In anteprima nazionale assoluta nella quinta giornata della 54esima edizione della kermesse
Al Giffoni Film Festival Paolo Ruffini presenta "Sospesi", il primo film scritto, diretto e interpretato dai ragazzi e dalle ragazze di San Patrignano. La pellicola, dalla durata di 36 minuti e girata interamente in bianco e nero, ha debuttato in anteprima nazionale assoluta durante la quinta giornata della 54esima edizione della kermesse ed è il frutto del progetto SanPa Cine Lab, laboratorio di cinematografia sperimentale diretto da Ruffini, che per cinque mesi ha insegnato ai partecipanti i fondamentali del linguaggio cinematografico e le tecniche di base di filmmaking, fornendo loro tutti gli strumenti per realizzare un vero a proprio corto d'autore.
Un intenso percorso, nato con l'obiettivo di permettere ai partecipanti di esplorare nuovi modi per ascoltarsi ed esprimersi attraverso un mezzo estremamente evocativo come il cinema, che ha coinvolto 28 persone in percorso a San Patrignano, divise in due classi: quella degli "attori" guidata dal docente di recitazione Gabriele Colferai, e quella dei "pensatori" guidata dal docente di sceneggiatura Stefano Ascari. Nella fase di shooting il gruppo di lavoro si è esteso a una sessantina di persone, che hanno ricoperto e firmato tutte le figure professionali della filiera produttiva, dalla regia alla fotografia, dalla produzione alla recitazione, fino al trucco e ai costumi, coadiuvate dalla troupe esterna di Vera Film e di Morga
"Questa è la vera anomalia, la più incredibile, rispetto ai laboratori che sono stati fatti altrove - racconta Paolo Ruffini, direttore artistico del SanPa Cine Lab e produttore del corto con la sua Vera Film - Anomalia è proprio il fatto che tutte le figure professionali sono state ricoperte da ragazzi e ragazze che sono in percorso. Il direttore fotografia del corto si chiama Valentino ed è un ragazzo di vent'anni che vive qua. In altri ambiti, prima di muovere la macchina da presa passano due anni. Qua e' successo tutto nell'arco di cinque giorni. E questa cosa, combinata con una serie di alchimie che esistono solo a San Patrignano, ha reso possibile la magia". Il risultato è una produzione cinematografica unica che è stata scritta, realizzata e interpretata dalle persone della comunità, e girata interamente all'interno di San Patrignano: 17 location tra cui un palazzetto per l'equitazione, una piscina semi olimpionica, un teatro, l'immensa sala da pranzo, la lavanderia, il canile, il deposito del fieno, e ancora, le vigne, gli allevamenti, il laboratorio delle decorazioni, hanno fatto da sfondo alle riprese che hanno coinvolto circa 800 comparse, tutte appartenenti alla comunità, in più di 60 scene per un totale di oltre 330 ciak battuti. Una macchina produttiva immensa, paragonabile alle grandi produzioni cinematografiche, resa possibile dall'insostituibile supporto - fisico, artistico, tecnico - di tutta la comunita' San Patrignano. Alla sceneggiatura hanno lavorato tutti i ragazzi del corso, decidendo insieme di non raccontare storie di droghe o di dipendenza ma di mettere in scena spaccati evocativi della loro vita attuale. Il risultato sono quattro storie d'amore incrociate, quattro storie che ruotano attorno al concetto della sospensione dell'amore, come momentaneamente sospesa e' la vita all'interno della comunità.
"Sospesi" ha un forte valore metaforico, evoca infatti aspetti connessi alla vita all'interno di San Patrignano, una collettività di persone che, per il proprio bene, ha scelto di mettere in pausa la propria ordinarietà, abbracciando un percorso di riscatto sociale e umano. Un percorso che, per il suo corretto svolgersi, implica una momentanea sospensione di tutto ciò che scandisce la quotidianità dei singoli, a favore e a servizio di una quotidianità diversa: quella della comunità.
Il film, della durata di 36 minuti - è girato interamente in bianco e nero, e ancora una volta la decisione è stata dei ragazzi e delle ragazze di San Patrignano. Una restituzione iconografica delle emozioni che il titolo può solo evocare: sospensione, transitorietà, dualismo. "Qui c’è un senso di umanità, di solidarietà, di unione, di partecipazione, di rispetto per il lavoro proprio e degli altri che non trovi da nessuna parte. Noi abbiamo trasferito questa attitudine al mondo del cinema, nel quale vigono regole analoghe, pero' con un plusvalore dato dalla spontaneità, dalla bellezza, dalla verità. Un valore, quasi una sacralità, che io non sono abituato a vedere in tanti altri ambienti. C’è una cosa che mi commuove a pensarci. Il motivo di tutto ciò. Quando mi chiedono: "Perché hai fatto questa cosa?". Il motivo è questo: lo faccio perché è esattamente il lavoro che vorrei io. È ciò che cerco in ogni in ogni cosa che faccio. Qualcosa che non ho mai trovato. Questo restituisce a pieno il senso della parola "comunità". Ovvio, è molto complicato parlare di questo posto: a chi viene da fuori, chiedo sempre "Perché lo devi capire?". Le cose più belle della vita non si capiscono: si abbracciano, si accolgono. La cosa incredibile rispetto al sistema SanPa è che qui si può produrre qualcosa che ha a che fare con i sogni, con il cinema, con la bellezza e con la comunicazione di valori importanti" conclude Ruffini.