QUARTA E ULTIMA GIORNATA

Home Festival di Treviso, gran finale con The Libertines e London Grammar

I trascinanti Pete Doherty e Carl Barât ritrovano una forte empatia sul palco, mentre la band trip hop inglese incanta tutti. Mannarino fa ballare l'intera kermesse, poi elettrizzata dall'energia degli Afterhours

di Andrea Ferrario
27 Set 2017 - 13:00
 © ufficio-stampa

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Emozioni variegate nella quarta e ultima serata dell'Home Festival, che ha visto sul palco le energiche esibizioni di Libertines e Afterhours, che con il loro trascinante rock hanno infiammato una platea letteralmente incantata poco prima dagli eterei suoni trip hop dei London Grammar. Nel tardo pomeriggio, invece, è stato Mannarino a far gioire e ballare tutta la kermesse, compresi i giocolieri sui trampoli e i membri dello staff dell'evento trevigiano.

Prima degli headliner, tanto rap e Mannarino - Sul Clipper, il palco principale dell'ottava edizione dell'Home Festival, si sono alternati nel pomeriggio l'italo-tunisino Ghali (assai apprezzata la sua "Ora d'aria") e Marracash con Guè Pequeno, i cui fan si sono scatenati soprattutto su "Scooteroni", "Brivido" e "Nulla accade". Conclusa la loro esibizione con "Ninja", arriva il momento del cantautore romano Mannarino, che si conferma un ottimo performer capace di interagire e coinvolgere il pubblico in maniera naturale e spontanea.

Si inizia con le dolci note de "L'impero", ma è dopo "Apriti cielo" che si può dire cominci davvero la festa dell'ultima giornata del Festival: con l'irresistibile brano "Gli animali", infatti, è l'intera Treviso a infiammarsi, tra il pubblico che si lascia andare a prolungati balli in compagnia e il cielo che, ormai al tramonto, fa emergere dal grigio delle nubi un forte colore rosso fuoco. Degno di nota, infine, è il terzetto "Serenata lacrimosa", "Tevere Grand Hotel" e "Me so' mbriacato", che rappresenta l'atto finale dell'esibizione di Mannarino, che tra gli applausi (anche degli addetti ai lavori) lascia libero il palco per l'arrivo dei London Grammar.

L'estasi con i London Grammar - Dopo più di un'ora di intensi balli grazie ai coinvolgenti brani del cantautore romano, la folla può davvero riprendere fiato con i London Grammar, la band trip hop originaria di Nottingham che ha esordito nel 2013 con l'assai apprezzato album "If You Wait". A Treviso, oltre ai vecchi brani, il gruppo presenta "Truth Is a Beautiful Thing", il nuovo disco del giugno 2017, che ha venduto in Gran Bretagna oltre 40mila copie nella sola prima settimana.

La voce di Hannah Reid - splendida e ipnotica - si adatta perfettamente alle luci blu soffuse che accompagnano "Hey Now" e "Big Picture". Dopo un sentito ringraziamento in un italiano quasi perfetto ("Buonasera Treviso, come va? Siamo felici di essere qui"), il gruppo prosegue con la splendida "Nightcall" del dj francese Kavinsky. Da sottolineare, inoltre, la bellezza (specie dal vivo) di brani come "Non Believer", "Sights" e "Metal & Dust", con il quale si chiude l'incantevole performance del trio.

Il garage rock dei Libertines - Headliner della quarta e ultima serata sono i Libertines, con un Carl Barât in grande spolvero e in empatia con il compagno di band Pete Doherty, che indossa la maglia della Nazionale di calcio italiana degli anni Novanta. Già nel backstage, i due - poco prima dell'esibizione - trovano il tempo di dialogare e scherzare con gli addetti ai lavori. Cominciano con "Barbarians" (brano numero uno del loro ultimo disco "Anthems for Doomed Youth", del 2015) e "The Delaney", ma è su "Heart of the Matter" e "Boys in the Band" che la folla sembra definitivamente esplodere.

Ci pensa poi la cornice dell'Home Festival a rendere ancora più emozionante "You're My Waterloo" e splendide "What Katie Did" e "Music When the Lights Go Out". Gran finale - non solo per il concerto dei Libertines, ma anche per l'intera manifestazione trevigiana - con l'esplosivo garage rock della nota "Don't Look Back Into the Sun", brano del 2003, che si conclude con una potente scarica di luci e suoni, e con un lancio di chitarra da parecchi metri da parte di Pete Doherty verso il povero tecnico a lato del palco, che - a fatica - riesce a non farla cadere.

