I protagonisti de "Il Gladiatore", 20 anni fa al cinema
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Il 19 maggio 2000 usciva in sala il colossal di Ridley Scott. Russell Crowe rivela: "Massimo Decimo Meridio non doveva morire"
"Al mio segnale scatenate l'inferno". Basta una semplice frase per ricordare all'istante "Il Gladiatore", uscito in Italia 20 anni fa, il 19 maggio 2000. Il film di Ridley Scott è stato premiato sia da incassi strepitosi sia da ben cinque Oscar, tra cui miglior film e miglior attore protagonista, Russell Crowe. Quello di Massimo Decimo Meridio, generale fidato di Marco Aurelio, assassinato dal figlio Commodo (Joaquin Phoenix), che viene ridotto in schiavitù e costretto a fare il gladiatore è diventato il ruolo iconico dell’attore neozelandese.
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Massimo Decimo Meridio è un generale romano fedele a Marco Aurelio (Richard Harris). Dopo che l'imperatore è ucciso da suo figlio Commodo (Joaquin Phoenix), Massimo non riconosce l'autorità di quest'ultimo ed è condannato a morte. Ma il generale riesce a fuggire e si ritrova a fare il gladiatore alle dipendenze del mercante di schiavi Proximo (Oliver Reed). Divenuto un invincibile lottatore a Roma, alla fine ha la sua vendetta e sfida nel Colosseo il perfido Commodo, che ha anche ordinato l'assassinio della moglie e del figlio di Massimo.
Di certo il punto forte del kolossal non è l'attendibilità storica, tra anacronismi ed errori, o la poco credibile sceneggiatura, ma risiede nell'azione supportata dal montaggio di Pietro Scalia e dalla colonna sonora di Hans Zimmer e nella figura chiave del vero eroe d’altri tempi, segnato da coraggio, onestà e un codice morale non si incrina neanche davanti alle ingiustizie.
PROBLEMI DI SCENEGGIATURA - Tra i cambiamenti, rispetto allo script, decisi da Ridley Scott e Russell Crowe poche settimane prima dell'inizio delle riprese, c'è stato anche il destino del protagonista: "Nella sceneggiatura originale Massimo Decimo Meridio sopravviveva", ha svelato Crowe al magazine britannico Empire. “Quel discorso, ‘Il mio nome è Massimo Decimo Medio...’ è praticamente il biglietto d’addio di un suicida”, ha spiegato l'attore in un’intervista. “Ricordo Ridley venire da me sul set e dirmi: ‘Guarda, per come è delineata la storia, non vedo come tu possa vivere. Il personaggio è focalizzato su un atto di pura vendetta per sua moglie e suo figlio e una volta che l’ha compiuta, cosa fa?'”. E Russell su questo amava scherzare: “Chiedevo ‘sì, che fa dopo Massimo? Finisce ad aprire una fottuta pizzeria vicino al Colosseo?’. Lui ha un solo proposito, incontrare sua moglie nell’aldilà e chiederle scusa per non essere stato là per lei”.
IL NO DI ROMA - La produzione del film chiese al comune di Roma di poter realizzare alcune scene dei duelli dentro il Colosseo, ma la richiesta fu rifiutata dato che l'anfiteatro era in fase di restauro. Venne così ricostruita a Malta una replica di una parte del Colosseo in scala ridotta a un terzo (mentre un'altra parte fu creata digitalmente negli studi di Los Angeles). Per la sua realizzazioni ci sono voluti cinque mesi e il costo è stato stimato a un milione di dollari.
INFORTUNI SUL SET - Russell Crowe arrivò sul set dopo aver perso 18 Kg. Durante le riprese si è fratturato l’osso dell’anca, ha avuto uno strappo al tendine di Achille e ha perso la sensibilità del pollice destro. In più le ferite che ha sul viso, che si vedono nella scena iniziale, sono vere: il suo cavallo lo aveva spinto contro i rami di un albero.
TIGRI VERE - Le tigri per la sequenza della lotta di Massimo nell’arena vere e provengono dallo zoo di Rabat, in Marocco, dove è stata girata parte del film. Dopo pochi giorni sul set, le tigri non ammaestrate si sono perfettamente ambientate. Per prevenzione sul set era presente un veterinario armato di fucile e frecce colme di tranquillanti, qualora i felini avessero deciso di attaccare. Per sicurezza Russell Crowe fu tenuto ad almeno 15 metri di distanza dagli animali.
LA MORTE DI OLVER REED - Oliver Reed, che interpreta Proximo, è morto a 61 anni poco prima del termine delle riprese, per un attacco cardiaco. Reed era solito bere, ma aveva promesso al regista che lo avrebbe fatto solo nel fine settimana. Ma l’attore decise di accettare una gara di bevute con dei marinai di un cacciatorpediniere britannico. E la quantità di alcool ingerita gli è stata fatale. Ridley Scott non volle sostituire l'attore con un altro e le ultime scene in cui compare sono state create con la tecnica digitale grazie a spezzoni di scene tagliate.
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