Vittorio Cosma, Stewart Copeland, Adrian Belew e Mark King si sono messi insieme per puro divertimento e ne è uscita... una superband
di Massimo Longoni© massimiliano-cardelli
Un gruppo di amici che si ritrova in studio per suonare senza pressioni e obiettivi particolari, per il puro gusto di farlo. Peccato che quegli "amici", siano dei mostri musicalmente parlando: Vittorio Cosma, Stewart Copeland, Adrian Belew e Mark King. Sono i Gizmodrome, il cui primo album eponimo è uscito qualche settimana fa. "Ma non sarà un episodio - assicura Cosma a Tgcom24 -. Stiamo già pensando al tour e al secondo album".
Una all-star band o supergroup, come li definiscono negli Stati Uniti dove, quando queste cose accadono, prendono una rilevanza di primo piano. Da noi invece si viaggia sotto traccia, la qualità è per pochi. Almeno così si pensa, anche se poi la risposta del pubblico è spesso sorprendente. Il nucleo di questo progetto nasce attorno all'amicizia tra Vittorio Cosma (compositore, produttore nonché straordinario tastierista, tra gli altri, per la Pfm e per Elio e le storie tese) e Stewart Copeland, ex batterista dei Police. Una collaborazione che risale al 2002, quando i due si sono conosciuti in occasione della Notte della Taranta, e che ha portato alla nascita di Gizmo, un progetto di world music protagonista di numerosi eventi live. Ora Gizmo è cresciuto inglobando altri due fuoriclasse: Adrian Belew, chitarra solista per David Bowie a fine anni 70 e poi leader dei King Crimson, e Mark King, voce dei Level 42 nonché uno dei bassisti più iconici degli anni 80.
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"Si tratta dello stesso progetto solo che ci siamo accorti che c'erano già almeno altri tre gruppi con lo stesso nome, quindi abbiamo deciso di aggiungerci "drome" dal momento che il mio studio si chiama Music Production Cosmodrome - spiega -. Anche perché il posto ha avuto un bel ruolo. Abbiamo passato molto tempo nel mio studio, loro lo amano perché c'è il giardino, i navigli, si mangia e si suona. Tutto a conduzione familiare, con un'atmosfera molto rilassata".
Come si sono aggiunti Belew e King?
I contatti con Belew sono nati per il Dopofestival di un paio di anni fa. Io gestivo la parte musicale e dovevo inventarmi degli ospiti. Sapedo che Adrian era in tour in Italia l'ho chiamato e l'ho arruolato. Dopodiché ho chiamato Stewart per comunicarglielo. Al momento di decidere chi chiamare per il basso io ho avuto la scintilla e gli ho proposto di chiamare uno che non c'entrava nulla... anni 80, inglese... Mark King!.
Detto fatto?
In tempo reale! Mentre ero ancora al telefono con Stewart gli ho mandato un messaggio e mi ha risposto in diretta. Il gruppo era fatto!
Avete pensato subito a realizzare un album?
Assolutamente no. Era più la voglia di divertirsi e fare qualcosa di bello. Se poi tutto si è concretizzato è per merito del mio caro amico e ottimo produttore Claudio Dentes. Gli ho detto che stavamo facendo questa cosa in amicizia e mi ha dato del pazzo. E' tornato poco tempo dopo con il contratto discografico, il live. E si è preso carico di mettere insieme tutto quanto. Per cui, sia io che Stewart e Adrian, che siamo produttori, abbiamo potuto fare gli artisti puri. Però anche con un background di conoscenza.
Una volta saputo che c'era di mezzo un lavoro discografico per voi è cambiato qualcosa?
Per nulla, tutti avevano ben presente il senso della cosa. Che era quello di un album senza committenza né pressioni. Abbiamo scelto di liberare il sedicenne che era in noi in sala prove. Infatti nel disco ci sono anche delle ingenuità, cose un po' troppo lunghe o non troppo definite. Ma è questa la bellezza: è spontaneo, è vero. E si percepisce.
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I pezzi sono nati come jam session in studio o li avevate composti in precedenza?
La struttura dei brani era fissa. Siamo arrivati in studio con delle idee. Pezzi che avevamo scritto io e Stewart o pezzi suoi vecchi o anche scritti al momento. Però poi completamente rimasticati da tutti e quattro. Mark ha aggiunto un paio di idee, Adrian è quello che è arrivato un po' dopo ma si rifarà con il prossimo disco, dove la scrittura sarà più equamente divisa. C'è un po' di tutti in tutti i brani.
Quindi non è stata una parentesi...
Assolutamente no, questo non è un progetto episodico. Siamo stati così bene che ora vogliamo fare il live e stiamo pensando a un prossimo disco.
All'estero un progetto con questi nomi avrebbe una risonanza enorme, mentre da noi questo genere di musica è considerata di élite. Non ti dispiace?
Non mi pongo certi problemi. Vedo che le reazioni sono molto positive. Questo ritorno alla radice del perché si fa musica piace. Condividere il piacere di suonare con degli amici in sala prove. La particolarità è che questi amici sono dei mostri di bravura. Siamo dei 18enni un po' agée
E' stato difficile trovare l'equilibrio tra quattro personalità così forti?
La disponibilità di tutti ci ha permesso di metterci al servizio di qualcosa di esterno da noi. Non c'erano problemi di ego. Per tutti l'importante era che venisse bello e interessante. E' stato quasi immediato.
Come definiresti le carattestiche di ognuno di voi?
Io sono la parte un po' più romantica e faccio da amalgamatore. Stewart è selvaggio ed etnico, persino un po' punk; Adrian è una variabile impazzita che ogni volta ti sorprende. La sorpresa è stata Mark: uno si aspettava slap da fuoco e fiamme e invece è uno solidissimo che sa dosare i momenti di virtuosismo con la creazione di una macchina ritmica impeccabile.
Tra l'altro, la cosa che colpisce è che il cantante del gruppo sia Copeland. Come mai?
Sembra incredibile vero? Abbiamo la voce dei King Crimson, la voce dei Level 42 e chi canta? Il batterista dei Police! In realtà all'inizio io e Stewart valutando i pezzi pensavamo che questo o quello sarebbero stati interpretati da Adrian e Mark. E invece loro due si sono fatti da parte, mettendosi al servizio della canzone. Per loro l'effetto con Stewart era perfetto perché è un ottimo narratore, e si sono limitati a fare i cori.
Quando partirete in tour?
Credo nella prossima primavera, probabilmente dall'estero, forse dal Giappone. Poi gireremo un po' il mondo. Dal vivo avremo anche un altro batterista, per permettere a Stewart di cantare più liberamente.