L'attrice racconta a Tgcom24 il suo ruolo nel film indipendente di Rocco Ricciardulli che è stato scelto per il "Concorso Rivelazioni" e che verrà proiettato in anteprima il 5 marzo a Milano
Una donna bella e spregiudicata, che si lascia coinvolgere nel traffico di bambini. Gaia Bermani Amaral mostra le sue sfaccettature noir nella pellicola indipendente di Rocco Ricciardulli "All'improvviso Komir". "Interpreto la 'pupa del boss'. Mi sono ispirata a Sharon Stone in 'Casinò'...", racconta l'attrice a Tgcom24. Il film, che man mano passa al road movie e mostra anche lati comici, verrà proiettato il 5 marzo allo Spazio Oberdan di Milano.
Gianni, un metronotte, torna a casa e trova Sandro, suo vecchio amico, appena uscito di galera. Sandro gli propone, in cambio di una cifra considerevole, di recuperare dei soldi che aveva nascosto prima di essere arrestato. Purtroppo qualcosa va storto. Dopo avergli dato la somma pattuita, Sandro chiede notizie di suo fratello Antonio, ai tempi loro complice, e gli propone di passare a salutarlo. Lo trovano al ristorante in compagnia di Helene, vecchia fiamma di Sandro, ora moglie di Antonio, coinvolto nella tratta di bambini...
"Il mio personaggio, Hélène, è l'ex donna di Sandro - racconta l'attrice 35enne - un micro criminale di Lambrate finito in carcere per otto anni. Durante il film, la si ricorda attraverso dei flash back... Poi il personaggio vira nella direzione opposta, mostrando una Hélène ingioiellata e decadente. Alla deriva e che ha smarrito se stessa. Infatti è diventata la compagna di Antonio, il fratello di Sandro, che l'ha coinvolta nel traffico di bambini". Il film con Giulio Baraldi, la Amaral, Ricciardulli, Christian Abbondanza, Guido Laurini, Vito Vincenzo Iorio e Anastasia Legeda è stato scelto per il "Concorso Rivelazioni", con altre quattro opere prime italiane, organizzato dal Museo Interattivo del Cinema.
"Le immagini sono il ritratto inequivocabile del misero mondo in cui si muovono i protagonisti di questa storia - racconta il regista Ricciardulli - Sono personaggi di periferia, giunti al capolinea, a un'inevitabile resa dei conti. Nello squallore della loro vita si aprirà inaspettatamente una varco, una luce. Per il ruolo di Komir abbiamo scelto un bambino di un paesino della Lucania, Rotondella. L'avevo conosciuto in un laboratorio teatrale di strada. Come Sandro nel film, me ne sono innamorato. Di fronte all'innocenza di un bambino, ci si arrende, e allora anche due criminali, come Sandro e Gianni, possono cambiare. Il film è crudo, una piccola denuncia contro la tratta di esseri umani. Ma è anche poetico, pieno di speranza".