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Oltre cinquant'anni in scena: la carriera da sogno del cantante e showman napoletano
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Il 3 maggio Massimo Ranieri taglia il traguardo dei 70 anni. Quella del cantante e attore napoletano è una carriera col botto, ricca di successi e iniziata quando aveva solo 13 anni, dopo un’infanzia vissuta in povertà. Il primo contratto discografico arriva nel 1966 e a soli 18 anni esordisce al cinema nel film "Metello" di Bolognini che gli vale il David di Donatello. In parallelo il percorso a teatro. Inanella una vittoria al Festival di Sanremo, due a Canzonissima e incide 31 album grazie ai quali è tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi nel mondo (oltre 14 milioni).
"Ho cominciato a cantare a 8 anni per un motivo soltanto: la paura. Non sapevo nuotare", raccontava nella sua autobiografia, ripercorrendo gli anni nel quartiere Pallonetto a Napoli, quando ancora era solo Giovanni Calone, quinto di otto figli: i cugini lo terrorizzavano con la costante minaccia di buttarlo in acqua e per scamparla, lui cantava e racimolava monetine dai passanti da dividere poi.
Giovanni Calone, questo il suo vero nome, nasce in una famiglia operaia, nel popoloso e povero quartiere del Pallonetto di Santa Lucia. Sin da bambino è strillone e posteggiatore per guadagnarsi da vivere. Il primo disco arriva a 13 anni, e lo incide con lo pseudonimo Gianni Rock: questo lo porta a New York come spalla di Sergio Bruni, re della melodia partenopea nel mondo. Poi il successo con il nuovo nome d'arte "Ranieri", Massimo sarà aggiunto solo in tv nel varietà "Scala Reale" dove a 15 anni canta "L'amore è una cosa meravigliosa". Nel 1968, a Sanremo, porta in finale il brano "Da bambino" mentre il 1969 è l'anno di "Rose rosse", con cui vince il Cantagiro. A Canzonissima prima arriva sul podio con "Se bruciasse la città" e poi vince grazie a "Vent'anni" (1970), ripetendo l'exploit due anni dopo con "Erba di casa mia". Fino al ritorno vincente a Sanremo nel 1988 con "Perdere l'amore".
Intanto il cinema si accorge di lui. Mauro Bolognini lo sceglie come protagonista per "Metello" (1970), che gli fa guadagnare il David di Donatello come miglior attore. Seguono, tra i molti titoli, "Bubù" (1971), ancora con Bolognini; "La cugina" (1974) di Aldo Lado, "Con la rabbia agli occhi" (1976) di A. M. Dawson, "La patata bollente" (1979).
In parallelo la carriera in teatro, in tv. Sul palco porta "L'anima buona di Sezuan" diretto da Giorgio Strehler, "Pulcinella" e "Liolà" per la regia di Maurizio Scaparro e al Sistina con la commedia musicale "Rinaldo in campo' targata Garinei & Giovannini nel ruolo che fu di Domenico Modugno, poi il musical 'Barnum" e ancora "Poveri ma belli" e "Canto perché non so nuotare". In tv ripropone le commedie di Eduardo De Filippo da "Filumena Marturano" a "Napoli milionaria" e conduce il programma "Sogno e son desto".
Appena prima del lockdown per la pandemia offre l'esibizione da superospite a Sanremo in un duetto con Tiziano Ferro. Sempre sul palco di Sanremo 2020 presenta il nuovo inedito "Mia Ragione" preludio del nuovo disco uscito il lo scorso novembre "Qui e adesso", frutto della collaborazione con Gino Vannelli, che ha prodotto e curato gli arrangiamenti dei 17 brani, di cui 4 inediti e 13 "lati B" degli anni 70, messi in ombra all’epoca dai successi che li hanno accompagnati nella pubblicazione.