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Da Cannes 76 al cinema "Goodbye Julia", per raccontare la divisione tra Nord e Sud del Sudan

L’opera prima del regista Mohamed Kordofani arriva nelle sale italiane dal 24 ottobre

15 Ott 2024 - 17:02
 © Ufficio stampa

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Odio, disonestà, espiazione e perdono sono i temi narrati dal regista Mohamed Kordofani in "Goodbye Julia". Una storia intima per parlare delle divisioni in Sudan e anche a tematiche universali come l'amicizia femminile e alla possibile emancipazione. Il film racconta di due donne che rappresentano la complicata relazione e le differenze tra le comunità dello stato africano settentrionale e meridionale e si svolge durante gli ultimi anni del Sudan come Paese unito. Presentato a Cannes 76 (è stato il primo film sudanese alla Croisette), arriva dal 24 ottobre al cinema, con il patrocinio di Amnesty International.

La trama

  Alla vigilia della secessione del Sud Sudan nel 2011, Mouna (Eiman Yousif), una donna benestante di Karthoum, provoca involontariamente la morte di un giovane uomo del Sud e, distrutta dal senso di colpa,  assume Julia (Siran Riak), la sua ignara moglie, come domestica per aiutarla economicamente e redimere così il proprio peccato. Ma con il trasferimento di Julia e del piccolo Daniel a casa di Mouna inizia per quest’ ultima un percorso ad ostacoli che per lei sarà sempre più difficile fronteggiare e al quale sarà sempre più difficile sfuggire. Un rapporto di improbabile e inconsapevole complicità si innesca infatti tra le due donne in un crescendo che finirà per cambiare per sempre le vite di entrambe.

Il film e i riconoscimenti

  "Goodbye Julia" presentato al Festival di Cannes, dove ha vinto nel 2023 il Premio della Libertà nella sezione Un Certain Regard, eletto nel 2024 Miglior Film arabo e Miglior sceneggiatura ai prestigiosi Arab Critics Awards for Arab Film, candidato all’Oscar per il Sudan dal Comitato Nazionale sudanese operante in esilio, e ha avuto riconoscimenti ai festival di Chicago, Cipro, al Festival Paysages de Cinéastes in Francia, al festival War on Screen di Barcellona e al Septimius Award di Amsterdam. Ha colpito critica e pubblico per la sua storia intrigante e avvincente che intreccia un evento drammatico privato con le vicende storiche e sociali di un intero Paese. “Goodbye Julia è una rappresentazione incisiva del conflitto sudanese in corso, che coinvolge milioni di persone in tutta l’Africa orientale. Mohamed Kordofani e i cineasti presentano i problemi in un modo meraviglioso e profondamente personale. Sono onorata di prestare la mia voce per contribuire a portare il messaggio di questo film al mondo”, ha dichiarato Nyong’o in un comunicato, che aveva sostenuto la candidatura agli Oscar 2024.

La storia della frattura del Sudan

  Con uno stile cinematografico accattivante e incalzante Mohamed Kordofani porta alla luce la storia di un Paese di cui poco si conosce, evidenziandone tutte le criticità salienti come il razzismo radicato e le diversità religiose che hanno alimentato uno scenario politico esplosivo fino a provocarne una irrimediabile frattura interna. “Il razzismo praticato per molti decenni dalla maggior parte degli arabi del Nord, dal governo e dal popolo, è stato uno dei motivi principali per cui quelli del Sud hanno scelto la secessione. Ciò è diventato oltremodo evidente quando i risultati hanno rivelato che uno schiacciante 99% della gente del Sud voleva separarsi. Non è possibile che un intero popolo scelga la secessione per qualche altro motivo", racconta il regista, che spiega poi: "Mi sono reso conto, allora, che in qualche modo anch’io ero responsabile di quella decisione: per tutta la mia vita, a Khartoum non avevo mai conosciuto nessuno del Sud tranne alcune collaboratrici domestiche, come se avessimo praticato l'apartheid sociale. Scrivere questo film è stato per me parte di uno sforzo continuo per sbarazzarmi di quel razzismo ereditato, motivato da un senso di colpa, da un desiderio di riconciliazione e da un appello a farlo tutti, anche se ora potrebbe sembrare tardi".

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