L'ex La Crus torna con un disco nel quale reinterpreta brani iconici dei Baustelle, Subsonica, CSI, Ritmo Tribale etc...
di Antonella Fagà© ufficio-stampa
"La mia generazione" è il nuovo album di Mauro Ermanno Giovanardi, in uscita venerdì 22 settembre. L'ex La Crus ha raccolto il meglio di una stagione importante per il rock d'autore italiano, quella degli anni Novanta e dintorni, per rileggerlo a modo suo con l'intervento di qualche amico e collega: "Non volevo fare un disco di cover, ho lavorato da antropologo, perché ci fossero onestà, sincerità e umiltà...", racconta l'artista.
In scaletta 'Aspettando il sole' di Neffa e 'Huomini' dei Ritmo Tribale (cantata con Manuel Agnelli), e poi 'Forma e Sostanza' dei CSI (con Cristiano Godano ed Emidio Clementi), "Cieli Neri" dei Bluvertigo (con Samuel Romano), 'Il primo Dio' dei Massimo Volume e molte altre ancora. Tredici tracce, tredici capitoli di un momento irripetibile della musica italiana: "Un'idea che mi girava in testa da un po' di tempo, rileggere la scena musicale degli anni ’90. Una stagione irripetibile in cui un gruppo di musicisti, me compreso, dopo aver vissuto e imitato certi modelli stranieri, perlopiù anglofoni, ha sentito che era arrivato il momento di parlare al pubblico nella nostra lingua. Che era necessario farsi capire. Scrivere in italiano ed essere credibili. Fu un momento importantissimo, una congiunzione astrale davvero unica...".
Che oggi Giovanardi ammette non è più ripetibile: “In quegli anni era molto più importante andare ad un concerto che mettere un like. Ad essere diversa era la fruizione della musica. Oggi si è perso perso l'aspetto sacrale dell'appartenenza...”.
I talent non aiutano certo e per l'ex La Crus sono solo una “scorciatoia”, che con la musica “hanno davvero poco a che fare, due mestieri diversi. I giovani sono carne da macello, ciò che conta è il gradimento, la pubblicità e la trasmissione”.
Lui invece la musica la fa ancora e in questo album la celebra e la racconta da interprete e "antropologo" per "storicizzare" un'epoca indimenticabile: "Quando ho cominciato a pensare a questo disco mi sono reso conto che era il disco più pericoloso, difficile e rischioso che potessi fare e ci ho messo tantissimo, perché ho cercato di far si che non fosse un album di cover, altrimenti ci avrei messo una settimana, e nemmeno di inediti, ci avrei messo sei mesi...".
Ne è uscito “La mia generazione", un pegno d'amore, senza alcunchè di nostalgico, piuttosto un inno ad una generazione intera, che visse un momento magico...”Nel giro di pochi mesi cambiò tutto. C'era la voglia di cercare un dialogo più forte con il pubblico e di affrancarsi da certi cliché. Le Major intuirono che valeva la pena investire in questo sottobosco musicale che era davvero maturato perché i nostri messaggi potevano arrivare a un pubblico più vasto e soprattutto pronto: tutto questo creò un effetto deflagrante. Da qualche centinaio di persone, in brevissimo tempo diventarono migliaia che cantavano insieme a noi le nostre paure e i nostri sogni. Un'esperienza pazzesca".
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Nell'album Giovanardi ha cercato di "cucirsi addosso brano dopo brano", come racconta: "Era importante che in questo disco passasse la sincerità, l'onestà e l'umiltà, come nel lavoro di un attore che si mette a disposizione di un copione, io mi sono messo a disposizione di questo disco. E sono stato pronto ad interpretare i singoli pezzi solo ora. Ho dovuto reinventare il mio modo di cantare per rispettare lo spirito originale di ogni pezzo e per alcune canzoni è stato davvero difficile. Dovevo ricreare un modo che fosse credibile confrontandomi con pezzi iconici. Rischi molto di meno a fare un pezzo inedito. Se vuoi fare un'operazione onesta devi far sì che ogni testo ti stia bene come un vestito, e quando ti sei cucito addosso la canzone giusta allora puoi avere la forza di fare una versione vera e onesta...".
Tra le canzoni che l'ex La Crus ha rivisitato, tutte scelte "partendo dal testo e non dalla musica" c'è appunto anche 'Forma e sostanza' dei CSI, "la canzone che forse rappresenta più di tutte quella stagione, sia per quello che dice che per il come lo dice" e anche 'Baby Dull' degli Ustmamo', che Giovanardi canta con Rachele Bastreghi dei Baustelle, perché: "Se in Italia c'è un gruppo figlio legittimo di quel periodo musicale, sono proprio i Baustelle"...
Canzoni che rendono questo album “sensuale e sexy perché se lavori con il soul”, dice l'autore, “questo è il giusto approccio: sedurre. E la parola sexy è la parola chiave di questo disco". E mentre cominciano le prime presentazioni dell'album nelle Feltrinelli (questo venerdì a Roma e il 25 a Milano), Mauro Ermanno Giovanardi ha già una data per il primo concerto concept con 20 pezzi, alcuni brani che non ci sono nel disco e molti ospiti, che avrebbe voluto chiamare per l'album ma che non ha potuto. Appuntamento l'11 novembre a Sant'Agata Bolognese.