Il film contro cyberbullismo e omofobia si ispira ad una storia vera e sarà nelle sale ad ottobre
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Il Giffoni Film Festival si commuove con Claudia Pandolfi per "Il ragazzo dai pantaloni rosa", film presentato nella quarta giornata della kermesse, diretto dalla regista Margherita Ferri e con la sceneggiatura di Roberto Proia. La pellicola, che uscirà nelle sale ad ottobre, si ispira alla storia vera del quindicenne Andrea Spezzacatena che, vittima di bullismo e cyberbullismo, nel 2012 si tolse la vita. Alla fine della conferenza stampa a Giffoni l'attrice romana è scoppiata in lacrime: "Scusatemi, ma è la prima volta che parlo di questo film e non volevo piangere... Tra poco verròa capo di questa mia rivoluzione interiore e tornerò controllata", ha detto ai giornalisti.
In sala, oltre agli altri componenti del cast del film, Corrado Fortuna (il padre di Andrea), Samuele Carrino (Andrea), Andrea Arru (che dà il volto a Christian - il bullo della scuola) e Sara Ciocca (Sara, la migliore amica di Andrea), che l'abbracciano, la coccolano, le offrono acqua e fazzoletti, c’è anche Teresa Manes, la mamma di Andrea, che in seguito al tragico evento ha dedicato la sua vita a spiegare alle scuole di ogni grado il pericoloso uso che a volte si fa delle parole.
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"Con Teresa", ha detto la Pandolfi: "si è creato un rapporto molto intenso e io ero particolarmente emozionata e me la sento ancora addosso la storia di Andrea e faccio fatica a gestirla. È una storia che abbiamo abbracciato tutti, ho visto un amore che non ho visto spesso sui set dove si creano un po' delle bolle ma si tende a spesso a tirar dritto. Invece tutti avevamo un'attenzione particolare, questa storia mi ha commosso all'inverosimile e mi ha aiutato tanto vedere la solidarietà degli altri". Secondo l'attrice questa è la lezione più importante che le ha dato la mamma di Andrea: "Lei ha trasformato questa sua tragedia in maniera cosi' generosa e coraggiosa per gli altri, non so se io ne sarei stata in grado. Lei gioca proprio in un altro campionato... come intelligenza emotiva".
Ancora più straziante ma per questo ancora più importante la testimonianza di Teresa Manes: "Significa tanto condividere la storia di Andrea qui. La vita ci porta a fare delle scelte. Dopo quell'evento tragico potevo scegliere se morire pure io e fare del mio letto una cuccia di dolore oppure prendere tutto questo dolore che e' pur sempre un'energia e farne qualcosa di nuovo. Ci sono tante cose che potrei dire in questo momento. Spero di dirne qualcuna di valida". Teresa invita tutti i ragazzi ad abbattere il muro del silenzio: "Dei compagni, dei genitori, il loro stesso silenzio. Essere consapevoli che le parole possono ferire, possono diventare pietre ma quelle pietre possono anche costruire. Con le pietre che ho raccolto dalle macerie di questo dolore dopo 12 anni posso fare qualcosa, un'opera di sensibilizzazione sociale, per toccare il cuore, perché dal cuore poi si arriva alla testa".
Roberto Proia dice ai ragazzi: "Scavallate questi anni cosi difficili. Sono un’età bellissima e bruttissima allo stesso tempo, in cui sembra tutto infinito e insormontabile. Vi dico che questa eta' passera'. Tenete duro. Testa alta che non è cosi' per sempre". Proia spiega anche che nella sceneggiatura non hanno voluto essere ne' cattivi ne' giudicanti: "Poteva essere una minaccia o un’opportunità. E inoltre vogliamo far capire che molti sono bulli inconsapevolmente, questa è la tesi del film. Ho parlato tanto con Teresa, abbiamo fatto quasi sedute psicanalitiche assieme, abbiamo tanto riso e pianto e sono entrato alla fine nella mente di Andrea. Alla fine è stato davvero molto difficile lasciarlo andare". Proia spoilera anche la frase finale che apparirà sullo schermo in chiusura del film: "Di tutti gli errori che ho commesso con mio figlio, farlo uscire con dei pantaloni rosa non è tra quelli".
Arisa canta l'inedita canzone "Canta ancora", fatta ascoltare ai giffoner assieme alla visione del trailer e di alcune clip del film. Il titolo è tratto da un paio di pantaloni rossi, vittima di un lavaggio sbagliato, che diventarono rosa e che Andrea decise di indossare comunque senza pensare alle reazioni dei suoi compagni di scuola, che pero' arrivarono in maniera violenta e continuativa, culminando con l'apertura di una pagina Facebook chiamata appunto 'Il Ragazzo dai pantaloni rosa'.