Iskra, un nuovo video e tanti ricordi: "Il mio viaggio con Lucio Dalla"
© ufficio-stampa
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La storica vocalist del cantautore scomparso 4 anni fa si esibisce a Roma in una serata evento in cui presenterà il suo album, "Ossigeno" e dedicherà un ricordo all'artista nel giorno del suo compleanno. Tgcom24 l'ha incontrata
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"Lucio Dalla non morirà mai". A dirlo a Tgcom24 è Iskra, storica vocalist del cantautore, morto 4 anni fa. Oggi, giorno del 73mo compleanno dell'artista, Iskra si esibirà all'Auditorium Parco della Musica di Roma in una serata evento, in cui proporrà brani del suo album e omaggerà Dalla insieme a tanti amici, da Pupi Avati ad Attilio Fontana. Perché il ricordo del viaggio con Lucio è vivo e forte: "Mi ha cambiato la vita. Non lo dimenticherò mai".
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Per 24 anni ha seguito Lucio Dalla in tour in giro per il mondo e cantato in ogni suo disco. Oggi Iskra sceglie il 4 marzo per ricordare il cantautore scomparso e insieme lanciare la tournée con la quale presenterà il suo album autoprodotto, "Ossigeno", che vanta collaborazioni con tanti amici, da Renato Zero a Gianni Morandi, da Gigi D'Alessio ad Andrea Mingardi. “Mi sembrava bellissimo partire nel giorno del suo compleanno. Sto ricominciando la mia vita musicale grazie a Lucio”, dice la cantante, che a Tgcom24 ripercorre il lungo viaggio accanto all'artista. Un viaggio che parte dalla fine, dalle polemiche che hanno investito gli eredi per il mancato tributo nel quarto anniversario della morte, lo scorso 1 marzo.
Che ne pensi della querelle dei giorni scorsi?
Non voglio commentare, però il ricordo di Lucio dovrebbe essere sempre una festa. Lui sarebbe contento. Non ho capito la scelta. Non credo che gli eredi non abbiano il potere di fare le cose, perché hanno veramente il mondo di Lucio in mano. Forse si sono trovati in qualcosa di più grande. A Bologna, io gli avrei dedicato non solo un liceo, che mi pare fosse tra i progetti, ma anche una strada. Il comune potrebbe farlo. E comunque Lucio non morirà mai perché c'è tanta gente che lo ama.
Gaetano Curreri ha detto che "il modo migliore per ricordare Dalla è la sua musica". Un po' quello che ha fatto con gli Stadio al Festival di Sanremo...
Ha ragione Curreri. La musica sistema tutto. Gli Stadio hanno fatto un bellissimo dono.
Com'era Lucio nella vita quotidiana?
Molto coerente e molto creativo. Non si fermava mai, sempre alla ricerca di qualcosa di più. Noi eravamo come una famiglia e non è stato tutto semplice. A volte ti faceva anche piangere. Ti regalava dolcezza e anche tanta durezza. Era un uomo complesso, con una cultura spaventosa e si stancava delle cose futili. Io mi mettevo in un angolo, quando sentivo il “pericolo”. Sapeva cosa voleva ottenere da te, ti stimolava. A volte era come un padre, a volte come un amico. Lui era l'uragano: il vento che è forte e poi si calma. Un grande.
E come musicista?
Usava il cuore e la libertà. Era esigente. Per “"Tosca - Amore Disperato" mi ha massacrata. Spesso andava a istinto. Sperimentava molto. Diceva sempre: "Proviamo a fare questa cosa", ma in realtà sapeva già cosa voleva. Era un perfezionista, non rigido, ma libero.
Tra gli esperimenti riusciti c'è anche "Attenti al lupo", che con il famoso balletto ti ha coinvolta da vicino...
Il pezzo era di Ron. Gli disse: "Tu dammelo e vedrai che qualcosa succederà". E' successa l'apoteosi. Solo lui poteva cantare una cosa così. Poi quel balletto… E' stato rivoluzionario, ha conquistato bambini e anziani. E' l'emblema del suo genio. Ancora oggi quando la canto la gente si alza in piedi e balla.
Dalla ti ha dato spazio anche a Sanremo, dove hai partecipato con una canzone scritta da lui, "Quasi Amore"
Dava tanto spazio ai giovani e a chi magari da solo avrebbe fatto fatica. Non è da tutti. Quando eravamo in tournée mi faceva cantare una canzone da sola ogni sera. Del Festival me ne parlò un mese e mezzo prima. "Ti mandiamo a Sanremo ma andrai tra i giovani", disse. Io avevo 62 anni, non l'ho presa bene e invece è stata proprio una bella esperienza.
Cosa ti ha lasciato Lucio?
Tutto quello che mi ha dato è stato importante. Lucio mi ha cambiato la vita. Mi ha dato la possibilità di fare musica in giro per il mondo e con un genio come lui. Non lo dimenticherò mai.
Com'era il vostro rapporto?
Io gli ho voluto talmente bene. Lui non si lasciava abbracciare, allora io lo pizzicavo. Si parlava tanto: mi chiedeva della mia famiglia, di mio figlio... Alla vigilia di Natale andavamo in chiesa e lui si faceva delle gran russate! (ride, ndr) Poi si svegliava e sapeva esattamente a che punto era la messa. Anche in studio era così. Si appisolava perché dormiva pochissimo. A volte mi chiamava alle 2 di notte per farmi fare dei cori. Per lui era normale: se lui non dormiva, nessuno dormiva. Avevo accanto non la noia, non l'abitudine... Potrei raccontarti milioni di aneddoti, ma tutta la vita insieme a lui è stata un grande viaggio. Che continua.