La solita energia degli Afterhours - Non è un caso se gli Afterhours da più di trent'anni raccolgono ottimi consensi sulla scena musicale italiana: Manuel Agnelli e i suoi offrono a Treviso un altro concerto indimenticabile, tra alcuni storici brani dal disco "Hai paura del buio?" (le immancabili "Rapace", "Male di miele" e "Voglio una pelle splendida") e più recenti (come "Il mio popolo si fa" e "Non voglio ritrovare il tuo nome, dall'ultimo album "Folfiri o Folfox").

Quasi superfluo sottolineare come siano state accolte "Il paese è reale" (appassionante anche dal vivo), "1.9.9.6." (cantata dalla folla a tutta voce dalla prima all'ultima parola) e "Bye Bye Bombay", brano del 2002 con cui si conclude a tarda notte l'energica esibizione del gruppo. Prima degli Afterhours, da citare la gradita presenza sullo stesso palco dei Charlatans, rock band inglese attiva dal 1989 e dalla lunga ed eccellente carriera, fresca del suo tredicesimo album "Different Days" (2017), che vede la collaborazione di artisti d'eccezione tra cui Paul Weller e New Order.

L'incontro con Rodrigo D'Erasmo degli Afterhours - Prima dell'esibizione, Tgcom24 ha incontrato il violinista degli Afterhours Rodrigo D'Erasmo, che è ritornato sull'ultimo doppio album della band ("Folfiri o Folfox", del giugno 2016) e ha poi raccontato qualcosa di sé e dei suoi passati progetti.

"Terminata la composizione dei pezzi di 'Folfiri o Folfox' avevamo così tanto materiale - spiega - che era difficile raccoglierlo in un solo disco. Potevamo fare un'opera di 78 minuti, ma ci sembrava troppo massiva e pesante; abbiamo quindi deciso di dividerlo in due parti, che possono esistere anche da sole. L'ascolto è risultato indubbiamente più fruibile".

Rodrigo poi sottolinea che la mole delle canzoni composte era talmente voluminosa "da poter fare anche un triplo album. Ci è quindi rimasto del buon materiale, che si può utilizzare in un eventuale nuovo disco o anche per singoli, dato che ormai l'industria musicale e le modalità di pubblicazione dei brani stanno cambiando. Posso anche dire che in 'Folfiri o Folfox' non abbiamo inserito un potenziale singolo - una sorta di pop-rock alla Clash - perché non c'entrava molto col contesto sonoro dell'album", che potrà però essere utile in futuro.

Ma come nasce una canzone degli Afterhours? "Dipende dai periodi e dai dischi. In 'Folfiri o Folfox' la parte creativa è partita da me e da Manuel Agnelli, a quattro mani, un po' da spunti o solo miei o solo suoi. Abbiamo poi fatto un grosso lavoro con Fabio Rondanini" - il batterista - "per dare una forma-canzone e capire che tipo di soluzioni ritmiche potevamo adottare. E' stato stimolante scrivere in funzione delle ritmiche che pian piano stavano venendo fuori. C'è poi stato anche molto lavoro di file sharing con tutti gli altri, ossia si spediva un'idea e tornava un piccolo arrangiamento, come un riff ad esempio, che andava pian piano ad arricchire l'architettura dei singoli brani. Non c'è stata alcuna sessione di jamming in questo disco".

In pochi sanno che Rodrigo D'Erasmo ha anche collaborato con i Muse per la realizzazione della parte orchestrale del brano "Survival", inserito nel disco "The 2nd Law" dell'ottobre 2012. "Servivano delle parti di archi che avevano deciso di aggiungere in coda, dato che la canzone era praticamente finita. Non ho avuto contatti con loro, ma è stata un'esperienza molto bella, anche se minimale. E' stato importante soprattutto per il ritorno che ne è venuto dopo, piuttosto che l'esperienza effettiva, comunque ottima per il mio curriculum. Ma chissà, in un futuro potrà capitare di avere una collaborazione più biunivoca con i Muse, a stretto contatto con la band...".

E per quanto rigurda i fan, ci sono stati cambiamenti dopo la partecipazione di Manuel Agnelli a X-Factor? "Non molto, anzi i fan cambiano ciclicamente, per fortuna: c'è un ricambio generazionale che avviene anche con il semplice passaparola. Ma onestamente, ti ripeto, non c'è stato un grosso cambiamento dopo la partecipazione di Manuel a X-Factor. Ho visto più che altro tanti curiosi che si sono affezionati al personaggio Manuel e si sono poi informati sulla sua band e su che tipo di musica fa, rimanendo secondo me anche un po' scioccati. Quello che facciamo non credo sia adatto a un pubblico generalista, è una proposta un po' ostica per il pubblico medio. Non è per fare gli snobè oggettivamente così".

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