L'INTERVISTA

Irene Effe: "Ho dovuto fare 'Terra bruciata' per diventare l'artista che volevo essere"

Irene Fornaciari torna con un nuovo album frutto di una conquistata libertà artistica: ne ha parlato con Tgcom24

di Massimo Longoni
06 Apr 2024 - 10:49
 © Ufficio stampa

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Non chiamatela più Irene Fornaciari. La cantante torna con una nuova veste artistica, che parte dal nome d'arte, Irene Effe, e arriva a un album, "Terra bruciata" in cui esplorare mondi sonori che la portano su strade diverse da quelle percorse in passato. Un lavoro frutto di un importante e profondo percorso di ricerca musicale e cambiamento personale, e un rinnovato punto di partenza, attraverso cui dimostrare il suo talento e la sua grande voglia di rinnovarsi.

© Tgcom24

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Attraverso le tredici tracce di "Terra bruciata", il cui produttore e co-autore è Federico Biagetti, Irene Effe  presenta un lato inedito e nascosto di sé, sperando possa essere un aiuto e uno sfogo per affrontare certe tematiche, come la salute mentale e i rapporti tossici.  Al contempo si tratta di un nuovo capitolo della carriera della cantautrice che la vede sperimentare e spaziare tra le sonorità, allontanandosi da mainstream ed esplorando un sound più scuro e inquieto rispetto ai suoi lavori precedenti: un'avventura tra sonorità elettroniche e altre più organiche e viscerali, senza tralasciare i momenti dalle venature soul e R&B, la musica da cui l’artista proviene. Per lei è una sorta di nuovo inizio, che arriva dopo otto lunghi anni di silenzio discografico. 

Nell'arco di questo tempo quando hai capito che per andare avanti era necessario fare terra bruciata?

Subito dopo il 2016, dall'ultimo mio disco. Sentivo che c'era qualcosa che non andava nelle cose che scrivevo e che interpretavo, perché negli ultimi dischi sono poche le canzoni scritte da me, ero più interprete. C'era qualcosa che rimaneva in superficie, che forse non mi apparteneva così tanto. Sono arrivata anche sentirmi falsa nei confronti del pubblico.

Quanto ha contribuito a darti la spinta decisiva il mancato successo di quell'album?

Tanto. "Blu", la canzone che ho portato a Sanremo nel 2016 è stata anche apprezzata però tutto il progetto che c'è stato dietro non ha avuto il successo che si sperava. Quando le cose iniziano ad andare non troppo bene tutto il team che ti sta intorno comincia a dirti che forse sbagli qui, forse sbagli là, facciamo così, cambiamo rotta... A forza di ascoltare queste mille voci che avevo intorno e mi dicevano cosa fare e cosa non fare, sono andata nel pallone, ho avuto un blackout totale. Stavo perdendo me stessa e la mia identità, per cui ho sentito proprio il bisogno di fermarmi e capire veramente cosa volessi e soprattutto cosa non volessi, perché poi alla fine è più difficile capire cosa non si vuole.

E quindi cosa hai fatto?

Ho continuato a fare concerti dal vivo, ma quelli sono una dimensione completamente diversa, hai subito il contatto con il pubblico. Per il resto mi sono fermata discograficamente. Ho detto proprio: no, ho bisogno di fermarmi. E ho deciso anche di lavorare su me stessa, andando in psicoterapia fino a che poi è arrivato il momento in cui essendomi ritrovata e avendo tirato fuori tanti miei turbamenti che avevo dentro, ho sentito di nuovo l'esigenza di provare a scrivere qualcosa per comunicare attraverso la musica. Le canzoni sono venute come un fiume in piena proprio perché probabilmente avevo bisogno di sfogarmi e da lì poi è nato "Terra bruciata".

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Quanto tempo hai impiegato per scrivere questo album?

Per scrivere tutto il disco ci ho messo un anno e mezzo. Andare a scavare e cercare di tirare fuori certe problematiche che devi affrontare non è semplice, quindi ci vuole molto tempo. 

Ti proponi con un nome nuovo. Il cognome Fornaciari era qualcosa che ti pesava? 

In realtà ho sempre voluto avere un nome d'arte, era prima che mi ponevo il problema di cosa avrebbero pensato se mi fossi tolta il mio cognome, come se non avessi voluto far sapere che sono la figlia di Zucchero. Adesso siccome sono nella mia fase di libertà totale ho deciso di avere questo nome d'arte che mi piace anche proprio a livello di armonia del nome: Irene Fornaciari per me era troppo lungo mi piace di più diciamo come suona Irene Effe. Inoltre era anche il momento giusto di usarlo visto che simboleggia bene il cambiamento di questo disco, che è molto diverso da quello che ho proposto fino a ora.

