Il rapper romano pubblica il suo secondo album dopo il successo dell'esordio di due anni fa. Tgcom24 lo ha incontrato
di Massimo Longoni© Ufficio stampa
Il Tre torna a due anni dal debutto di "Ali" con il nuovo album "Invisibili". Un lavoro figlio del vissuto e delle esperienze di questi ultimi due anni e mezzo, periodo in cui ha scritto, viaggiato, esplorato i suoi pensieri e sentimenti, riconfermando l’amore per le parole con cui ama giocare e dimostrare le sue capacità tecniche. Dodici tracce che si alternano tra energia e intimità e racchiudono la sua visione del mondo.
Per Il Tre è arrivato il momento della prova del nove. Con un album di esordio andato subito al primo posto in classifica e capace di guadagnarsi 4 dischi di platino e due d'oro, regalando a Guido Senia (questo il suo vero nome - ndr), un posto tra le stelle nascenti del panorama hip-hop italiano, il secondo disco porta con sé tutta una serie di responsabilità di cui il ragazzo romano, classe '97 è pienamente consapevole. "'Ali'" era un po' un salto nel vuoto, era il mio primo album, c'erano tante incertezze e punti di domanda. Da allora ho preso sicurezza, mi sono reso conto che faccio il mestiere che sognavo, con tutti i pro e i contro - dice -. Perché fai un sacco di cose belle ma devi anche confrontarti con situazioni difficili. Un disco o un singolo può andare più o meno bene, avere un riscontro minore del precedente. Quindi bisogna sempre stare attenti alle mosse che si fanno stando sempre coscienti del fatto che non si può accontentare il 100% del pubblico".
Hai avvertito una pressione per questo secondo disco?
Inevitabilmente credo accada un po' a tutti. Dopo un primo posto in classifica non si può che andare peggio... Quindi ci sono due letture: se arrivi sotto la prima lettura è che hai fallito. La seconda, di cui ho preso coscienza, è dopo tre anni dal primo album, anche solo esordire al secondo, terzo posto, significa che sei ancora lì, e in un periodo in cui tanti spariscono nel nulla dopo il primo disco è già importante.
Perché questo disco parla degli invisibili?
Volevo far parlare ai molti ragazzi che si sentono invisibili e temono di rimanerlo per tutta la vita. Credo che l'importante sia essere rilevanti, è meglio fallire dopo essere stati presenti, essere vivi, piuttosto che rimanere nell'ombra al sicuro ma senza mai mettersi in gioco. Meglio scendere in campo e perdere che rimanere nello spogliatoio.
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Il disco alterna momenti molto spinti a brani decisamente melodici. Sono i due registri che ti rappresentano?
Mi piace dare queste due anime. Tempo fa un ragazzo ha commentato su Instagram "Il Tre ha due mood: o piagnone o spaccatutto". E in effetti è proprio così. Mi piace fare pezzi tristi che in molte occasioni mi rappresentano. Ma amo anche fare il rap perché è da lì che vengo. E questi due mood poi si materializzano anche nei live, dove ci sono i momenti aggressivi, "da guerra", e quelli in cui si accendono le luci dei telefoni.
Il disco vede il featuring di Nicola Siciliano in "Big Show" e di Nitro ed Enzo Dong in "Calling Break". Come sono nate queste collaborazioni?
Volevo che "Big Show" diventasse un pezzo fuori dalle righe e sapevo che Nicola avrebbe fatto qualcosa di un po' pazzo, e così è stato. Mentre su "Calling Break" volevo due rapper molto forti, uno napoletano, e quindi ho pensato a Enzo Dong, e poi Nitro che non ha bisogno presentazioni.
Il rap che proponi tu presuppone grande tecnica nel flow e si discosta dalla maggior parte di quello che va in Italia.
Mi piace quel tipo di rap, nei pezzi mi piace strafare, per questo mi alleno sempre per migliorarmi tecnicamente. Per me è una forma di comunicazione ma anche un esercizio di stile. Rappare a una velocità normale su un beat anni 90 credo sia una formula un po' vecchia. E poi penso sempre alla situazione live, dove mi piace dare questi picchi adrenalina al pubblico.
Quanto lavori su un testo?
Tempo fa la situazione era molto meno professionale. Raramente rimettevo mano ai testi che scrivevo. Adesso invece, essendo maturato, cerco di curare ogni aspetto. Per questo disco sono intervenuto su diversi brani dopo averli ascoltati per mesi e mesi. In alcuni ho cambiato addirittura strofe intere o le parole dei ritornelli.
Da "Ali" come è cambiato il tuo modo di lavorare?
Intanto sono uscito dalla mia comfort zone. La maggior parte pezzi del primo disco erano stati scritti a casa, mentre adesso scrivo un po' ovunque. In fondo scrivere sempre nello stesso luogo ti dà sempre le stesse vibrazioni. Ora invece ho notato che quando scrivi una cosa di getto in un altro posto, facendosi trasportare da quell'energia, è la cosa giusta, tornare a casa per scrivere ammazzerebbe quel tipo di sensazione.
L'album si chiude con un brano speciale, "Lettera al padre", che è una sorta di dialogo tra te e tuo padre. Come mai?
E' un pezzo che è nato in maniera molto casuale. Stavo facendo una passeggiata e ho incrociato due persone che stavano parlando di qualcuno che non c'era più e ho pensato che per un domani avrei voluto il modo di riascoltare la voce di qualcuno che è stato una colonna portante della mia vita. Questa non è una canzone vera e propria, è più un flusso di coscienza, un botta e risposta tra me e lui, lo ha reso ancora più particolare. Non c'è un ritmo perché renderla canzone l'avrebbe sminuita.
Questi i primi appuntamenti:
16 Settembre: Discoteca Laziale - Roma (RM) - 15:00
17 Settembre: CorridoMnia Shopping Park - Corridonia (MC) - 17:00
19 Settembre: Galleria del Disco c/o Le Murate Caffè Letterario - Firenze (FI) - 15:00
20 Settembre: Mondadori Duomo - Milano (MI) - 16:00
21 Settembre: Mondadori Bookstore - Torino (TO) - 16:00
22 Settembre: Shopville Gran Reno - Bologna (BO) - 18:00
23 Settembre: Centro Commerciale Conè - Conegliano (TV) - 17:00