All’Auditorium San Fedele di Milano cdal 25 settembre al 4 dicembre con live e anteprime inedite
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Torna Inner Spaces all’Auditorium San Fedele di Milano con l’edizione autunnale dal 25 settembre al 4 dicembre. La rassegna di musica elettronica e arti audiovisive da oltre dieci anni è il punto di riferimento per la sperimentazione e la ricerca interdisciplinare. Intitolata “Memoria e continuità creativa”, la stagione pone l'attenzione sul desiderio di integrare itinerari di ascolto che abbracciano diverse epoche storiche, mantenendo in primo piano la produzione elettronica.
"La musica è un’arte in divenire, che ricerca ogni volta nuove soluzioni formali, nuovi complessi sonori, ed elabora l’espressione di una poetica del presente. Ma, al tempo stesso, l’attuale produzione nel campo musicale è memore in un modo più o meno consapevole del patrimonio vivo delle grandi opere prodotte nel corso della storia. C’è una linea inseparabile che congiunge passato e presente, attraversando anche zone di apparente rottura con ciò che precede. Il presente è sempre in posizione di debito rispetto al passato, da una memoria storica che precorre, da cui proviene".
Un aspetto cardine dell'edizione autunnale 2023 è la presentazione di una “scuola italiana” con artisti di diverse generazioni che hanno conquistato una platea internazionale. In programma, dal decano Francesco Messina, che per la prima volta in assoluto esegue dal vivo l’album di culto “Prati Bagnati del Monte Analogo”, ad Alessandro Cortini, passando per Donato Dozzy fino a Marta Salogni.
Lo spettacolo inaugurale, lunedì 25 settembre, ha come protagonista Francesco Tristano, musicista che rappresenta perfettamente il tema della stagione, affrontando il rapporto tra memoria e continuità creativa. Il pianista italo-lussemburghese propone una drammatizzazione musicale rileggendo il Seicento tastieristico italiano e inglese (Frescobaldi, Gibbons, Bull) con integrazione di sue composizioni in stile antico o con fraseggi improvvisati e accenni alla Fantasia romantica, tra risonanze elettroniche, elementi percussivi, riverberi saturati e disarmonici. Nella prima parte, il Syntax Ensemble, residente a San Fedele, porta in scena un collage senza soluzione di continuità in cui si succedono opere di David Lang, Luciano Berio, Beat Furrer, Gubajdulina, intrecciate in una cornice elettronica di Iannis Xenakis.
Lunedì 9 ottobre, in collaborazione con la Milano Digital Week, si succedono due momenti musicali: la rappresentazione di “Reflection”, opera di Brian Eno del 2017, e il viaggio audiovisivo nelle “Phantom Islands” di Andrew Pekler. Due modi di investigare la tematica dello sviluppo dei limiti partendo dal linguaggio di artisti che integrano tecnologie digitali, però al servizio di un’esperienza di ascolto live comunitaria, di una modalità fruitiva in presenza di tipo immersiva, grazie all’impianto audio spazializzato di San Fedele.
Il 16 ottobre ritorna dopo dieci anni a San Fedele Tim Hecker, che presenta la sua più recente produzione “No Highs” ridisegnata per l’impianto audio spazializzato dell’Auditorium San Fedele. L’artista canadese, noto per le sue composizioni corpose e spirituali, si pone questa volta in un atteggiamento di aperta contestazione nei confronti della passività nell’ascolto di tanta musica ambient commerciale da sottofondo che invade il mercato mondiale dello streaming. L'artista offre all’ascoltatore un viaggio musicale iniziatico per smascherare le seduzioni delle sirene e giungere a compimento di un percorso catartico, alla purezza di una musica eterea. Introduce la serata l’ascolto con acusmonium di tre brani di Maryanne Amacher, tratti dall’album “Sound Characters (Making The Third Ear)”, in cui la compositrice raccolse varie musiche realizzate per installazioni multimediali e frutto della sua ricerca nel campo del fenomeno psicoacustico delle emissioni otoacustiche.
Lunedì 6 novembre il produttore Donato Dozzy si esibisce dal vivo con un set inedito in quadrifonia e strumentazione esclusivamente analogica. Con la sua rara capacità di farsi strada nella mente delle persone sia in contesti contemporanei che classici, riesce sempre a smuovere lo stato d'animo del suo pubblico, che trasporta in simbiosi attraverso viaggi sonori ipnotici di volta in volta differenti, minimali ancorché ricchi di dettagli, senza cavalcare tendenze o tracciati già percorsi. Apre il concerto il Duo pianistico Emanuela Piemonti e Alfonso Alberti con una delle opere più riuscite di Philip Glass, “Four Movements” del 2008, sintesi magistrale del minimalismo espressivo dal forte impatto emotivo.
Il quarto appuntamento di Inner Spaces, martedì 21 novembre, è condiviso con Linecheck - Music Meeting and Festival opening event. Per l’occasione, salgono sul palco due artisti di generazioni differenti. Per la prima volta in assoluto, il compositore Francesco Messina esegue dal vivo insieme a Michele Fedrigotti (pianista) e Marco Guarnerio (musicista e sound engineer) l’album di culto “Prati Bagnati del Monte Analogo”, pubblicato nel 1979 sulla leggendaria Cramps Records in una serie curata da Franco Battiato, che ne è stato anche il produttore. Ispirato al romanzo surrealista di René Daumal “Le Mont Analogue” dà vita a un insieme di melodie delicate e sottili giochi armonici che incorporano diverse tradizioni creative. In apertura Marta Salogni, tra gli ingegneri del suono più apprezzati e ricercati del momento, artefice della produzione e del mixaggio di artisti del calibro di Björk, Depeche Mode e Bon Iver, ma anche compositrice dal talento cristallino. Presenterà live la sua ultima uscita, “Music For Open Spaces”, con musiche registrate tra il deserto di Joshua Tree, la Cornovaglia e la sua dimora londinese.
Per l’ultima tappa della rassegna la performance audiovisuale dal vivo di Alessandro Cortini, lunedì 4 dicembre. Celebrato non solo come tastierista della band industrial americana Nine Inch Nails, è l’unico musicista del nostro Paese entrato nella Rock and Roll Hall of Fame. Produttore meticoloso e polistrumentista eclettico, è specializzato nell’uso dei sintetizzatori, tra cui il recente Strega (da lui stesso ideato) che combina le funzioni di un sintetizzatore semi-modulare e un’unità di effetti in grado sia di generare suoni che di elaborare segnali esterni. In apertura della serata, una pietra miliare della musica acusmatica, “Tremblement de terre très doux”, realizzata da François Bayle nel 1978. L’opera si presenta come un vasto mosaico composto da undici tasselli. Il titolo è un omaggio al pittore Max Ernst e vuole evocare il mondo delle immagini sonore sintonizzate sulla fantasia di relazioni inaspettate.