. Come? Leggendo. Un'attività che si è dimenticata purtroppo, Il libro e la lettura sono un'ancora di salvezza. Il libro che è quella cosa da tenere in mano, da sfogliare, nel quale ogni tanto fare una piega e dire 'sono arrivato qui' e poi ricordarsi quello che è successo prima... E' una cosa talmente bella e profonda che unisce gli uomini di tutte le epoche. E il fatto che si sta perdendo è tragico.
E il ruolo della famiglia oggi ha ancora un valore? Lei è padre di tre figli, com'è il suo rapporto con loro?
Con i miei figli ho un bel rapporto. Sono stato purtroppo un pessimo uomo di famiglia. Ma la famiglia è la cosa più importante della nostra civiltà. Sarebbe bellissimo partire con una famiglia e arrivare con la stessa. io non sono stato capace.
In quanto alla religione?
Io non sono religioso, ne sono immune. Anche Strindberg era ateo e anche il suo personaggio ne "Il padre" non credo in Dio. Per quanto mi riguarda io credo che la religione, per come la conosciamo, sia destinata a finire. L'unica possibilità per salvare la Chiesa è aprire il sacerdozio anche alle donne e dar loro la possibilità di dire messa. Questo allungherebbe la vita alla Chiesa...
Cosa vederemo prossimamente in scena firmato o interpretato da lei?
Il teatro è una cosa che costa cara. I miei spettacoli costano cari. Ho due o tre idee ma non so se riuscirò a realizzarli
Cosa legge?
Solo libri difficili... di filosofia.
Sul palco al fianco di Lavia Federica Di Martino nei panni della moglie del Capitano, Anna Chiara Colombo nei panni della figlia, e poi Giusi Merli, Gianni De Lellis, Ghennadi Gidari e Michele De Maria.
Lo spettacolo proseguirà la tournée a Torino Teatro Carignano 27/2 – 11/3/2018; Genova Teatro della Corte 13 – 18/3/2018 e Udine Teatro Nuovo 21 – 23/3/2018.