ARRIVA "HANGOVER"

Giusy Ferreri tira fuori un suo lato rock con i Bloom: "E' la mia parte più vera"

La cantante presenta a Tgcom24 la sua band, con cui ha inaugurato un nuovo capitolo della carriera

di Laura Lesquier
30 Giu 2024 - 11:19
 © Ufficio stampa

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Giusy Ferreri è tornata dal suo pubblico con un regalo tutto da scartare: una band nuova di zecca, per far splendere la sua anima rock. Insieme a Max Zanotti ha infatti formato i Bloom che lungo la loro strada hanno incrociato le chitarre e il basso di Roberta Raschellà e la batteria di Alessandro Ducoli. "E' la mia parte più vera, mi sento più completa ora che ho potuto esprimere la mia natura" ha raccontato l'artista a Tgcom24.

"Bloom", la rockband di Giusy Ferreri presenta "Hangover"

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© Virginia Bettoja
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"Hangover" inaugura un nuovo capitolo della carriera Giusy Ferreri

  D'altra parte Giusy Ferreri lo aveva detto di volersi staccare di dosso l'etichetta di "regina dei tormentoni" (pur senza rinnegarla) e ora è arrivata l'occasione giusta. Dall'incontro della cantante con i musicisti è infatti nato il primo album dei Bloom "Hangover", in uscita il 28 giugno, anticipato dagli inediti "E' la verità" e "Rose in velluto dark". Bloom è il progetto che Giusy Ferreri ha voluto regalarsi al di là della sua carriera da solista (che prosegue parallelamente) per esprimere in maniera più pura e completa la sua anima rock, che fin dai suoi esordi è presente in tutti i suoi album.  L’idea che unisce i componenti della band è quella di immergersi in una fase creativa dove sperimentare attraverso il suono un nuovo linguaggio musicale e dove far emergere il lato più introspettivo di Giusy. Da qui il nome Bloom, fioritura, che incarna l’essenza di una nuova vita.

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Il 28 giugno è uscito "Hangover", che tipo di album è?
E' uno sfogo di verità perché Bloom vuole essere un progetto viscerale. Il titolo "Hangover" rappresenta questo mix di sensazioni, suggestioni ed emozioni. Ho cercato di essere il più veritiera e profonda possibile, per poter sostenere le parti strumentali che i Bloom hanno scritto.

Qual è stata la genesi di "Hangover"?
E' stato tutto un work in progress, non avevamo ancora tutti i brani ben definiti e mixati. Abbiamo fatto la pre-produzione nello studio di Max (Zanotti) e poi siamo andati a Londra a registrare. A gennaio abbiamo aggiunto gli archi.

I primi estratti sono "E' la verità" e "Rose in velluto dark". Come mai avete scelto queste tracce per presentare il disco?
Sono un bel riassunto del disco, il biglietto da visita. Hanno tutte le sfaccettature che volevamo rappresentare, un brano un po' più cupo come "E' la verità" e poi "Rose in velluto dark" che è decisamente più orecchiabile.

Come sono nati i Bloom?
Il mio grande sogno del cassetto, oltre la carriera da solista, era avere una formazione band per sfogare nella maniera più sincera possibile la mia anima rock e dark. Mentre stavo lavorando con Max su altre cose, sul set dei Casablanca con cui ho duettato per "Siamo in America", gli ho confidato questo mio desiderio. Lui mi ha detto "facciamolo". Così mi ha presentato Ale (Alessandro Ducoli) e Roberta (Raschellà).

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Come evolverà questa avventura, avete in progetto dei live?
La dimensione live è sicuramente il nostro obiettivo. Non quest'estate perché Giusy è impegnata con il suo tour, è un progetto autunnale. Ci piacerebbe molto suonare nei teatri o nei club.

Ora che hai presentato al pubblico il tuo lato rock, lo porterai avanti?
Sì, lo porterò avanti gioiosamente insieme alla mia carriera da solista. Mi sento più completa e gratificata nel non tenere più a freno la mia natura. Stiamo già mettendo mano al nuovo repertorio, per avere una scaletta live ancora più ricca. Per ora volevamo partire e mostrare di cosa si trattasse, perché abbiamo percepito che c'era molta curiosità.

Come l'hanno presa i tuoi fan?
Una parte di pubblico molto fedele, che conosce bene il contenuto dei miei album, è consapevole di questa mia vena artistica che è stata meno esposta rispetto alla mia parte pop. Per quanto riguarda il pubblico più vasto presumo che ci si innamori più della canzone che dell'artista, sono stati i brani a fare il loro percorso. Non è detto che ci debba essere una riposta di questo tipo di pubblico anche su un progetto così particolare come questo, che ha canali molto diversi rispetto a un brano pop.

Ora che il sogno è diventato realtà il bilancio è positivo?
Sì, era una parentesi che ho voluto aprire principalmente per me, per vedermi in una dimensione band. E' stato importante concretizzare questo sogno senza preoccuparsi troppo della reazione del pubblico, sin dalle prime fasi di lavorazione. Adesso voglio godermela anche live, nei contesti adeguati a questo genere. Magari portarlo a qualche festival europeo, dove poter mettere in risalto queste atmosfere musicali.

Quali sono le vostre radici musicali?
Sono abbastanza comuni, derivano da amori comuni come lo stoner, il prog e il grunge, in generale tutta la musica degli Anni Novanta, oltre a cose più raffinate tipo Nick Cave e Mark Lanegan. Siamo tutti e quattro molto affini, non è un caso che abbia cercato Max (Zanotti) che vive la sua musica non staccandosi mai dalle sue origini rock.

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