Guè sale in cattedra e presenta "Madreperla"
© Enrico Rassu
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Durante una masterclass a Milano l'artista ha presentato il suo nuovo album prodotto da Bassi Maestro
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Guè sale in "cattedra" per spiegare le regole d'oro di un disco rap e presentare il suo nuovo album "Madreperla" in uscita il 13 gennaio. In una masterclass alla Triennale di Milano l'artista si è improvvisato professore e ha tenuto una vera e propria lezione sui fondamentali del genere rap raccontandone la storia dagli inizi al suo ultimo lavoro discografico. Scanzonato e ironico il rapper ha elencato le caratteristiche che permettono ad un disco di restare nel tempo, dallo storytelling al flow, passando per la "realness": "Bando alla modestia, 'Madreperla' gli ingredienti li ha tutti".
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Da DJ Kool Herc a Gran Master Flash fino al primo disco rap della storia, ovvero Rapper’s Delight della The Sugar Hill Gang e poi Celentano di Prisencolinensinainciusol, Neffa, i Sangue Misto, gli Articolo 31 e Fabri Fibra, fino ad arrivare ai Club Dogo. Con un excursus nella storia del rap Guè comincia la sua lezione, dopo aver mostrato sul megaschermo alle sue spalle, il video di presentazione di "Madreperla", già condiviso sui social nei giorni scorsi. “Guest star” della clip Jerry Calà, che in un un immaginario Grand Hotel Madreperla introduce i prestigiosi featuring del disco, da Marracash a Sfera Ebbasta, da Rkomi a Mahmood, passando per Napoleone, Anna, Paky e Benny and The Butcher.
"Ho scelto collaboratori di tutte le età, dai 19 ai 40 anni...", ha detto Guè: "L'intergenerazionalità, il mandare avanti questo 'flow', è una cosa che solo il rap può fare". Tutti supervisionati da una colonna portante della musica e della cultura hip hop fin dagli anni Novanta, Bassi Maestro, che ha prodotto le 12 tracce del disco e a cui Guè è legato da un'amicizia ventennale: "Non avevamo però mai fatto un intero disco insieme", racconta lo stesso Maestro, che sul palco insieme al rapper, rigorosamente dietro alla consolle da dj, ha spiegato come è avvenuta la campionatura di alcuni brani presenti nel disco.
Storytelling, musicalità e flow, citazioni e realness, ovvero vita vissuta. Questi gli ingredienti fondamentali di un disco rap, che resta nella storia. Una caratura artistica di peso e spessore, che conferisca autorevolezza al prodotto; la capacità di sfoggiare rime iconiche, che resteranno scolpite come aforismi nella memoria degli ascoltatori; un sound che non si limita a seguire le tendenze, ma le detta, omaggiando il passato e plasmando il futuro.
"Non basta sapere parlare a tempo su una base musicale per fare rap. L’importante è la narrazione, lo storytelling. Ci sono infiniti beat su cui parlare di ogni cosa, ma c’è una regola d’oro: parlate di quello che volete, anche del vostro orto, ma parlate di qualcosa che avete vissuto o almeno visto”, raccomanda il rapper, che, come prova mostra uno stralcio di uno dei brani del disco "Prefissi" in cui sfrutta i prefissi telefonici delle varie nazioni per fare un giro del mondo tra citazioni e rimandi.
"L'importante è l’esperienza, se non l’avete vissuta in prima persona almeno averla vista, altrimenti il rischio è di parlare di strade viste solo su Google Maps", aggiunge sciorinando il detto: "Parla come mangi, parla di qualcosa che sai". Poi parafrasando Ice Cube conclude: "Trasportare l'ascoltatore in una storia resta il top del game... ".
Su tutto deve aleggiare però il talento e una voce in grado di cantare e risultare credibile. E tanta personalità, da non confondere con l'essere un personaggio: "In quel caso saremmo tutti influencer...".
"Madreperla" è però anche una "dichiarazione d’amore alle sonorità e agli artisti che mi hanno ispirato", aggiunge Guè, che con Maestri ha voluto nel disco alcuni pezzi campionati, in un continuo gioco di omaggi e rimandi ai capisaldi più autentici del genere, soprattutto in termini stilistici. Dalla musica black a Ron e Tiromancino, dalle atmosfere dark dell’hip hop newyorkese, ai sintetizzatori psichedelici e distorti portati in dote dal G Funk di Los Angeles.
"Cookies N’ Cream", con il featuring di Anna e Sfera Ebbasta, ad esempio segue la tradizione delle grandi hit da ballare dei primi anni Duemila, che dai club hip hop sono approdate nelle radio di tutto il mondo.
"Mollami pt. 2" è un dichiarato omaggio a una delle tracce dancehall più famose al mondo, "Here Comes the Hotstepper" di Ini Kamoze, che Guè reinterpreta alla sua maniera. "Mi hai capito o no?" riprende l’omonima cover italiana (eseguita da Ron nel 1983) di un classico di Daryl Hall & John Oates, I can’t go for that. "Need U 2Nite" (con Massimo Pericolo) rielabora invece un tesoro perduto del soft rock inglese di fine anni ’70, "Stay With Me Till Dawn" di Judie Tzuke.
A solo un anno dal successo di GVESUS, certificato doppio disco di platino, la nuova imprese di Guè promette insomma grandi cose, almeno nell'universo rap. Del resto lui si definisce il "king" del suo genere: "L’hip-hop è la mia comfort zone... non aspiro al Festival di Sanremo”.