Tgcom24 ha incontrato il rapper, che il 3 giugno inaugurerà la stagione estiva del Carroponte di Sesto S. Giovanni (MI)
di Laura LesquierManca meno di un mese all'apertura dei cancelli del Carroponte, il festival multiculturale estivo di Sesto S. Giovanni (MI). In cartellone reading, proiezioni cinematografiche, eventi calcistici ma soprattutto grande musica. Ad inaugurare la stagione il 3 giugno Ghemon, con un concerto gratuito. A Tgcom24 il rapper ha raccontato la sua visione dell'hip-hop: "Deve riflettere la società di oggi, che è multiculturale".
Per cento giorni la struttura dell'area ex-Breda a Sesto San Giovanni ospiterà artisti italiani e internazionali come Stadio (19 giugno), Daniele Silvestri (15 luglio), Carmen Consoli e Max Gazzè (21 luglio), Limp Bizkit (nella loro unica data italiana il 22 agosto), Sum 41 (26 agosto), Damian Marley (5 settembre), Gue Pequeno (8 settembre) e Patty Pravo che chiuderà l'11 settembre. L'onore di aprire le danze toccherà invece il 3 giugno al rapper Ghemon, che negli anni ha evoluto il suo stile per rendere gli show live più coinvolgenti "ora non giro più solo con il dj, ma suono sul palco con la band".
Il 3 giugno aprirai la stagione del Carroponte, com'è il tuo rapporto con il festival?
Ho iniziato a frequentarlo da spettatore tanti anni fa e poi sono stato chiamato per venirci a suonare. Il Carroponte ha seguito negli anni la mia carriera, mi ha portato fortuna. Aprire la stagione è un onore per me.
Sei in giro con il tour, che programmi hai per quest'estate?
Mi sono dedicato principalmente all'attività live, ma ho continuato anche a registrare in studio. Ci sono diverse collaborazioni che usciranno a breve e dopo l'estate arriverà invece il mio nuovo disco.
Puoi già anticiparci qualcosa dell'album, ha già un titolo?
Il titolo non c'è ancora... o meglio non lo posso ancora dire (ride ndr.). Quello che posso dire è che sarà un progetto sfaccettato. La mia formazione è quella della black music, ma ci saranno tante altre influenze.
Tra i nuovi rapper c'è qualcuno con cui ti piacerebbe lavorare?
Mi piacerebbe collaborare con artisti che hanno radici diverse, come Ghali che ha origini tunisine. I ragazzi di seconda o terza generazione mescolano la cultura italiana con quella delle loro origini; credo che l'hip-hop italiano debba riflettere la società multiculturale in cui viviamo oggi.
Sei cresciuto nel mondo hip-hop, cosa è cambiato in questi vent'anni?
Ci sono stati tanti cambiamenti, ma il messaggio principale rimane lo stesso di quando avevo 16 anni: scegliere la propria creatività e cercare di distinguersi. L'hip-hop è una lente da cui guardare il mondo, ma poi devi dimostrare la tua unicità.
Adesso molti rapper trovano la visibilità attraverso i talent, cosa ne pensi?
Non giudico mai un libro dalla copertina. Le carriere si possono giudicare solo sul lungo periodo. Se uno viene fuori da un talent ma ha un'idea originale e personalità, allora non è un problema. Se invece dopo due dischi sparisce, beh... è selezione naturale.