Esce "Le donne di ora", album che raccoglie 15 brani dell'artista milanese, tra i quali un inedito. Lo ha prodotto e curato nel restauro il cantautore genovese
di Massimo Longoni© tgcom24
Si intitola "Le donne di ora" il nuovo album di Giorgio Gaber, pubblicato a 15 anni dalla sua scomparsa. Non una semplice raccolta di successi ma un lavoro che riunisce 14 classici tirati a lucido nel suono e un inedito, la canzone che dà il titolo al disco. A produrre e curare il restauro sonoro delle canzoni è stato Ivano Fossati. "Ho voluto dare un suono moderno ai pezzi per far conoscere Gaber ai ventenni" dice il cantautore genovese.
La scelta del luogo per presentare questo progetto è stata particolarmente significativa: il cantiere del teatro Lirico di Milano. Teatro che è stato a lungo la casa di Gaber e che, una volta terminato il restauro, sarà restituito alla città proprio con l'intitolazione al grande artista. E tra queste pareti, a quasi vent'anni dall'ultimo spettacolo teatrale, "Un'idiozia conquistata a fatica", è tornata a risuonare la sua voce, con l'anteprima del brano "Le donne di ora".
La pubblicazione del disco dà idealmente il via alle iniziative di "Milano per Gaber", appuntamento ormai tradizionale che nel corso degli anni ha tenuto a battesimo grandi progetti, dallo spettacoli di Neri Marcorè a quello di Luca e Paolo. E proprio qui, al termine di un incontro pubblico, l'anno scorso Fossati ha espresso la voglia di realizzare questo disco. La cui idea era però nata qualche tempo prima. "Circa un anno fa parlavo di musica all'università di lettere di Genova, dove tengo un laboratorio sull'industria musicale - spiega -. Parlando di Gaber ho capito che i ragazzi avevano un'idea di lui altissima, come di un grandissimo, ma che poi ben poco conoscevano della sua opera e delle sue canzoni. Per questo ho voluto provare a colmare questa lacuna".
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"Le donne di ora" non è solo prezioso perché raccoglie 14 brani rappresentativi della carriera di Gaber, ma soprattutto perché li presenta in una forma nuova, grazie all'opera di restauro realizzata con le tecnologie più avanzate. "I ragazzi di 20 anni sono spesso affascinati dai contenuti ma poi si lasciano ingannare dal suono, rifiutando sonorità che appaiono troppo distanti da quello odierne - spiega Fossati -. Così abbiamo restaurato quei brani, lucidando la resa sonora ma stando attenti a non toccare la voce di Gaber. Come con i quadri del '500, quando si tratta di ripulirli dalla patina del tempo che ha alterato i colori. Abbiamo cercato di far suonare le canzoni bene come quando sono state pubblicate, in alcuni casi meglio perché la tecnologia negli anni 60 non era a livelli ottimali".
Solo 14 pezzi nel contesto di un'opera ampia e importante come quella gaberiana possono sembrare un'inezia, proprio per questo il lavoro di Fossati è stato molto delicato. "Le linee guida fondamentali sono state due - spiega il cantautore genovese -. La prima è stata quella di realizzare un'opera leggera, quasi 'tascabile', e non una raccolta monumentale che avrebbe spaventato i giovani. La seconda è stata quella di saldare il primo Gaber con quello del teatro-canzone. Spesso vengono considerati quasi come due artisti diversi. Io sono convinto invece che Giorgio sia stato un artista grandissimo, che ancora dobbiamo conoscere in tutte le sfaccettature, ma è uno solo".
In corso d'opera poi il progetto si è impreziosito di un gioiello inaspettato: un brano inedito. "Le donne di ora" è stato scritto da Gaber con il suo collaboratore storico, Sandro Luporini, nel 2002, rimanendo fuori però dall'album "Io non mi sento italiano", uscito postumo nel 2003. "Inizialmente ero perplesso, perché se Giorgio l'aveva esclusa dal disco magari era perché non lo convinceva - dice il cantautore -. Poi mi è stato detto che in realtà credeva molto nella canzone, al punto da considerarla un possibile singolo". Il problema è che il materiale a disposizione era largamente incompleto: la traccia vocale e quelle di basso, batteria e un giro di chitarra classica. "Ci abbiamo lavorato sopra - prosegue Fossati -. Ho provato a immaginare che suono darle e alla fine ho pensato a Van Morrison: un suono ruvido, potente, non patinato".
E se qualcuno pensa a "Le donne di ora" come il primo tassello di un opera più ampia di restauro e riscoperta dell'opera gaberia, Fossati concede lo spazio per sperare in un seguito. "Se devo essere sincero mentre mi trovavo in studio di registrazione ho provato a buttare giù una scaletta di un secondo disco, ed è venuta in un attimo. Chissà...".