DIRETTORE D'ORCHESTRA

Beatrice Venezi presenta il suo album "Heroines": "La classica alla portata di tutti, nel nome delle donne"

E' uscito il 3 dicembre l'ultimo lavoro del giovane Maestro, che raccoglie Preludi, Sinfonie, Intermezzi e Suite tratte da opere con figure femminili come protagoniste

di Antonella Fagà
06 Dic 2021 - 11:49
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Tenacia, resilienza, coraggio e perseveranza. Sono queste le caratteristiche che legano le "eroine" di Beatrice Venezi, Direttore dell’Orchestra della Toscana e dell’Orchestra Milano Classica, tra le più giovani (ha 31 anni) donne al mondo a dirigere orchestre a livello internazionale. E "Heroines" è il titolo del suo album uscito il 3 dicembre, un viaggio, lungo due secoli di storia della musica, attraverso straordinari personaggi femminili, un inno alla forza delle donne, esempio di sensibilità e di eroismo. Registrato con l'Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, il disco si concentra su Preludi, Sinfonie, Intermezzi e Suite orchestrali tratte da opere di Verdi, Strauss, Shostakovich, Cherubini, ma anche di Piazzolla e Lloyd Webber, che in musica hanno portato donne del calibro di Giovanna d'Arco, Isotta o Evita, ma anche Medea e Maria de Buenos Aires o Lady Macbeth, anti-eroine per eccellenza.

"Heroines" è composto da una serie di brani, con una vera e propria playlist, come un album pop, cosa l'ha condotta a questa scelta?
E' stato un esperimento. Sono sempre alla ricerca di nuove modalità per comunicare con il pubblico e per arrivare a più persone possibili e questo mi porta a sperimentare.
Per fortuna ci sono piattaforme come Spotify che permettono a tutti di accedere ad ogni tipo di musica e così ho pensato che fosse interessante applicare anche alla classica un concetto diverso di fruizione

A Sanremo Giovani, lo scorso anno, dove il grande pubblico l'ha conosciuta in veste di giudice, ha dimostrato una grande competenza musicale anche nel mondo della musica cosiddetta leggera, "Heroines" nasce anche sulla scia di questa esperienza e cosa pensa delle contaminazioni tra classico e pop?

Io ascolto musica di ogni genere, mi piace capire cosa si muove intorno a me e capire cosa sta succedendo, perché la musica è lo specchio della società
In quanto alle contaminazioni... Nel nostro Paese si fa ancora molta differenza tra classic e pop music. In America la Philarmonica di Los Angeles, per fare solo un esempio, si esibisce un giorno con Dvorack e un giorno accompagna Billy Eilish, c'è molta più contaminazione. Io personalmente non amo molto il risultato estetico del cosiddetto crossover, ma credo che ci siano delle forme nuove attraverso le quali far riscoprire la musica classica. Molti artisti pop e rock hanno usato musica classica nei loro brani, dai Maroon 4 ai Green Day per fare un esempio. Insomma secondo me si possono trovare forme ibride per presentare la musica classica e questo mi interessa molto.

"Heroines" è anche questo?
Tra i miei sogni c'è quello di poter lavorare concretamente per portare la bellezza della musica classica a tutti, per rendere la musica alta meno elitaria e un po' più pop, questo è il mio vero crossover

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Alla portata di tutti e con tante visualizzazioni su Spotify e YouTube come gli artisti pop?

"Heroines" ha anche questa vanità, voglio portare il contenuto classico a quanto più pubblico possibile. Se il mezzo della notorietà e delle visualizzazioni serve a rendere la classica più popolare, fruibile e accessibile allora sì anche questo va bene

Perché ha scelto di parlare di "Eroine"?
Con il mio ultimo libro “Le sorelle di Mozart”, mi ero già concentrata sulla tematica femminile, che mi sta da sempre a cuore, ho così deciso di esplorarla anche in ambito discografico
partendo da un personaggio che amo particolarmente la Lady Macbeth di Shostakovich, una donna vessata e abusata che si conquista la propria libertà con l’omicidio. Questa opera è stata anche censurata in Russia perché regala l’immagine di una donna che si ribella alla società. È stata considerata eversiva dal regime comunista. In sé porta i germi del positivo  del negativo dell'eroico e dell'antieroico. Ed è così che mi sono chiesta: cos'è eroico? Da lì è arrivato "Heroines".

Ma cosa vuol dire essere eroine, ieri ma anche oggi, dopo anni e anni di lotte attraverso le quali le donne hanno ottenuto molti diritti?

