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Jennifer Lawrence sulle foto di nudo hackerate: "Il trauma non mi abbandonerà mai"

L'attrice racconta a Vanity Fair la violazione della sua privacy subita nel 2014

23 Nov 2021 - 18:44
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© ufficio-stampa
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"Chiunque può guardare il mio corpo nudo, senza il mio consenso, in qualunque momento del giorno... è un trauma che esisterà per sempre". Jennifer Lawrence ha raccontato a "Vanity Fair" come il furto di alcune sue foto intime senza veli e la loro diffusione in rete, di cui è stata vittima nel 2014, sia ancora un doloroso ricordo per lei.  "Rubare quelle foto è stata una violenza inaudita", aveva detto la star di "Hunger Games" subito dopo l'hackeraggio: "Mi sono sentita come se mi avesse attaccato tutto il pianeta".
 

Quelle foto e quelle di molte altre star del cinema, da Kristen Dunst a Brie Larson, fecero il giro del mondo tramite il web. Ad essere hackerati non furono direttamente i telefonini delle star, ma il loro archivio nella "nuvola", ovvero quella sorta di hard disk virtuale nel quale uno può salvare le proprie immagini e documenti.

"Magari sei a un barbecue e qualcuno le tira fuori con il suo telefono. È stata una cosa impossibile da metabolizzare", aveva già dichiarato l'attrice di "Il lato positivo", che ancora oggi afferma di non riuscire a dimenticare quel trauma. "Solo perché sono un personaggio pubblico non significa che abbia chiesto una cosa come questa", aveva sottolineato la Lawrence subito la pirateria subita: "Si tratta del mio corpo, sono io a dover decidere e il fatto che non lo possa fare è disgustoso".

Tutt'altra cosa le scene di nudo integrale in cui l’attrice è apparsa nel 2018 in "Red Sparrow": "Ci è voluto un po' per dire sì ma dopo aver finito di girare mi sono sentita forte", aveva confessato: "Non ho dormito la notte prima perché è stato come avere l'incubo di trovarsi completamente nuda in classe. (...) Ho capito che c'era una differenza nel farlo con il consenso o senza il consenso così il primo giorno mi sono presentata e l'ho fatto, sentendomi restituire il potere di prendere le mie decisioni. Ho sentito come se qualcosa che mi era stato preso mi fosse stato restituito e l'ho utilizzato nella mia arte".

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