L'INTERVISTA

Ginevra, femminilità a tempo di rock: "Ribellatevi a mode e stereotipi e siate voi stesse"

La cantautrice torinese ha pubblicato l'album "Femina" dedicato alle donne che come lei lottano ogni giorno per una società più equa. Tgcom24 ne ha parlato con lei

di Massimo Longoni
30 Gen 2025 - 09:52
 © Giulia Gatti

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Raccontare la femminilità oggi, in tutte le sue sfaccettature. È quello che ha provato a fare Ginevra con il suo nuovo album "Femina", che arriva a due anni di distanza dal debutto di "Diamanti". Un disco incentrato sul tema della femminilità che la cantautrice torinese dedica a se stessa, alle donne più importanti della sua storia, alle donne vittime di violenza e alle donne che non conosce di persona ma che come lei lottano ogni giorno al suo fianco per una società più equa. 

Ginevra, le foto del progetto "Femina"

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© Giulia Gatti
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Gli altri temi ricorrenti nel disco sono la complessità dei 30 anni e l'alone di confusione che portano con sé, l’amore per la bellezza della natura incontaminata e per la semplicità, e ancora, l’accettazione della propria identità e il contorto intreccio delle dinamiche relazionali.

L'idea di mettere la femminilità al centro di tutti i brani di questo disco è nata mentre andavi componendo le canzoni o l'avevi in mente sin dall'inizio?

Ho unito i puntini alla fine del percorso di scrittura. Parto sempre comunque dalla mia esperienza e quindi il mio approccio è comunque autobiografico e introspettivo. Però una volta che ho definito quali erano i pezzi che volevo esplorare o approfondire, ho poi capito che c'era questo filo conduttore che si legava al mondo della femminilità, alla mia visione e al mio essere femminile, che poi è stato spiegato in modo anche più concreto attraverso il progetto fotografico che abbiamo fatto con Giulia Gatti. Il progetto estetico ha fatto sì che tutto si chiarisse ancora di più.

Come è nato il progetto estetico e cosa volevate rappresentare attraverso le varie immagini?

L'obiettivo principale era quello di rappresentare tutte le mie sfaccettature in uno spettro di tutte le caratteristiche principali della mia personalità e della mia femminilità. Ci sono perciò momenti più di comunità e sorellanza, rappresentati dalle foto con le mie amiche, ma c'è anche la ragazza di fiume, l'elemento più ribelle, in fuga dalla società e dalla quotidianità e che è un po' il punto di arrivo di tutto lo scenario.Perché volevamo rappresentare queste giovani ragazze in fuga che scelgono di vivere seguendo la propria identità, le proprie regole, il proprio ritmo per evadere comunque da pressioni sociali e quant'altro. 

Come mai hai scelto Giulia Gatti per dare corpo a questo progetto?

Lei è una fotografa che sostanzialmente non aveva mai preso parte a un progetto musicale. In genere si occupa di scattare fotografie in giro nel mondo durante i suoi viaggi, quindi ha un approccio molto documentaristico. Immortala per lo più donne che incontra nei suoi viaggi in Sud America. Mi piaceva l'idea di avere qualcuno che avesse un approccio così autentico e così diverso anche dai canoni, che non avesse a che fare con moda, discografia, volevo qualcuno che si sporcasse le mani in qualche modo con la realtà e che mi aiutasse a raccontare un po' la mia. 

Qual è il tuo concetto di femminilità oggi?

È essere me stessa e cercare di vivere la quotidianità secondo le mie esigenze e i miei bisogni, cercando di non farmi trascinare da quello che vedo sui social piuttosto che dalle mode, anche per un progetto discografico. Per me l'importante è essere a mio agio con me stessa, con il mio corpo e questo deve trasparire nel mio lavoro.

Cosa significa essere una cantautrice donna nel panorama discografico attuale?

È una bella sfida e sicuramente non un percorso semplice. Soprattutto se con il mio approccio cerco di dire la mia e di rimanere fedele ai miei valori e a me stessa. Questo da una parte mi aiuta a stare bene ma dall'altra a volte non mi aiuta nell'affrontare le cose. 

Spesso si parla di comicità al femminile, letteratura al femminile, rock al femminile... c'è chi aderisce a questo tipo di visione e chi invece contesta e dice che ognuno è portatore della propria arte senza che ci sia un maschile e un femminile. Tu come la pensi?

Ho fatto un disco chiaramente femminile e rivolto al femminile, ma è stata una scelta figlia del contesto in cui viviamo. In generale non sono a favore della categorizzazione e dell'etichetta. Non sono fan della playlist solo donne, del rock al femminile perché non parleremmo mai di rock al maschile, sarebbe rock punto e basta. 

Cosa ti spaventa dai 30 anni?

Forse la cosa che mi spaventa di più è perdermi lungo la via e non essere convinta di me stessa, non essere sicura di quello che sto facendo. Sicuramente ci sono dei momenti di confusione e perdizione in questi 30 anni che accolgo e che vivo anche attraverso la musica. Però c'è sempre poi un riemergere dallo stato di nebbia.

Rispetto al lavoro precedente questo album segna anche un cambio di sonorità con uno sguardo verso gli anni 90 che negli ultimi tempi sembra essere un trend piuttosto concreto. Cosa rappresentano per te quegli anni e perché oggi è utile tornare a quell'approccio musicale?

© Giulia Gatti

© Giulia Gatti

Sono i miei anni, sono nata nel 93 e quindi sono cresciuta immersa in quel decennio negli anni 90. Tutti quei riferimenti estetici e musicali fanno parte del mio background culturale anche inconscio. Anche quando non stavo facendo ricerca ero circondata da MTV, piuttosto che da manifestazioni dove comunque la musica era centrale ed era vissuta in un altro modo. Io in realtà spero che stiano tornando, soprattutto nella loro "attitude", alla fine quello che mi manca è proprio quell'atteggiamento un po' viscerale legato alla musica, quel tipo di approccio, per quanto io fossi troppo piccola per averlo vissuto veramente. 

Ribellione nei confronti del predominio del digitale?

Forse in qualche modo siamo un po' tutti vittime della patina da perfezione dei social, da Instagram, in cui tutto perfetto, c'è sempre lo styling giusto, il make-up perfetto, sembrano tutti sempre modelli o superstar. E questo è anche un po' il motivo per cui alla fine ho scelto sia nel disco sia nelle foto che lo accompagnano di rimanere comunque legata alla mia identità. Abbiamo usato anche dei vestiti che erano di mia mamma, non abbiamo coinvolto brand. Ho fatto un po' di scelte radicali perché mi manca un po' quella verità.

Cosa vorresti che ti portasse quest'album?

Intanto spero che mi porti a suonare tantissimo, anche all'estero: fare date fuori dall'Italia sarebbe uno dei miei sogni. E poi spero che venga recepito come importante e necessario per il suo messaggio. Sarebbe bello se riuscisse a ritagliarsi un suo spazio, quanto grande lo scopriremo vivendo. Però devo dire che sono già molto contenta di averlo fatto.

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