Ma quanto ancora manca, pensate da che dislivello colossale siamo partite, un dislivello stratificato nella storia!! Oggi l'eroina è chi continua a lottare, non per facciata o spinta dalla corrente, non attraverso una lotta di forma, bensì di sostanza, che vada ad intaccare dal punto di vista pratico la realtà delle cose

Oggi più di prima abbiamo paura del giudizio altrui. Viviamo in una società sovraesposta del politically correct, dove non ci si esprime veramente non per la paura di offendere, ma per la paura di essere attaccati e giudicati. Eroina è chi parla senza avere paura dello stigma sociale
Le donne di cui parlo nel disco appartengono a diversi periodi storici, due secoli di storia, ma sono legate tutte da tratti comuni, la resilienza, la tenacia, la forza, il coraggio, la perseveranza. Tutte caratteristiche al femminile

Parlando di lotta per l'emancipazione e l'empowerment femminile, lei non ama essere chiamata Direttora, ma per l'eliminazione dei cliché sessuali, soprattutto nei termini che definiscono le professioni, non si dovrebbe partire proprio dal linguaggio? 
Quello che non mi convince, non sono le parole di per sé, ma il modo di pensare alle professioni tout court. La professione è solo una, piuttosto concentriamoci su termini neutri che ci consentano di definire un mestiere senza differenze di genere. 

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E la sua esperienza personale?
Per come ho vissuto io il mio percorso artistico il titolo ha poca importanza, ciò che conta è essere considerata alla pari.
Per arrivare alla parità però bisognerebbe cominciare a pensare in maniera neutra e valutare le persone non per genere ma per merito.
Sottolineare invece il maschie e femminile all'interno di una professione va, secondo me, nella posizione direttamente opposta. Parlare di direttora o direttore vuol dire avere già un preconcetto. 
Una cosa che mi ha fatto molto riflettere è ad esempio il fatto che le attrici americane tendono a farsi chiamare actor e non più actress, proprio per essere considerate allo stesso livello dei loro colleghi, anche e soprattutto a livello economico, che è un obiettivo non da poco. 

Come è stato essere donna nella sua professione? 
Essere donna in questo lavoro ti obbliga a partire con un handicap, almeno nel nostro Paese. Entrando in alcune orchestre di grandi professionisti succede spesso che ti guardino in cagnesco: "Potresti essere mia figlia, sei donna e sei pure bionda che cavolo vuoi?"
Se ti lascia spaventare da questo non puoi fare questa professione. Allora bisogna utilizzare delle strategie per dimostrare di valere. Non serve un curriculum, quando arrivo, vengo giudicata ancora oggi.

Quali sono le sue sue eroine moderne di riferimento?
Sono tante, da Evita, che ho messo nel disco, personaggio in carne ed ossa, una donna che si è battuta per la causa femminile in tutti i modi possibili facendo accettare la paternità congiunta e il suffragio universale nell'Argentina degli anni Cinquanta, pur venendo dai Barrios, all'inventrice della minigonna Mary Quant.

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Look sexy e femminile e ruolo professionale?
Sul lavoro e nelle orchestre soprattutto, bisogna sempre stare attente, è anche un discorso di rispetto reciproco e del ruolo e dell'istituzione per cui si lavora, io vado mediamente in jeans e camicetta, non faccio particolare attenzione ma capisco che l'occhio è subito pronto a giudicare e criticare. Un altro stigma da eliminare.

Oltre alla musica Beatrice ama...?

Viaggiare sia per lavoro sia per piacere, sono molto curiosa, mi piace confrontarmi con culture diverse, vedere posti nuovi. Starei sempre con la valigia in mano e sono abituata a farlo anche perché sono nata negli anni Novanta, quando anche l'ultimo muro era caduto e non c'erano più limiti e frontiere. Il lockdown è stato pesante per me in questo senso. 
Mi piace anche stare a contatto con la natura, camminare in montagna e andare a cavallo 
La natura è rigenerante.

C'è un esponente della musica pop con cui collaborerebbe?
Allora fare pop sinfonico, tipo Sanremo con un'orchestra, mi piacerebbe, ma a quel punto credo che nessun teatro mi chiamerebbe più per dirigere!!! 
In generale non sono particolarmente interessata comunque, ma mai dire mai, purché fatta con qualità una collaborazione non la escludo. La mia preferenza musicale è il brit pop, mi piacciono anche i Massive Attack e molto i Maneskin...

Beatrice Venezi su un palco con il basso a fare rock... credibile direi
Perché no, non sapete quanto era rock Beethoven!!!

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