Anche se le tue radici soul e R&B emergono qua e là l'album è caratterizzato da sonorità per te inedite. Da dove arriva questo nuovo mondo sonoro?

Anche in questo disco le venature soul non mancano, a partire dall'omaggio a Janis Joplin di cui ho voluto rileggere "Mercedes Benz". Le mie radici sono comunque trattate in modo diverso: in questo disco ho cercato sonorità più scure, più elettroniche. Suoni più scuri in realtà avrei sempre voluto usarli, ma il problema era che non andavano bene per il mercato. Ma ora, arrivata a quarant'anni, non ho più voglia assolutamente di stare dietro a dei compromessi. Ogni cosa che è uscita di questo disco, anche i video, è pensata da me: sono contenta di aver trovato il coraggio di esprimermi in modo libero.

In questo è stato importante liberarsi da certi rapporti tossici?

Per me è stato fondamentale fare una grande selezione e trovare un team che creda veramente in questo progetto. Non è stato semplice perché quando ho iniziato, che avevo i primi cinque o sei pezzi, ho fatto il giro delle etichette discografiche ricevendo tante porte in faccia. Ma capisco che il progetto non fosse semplice, è molto diverso da quello che si può sentire oggi.

E di fronte a queste difficoltà come hai reagito?

Sono andata avanti a scrivere nello studio di casa mia, dove ero libera di comporre le prime cose embrionali. Poi è subentrato Federico Biagetti, che ha scritto e prodotto con me questo disco. Lui è anche il mio compagno ma il nostro è un rapporto schietto, ci diciamo le cose in faccia senza farci troppi problemi. Quindi la cosa ha funzionato, lui mi conosce perfettamente e sapeva in che direzione volevo andare. Alla fine siamo rimasti io e lui: la strada è stata difficile però la soddisfazione di aver creato qualcosa e averlo pensato dall'inizio alla fine è veramente qualcosa di bello. 

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Nelle canzoni tu affronti anche temi di un certo spessore, dalla salute mentale alle relazioni tossiche, passando per situazioni di mansplaining: anche mettere queste tematiche nelle canzoni è frutto del lavoro che hai fatto su di te?

Sì, e purtroppo anche se ho iniziato a scrivere questo album un anno e mezzo fa vedo che questi temi sono molto attuali. Basta vedere i tanti che mollano perché non ce la fanno più psicologicamente a reggere certi ritmi così veloci. E probabilmente anche loro forse non si sentono veri, sinceri, perché gli viene magari messo addosso un vestito che non è quello che loro sentono, quindi capisci che è un po' quello che stiamo vivendo tutti. Ovviamente il lavoro che ho fatto su di me l'ho riportato in queste canzoni ma allo stesso tempo il fatto di poterlo scrivere, di sfogarmi con queste canzoni mi ha aiutato tanto, cioè è stato veramente curativo per me. Mi sono tolta le maschere che ho indossato per anni.

Cosa nascondevano quelle maschere?

Il mio lato crepuscolare. Ho dovuto fingere di essere quella che non ero, mostrare un'immagine fatta di sorrisi forzati. Oggi mi sento legittimata di far uscire la mia parte più buia. Molti hanno paura a parlare dei propri demoni mentre secondo me sarebbe molto importante che venisse fatto perché tanta gente sta vivendo dei momenti psicologicamente molto difficili. Si fa finta che tutto vada bene, in realtà dentro di noi si acculano tante pressioni e problemi, e poi a un certo punto uno scopre che non ce la fa più.

Dopo l'uscita del disco tu hai in programma delle uscite live, qualche concerto per l'estate o è ancora tutto in fase di programmazione?

E' ancora tutto in fase di programmazione, ovviamente mi piacerebbe moltissimo perché lo scopo finale dello scrivere canzoni e poi veramente quello di andarle a suonare dal vivo e avere questo contatto diretto con il pubblico. Però appunto essendo il mio un progetto particolare e difficile forse, anche trovare lo spazio giusto per andare a suonare dal vivo non è semplice. Per cui ci stiamo lavorando ma per ora non abbiamo ancora niente di confermato. Va bene.

Irene Effe, la tracklist di "Terra bruciata"

1. “Il mio nome”

2. “Mi libero dal male”

3. “Streghe”

4. “Stanze”

5. “Giù nel petto”

6. “Nel club”

7. “Le tue ossessioni”

8. “Terra bruciata”

9. “Cornuti”

10. “TSO”

11. “Mercedes Benz”

12. “Tutto e niente”

13. “Mi libero dal male (Acustica)”

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