Il cantante, poeta e scrittore presenta il nuovo singolo "Hopper" a Tgcom24 e oggi è live al Carroponte
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Lo chiamano il "poeta di Instagram", tanto che le sue frasi sono le più utilizzate sui social. Ma Gio Evan è non solo poeta e scrittore. L'artista lancia infatti il nuovo singolo "Hopper" ispirato al pittore e illustratore statunitense. "L'elemento che ci lega di più è la solitudine, così torno alla musica ma stando in disparte, proprio come lui nelle sue opere". E stasera è live al Carroponte.
Partiamo dalla musica, perché questo singolo "Hopper"?
Ho avuto un incidente quasi stradale e dovuto vivere un po' sdraiato, c'è stata questa sorta di riformattazione corporale. Il brano è un inno alla lentezza e alla calma. Mi sono ispirato a Hopper, la sua arte ha delle similitudini con me. Come la solitudine e amare i riflessi della luce. Mi sono appassionato a lui e l'ho omaggiato.
Mi ha colpito una tua frase, "si padroneggia", come si fa?
Sono un uomo di pratica, faccio tanto meditazione, ho un tempo tutto mio, quello di trasformare la vita in rituale... così la si valorizza e quando ti affacci agli altri senti di avere una padronanza di te diversa, non ti distrai più...
Non hai paura di spaventare gli altri?
Se sei ammorbato dai messaggi dei cartelloni pubblicitari, di supermercati, che ti fanno credere che è quella l’essenzialità e che è li che accade la socialità, sì. Capisco anche che non è facile staccarsi. Se noi ci fermiamo ci accorgiamo che il mondo funziona anche senza di noi e ci sentiamo nulli. Invece dobbiamo cambiare le prospettive... Prenderci questo tempo...
La tua è una scelta coraggiosa...
No, è solo una scelta di vita, non sono adatto ai ritmi della città, sono nato in montagna, ho bisogno di non fare gli aperitivi. Sono dinamiche diverse, anche un po' dipende da come siamo cresciuti...
Il video di "Hopper" è molto originale, come lo hai pensato?
E' nato tutto per caso. Dovevo partire per un viaggio in Ecuador e ho proposto alla mia casa discografica, la Universal, di girarlo io. Hanno accettato, si sono fidati. L'ho fatto con il telefonino. Mi trovo molto meglio nelle cose piccole, la mia vita non è fatta per il grande set.
Evanland è il tuo unico live, l'1 luglio al Carroponte, ci racconti il progetto?
E' un percorso, un festival, un movimento... Ho pensato che le persone cattive sono perfette nella capacità di riorganizzarsi tra di loro, basta guardare la storia... se fossero stati buoni la guerra non la avrebbero mai fatta, perché i buoni non sanno organizzarsi... Si comincia alle 16, ci sarà un percorso di chiacchiere, workshop, yoga, costellazione familiare, meditazione, tutto insieme... si mangia, c'è un parco giochi per i bambini, si può fare sport. E dalle 19 cominciano i concerti: Caterina, Comete, Chiara Galiazzo e Simona Molinari.
Scrittore, poeta, cantante, non hai mai pensato che la musica potesse in qualche modo sminuire la tua arte?
Ricordo sempre che una vecchietta con la quale ho vissuto mi diceva sempre, visto che amo cantare, male ma amo cantare, e cantavo dei mantra... lei mi diceva 'bravo ti sento che canti perché chi canta prega due volte'...
Sei definito il poeta di Instagram, ti dà fastidio?
No, perché sono stato effettivamente il primo a portare le poesie sui social. E' normale che sia un riferimento, sono uno scrittore, prima sui social c'erano solo le foto e nessuno faceva gli screenshot delle poesie, c'è stato un movimento e tutti poi si sono accodati...
Non ti dà fastidio neanche che alcuni vip le utilizzino?
Non c'è nessuna differenza... purtroppo il Padre Nostro ha deciso che la poesie è di tutti...
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