C'E' ANCHE UN INEDITO DI AUGUSTO

I Nomadi, sempre in corsa: "In 'Milleanni' passato e presente si danno la mano"

La band di Novellara pubblica il nuovo album, concept su temi di attualità realizzato pescando dal repertorio brani meno noti. Tgcom24 ne ha parlato con Beppe Carletti

di Massimo Longoni
02 Giu 2019 - 08:52
 © andrea-colzani

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Si intitola "Milleanni" il nuovo album dei Nomadi. Un disco particolare, dove due inediti si inseriscono nella rielaborazione di brani storici "minori" della discografia del gruppo per dare vita un concept album che affronta temi attualissimi, dal razzismo ai poteri forti. "Sono canzoni che vanno dal 1973 a oggi ma sembrano scritte tutte ieri - spiega Beppe Carletti a Tgcom24 -. La dimostrazione di come non abbiamo mai tradito la nostra storia".

I Nomadi sono di nuovo qui. Dopo oltre 50 anni di carriera il gruppo guidato da Carletti non ci pensa nemmeno a fermarsi e sforna un nuovo album, costruito in maniera inusuale. Non una una raccolta o un best of, ma la ricerca nelle pieghe della propria storia di brani che in qualche modo raccontassero l'oggi, in molto occasioni anticipandolo. Il punto di partenza sono stati due pezzi inediti, "Milleanni" e "L'orizzonte di Damasco", presentati per gli ultimi due Festival di Sanremo ma non accettati dalla commissione. "Per me non è un problema, presentare un brano al Festival non ci costa nulla ma il fatto che non venga preso non significa che per noi perda di rilevanza" dice Carletti.

© ufficio-stampa

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Come è nata l'idea di questo concept?
Sì. Volevamo utilizzare queste due canzoni ma non fare la solita raccolta con dentro "Io vagabondo" o "Dio è morto". Allora mi sono messo a spulciare nella memoria alla ricerca di brani poco conosciuti che avessero un filo rosso a unirli. Ed è venuto fuori questo disco.

Questi erano pezzi in qualche modo dimenticati o che facevano parte comunque dei vostri concerti?
La prima. "Bianchi e neri", "La storia", sono anni che le suonavamo. "Con me o contro di me" erano almeno quattro anni che non compariva in scaletta e abbiamo ricominciato a rifarla di recente. D'altronde con un repertorio di 320 pezzi diventa difficile fare tutto... Ma ovviamente con l'uscita dell'album abbiamo ricominciato a metterle in programma.

In questa unione tra passato e presente trova spazio anche una registrazione inedita di Augusto Daolio.
Sì, questa traccia vocale di "Mai noi no" l'aveva incisa nel 1989. E' interessante perché rispetto alla versione che poi realizzammo nel 1992, questa ha un testo completamente diverso nel ritornello, ma sempre scritto da Augusto. E' stato il mio fonico, che è con noi da 40 anni, a farmi notare che avevamo questo provino. E lo abbiamo messo così com'era, senza ritoccare nulla. Giusto nel finale ho voluto inserire la voce di Yuri, in modo da rendere concreto il passaggio di testimone tra passato e presente.

Rivedi in lui qualcosa di Augusto?
Sono stato 30 anni con Augusto e sono sicuro che avrebbe amato Yuri. Sono abbastanza simili come modo di essere. Ovvio che il carisma di Daolio è qualcosa che non metto nemmeno in discussione, ma ma Yuri ha lo stesso entusiamo, la voglia di stare sul palco e in mezzo alla gente. Lo si vede nei concerti quando scende tra il pubblico a cantare.

Augusto torna anche nel pezzo finale "Il Paese".
Sì. Quello è uno strumentale fatto con la fisarmonica ma alla fine c'è la voce di Augusto che dice "questo è il paese dove son nato". Piaccia o non ci piacca questo è.

Mettere insieme composizioni che coprono un arco temporale di quasi 50 anni poteva essere rischioso per la compattezza del disco. Hai toccato molto gli arrangiamenti?
In realtà no. L'unità formale dell'album è data dalla nostra coerenza artistica. Non ci siamo mai piegati alle mode, siamo sempre rimasti fedeli a noi stessi. Quindi come arrangiamenti ho toccato davvero poco. A fare da elemento unificante c'è la voce di Yuri e ovviamente la tecnologia di produzione e registrazione di oggi, che sono molto migliori che in passato. Tanto più che noi siamo sempre stati un band da live, che non ha mai curato particolarmente il lavoro in studio.

I Nomadi sono sempre stati considerati una grande famiglia. A confermare questo c'è l'intervento di tua figlia nei testi dei due brani inediti. Com'è stato lavorare con lei?
E' partito tutto da un messaggio di auguri che mi aveva dedicato l'anno scorso, dove scriveva "il mio papà ha mille anni dentro". Mi è piaciuto molto e allora le ho chiesto allora di integrarlo nella canzone. Inizialmente era un po' reticente ma poi si è fatta prendere e ha fatto un bel lavoro. Ha messo lo zampino anche ne "L'orizzonte di Damasco". D'altronde ha respirato Nomadi sin da quando era bambina, e sentiva me e Augusto lavorare in casa.

E adesso il futuro cosa porta?
Intanto un po' di concerti nei prossimi mesi. E poi un album nuovo. Perché io non mi fermo mai. Questo è finito, è ora di pensare al prossimo. E ce l'ho già tutto nella testa...

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