Ha da poco pubblicato il nuovo album "Order of Nothingnes" e arriverà in Italia per 3 date a febbraio. Tgcom24 lo ha intervistato
di Luca Freddi© ufficio-stampa
Eclettico è l'aggettivo appropriato per descrivere Jimi Tenor, al secolo Lassi Lehto, compositore e musicista finlandese. In oltre vent'anni di attività ha sperimentato il pop, la psichedelia e il funk africano, passando dalla techno al jazz e all'electro ibridando culture e stili. Un artista di culto che ha mantenuto sempre una personalissima visione di ricerca e sperimentazione. L'ultimo disco "Order of Nothingness" (uscito per la label berlinese Philophon) è ricco di suoni e influenze, con esplorazioni musicali che mescolano più generi: una "musica da viaggio per la mente”, come da lui stesso descritta, sorta di intreccio di sonorità afro, jazz ed evocazioni kraut. Tgcom24 lo ha intervistato, prima del suo arrivo in Italia per tre date del suo nuovo tour: 7 febbraio Milano (Biko), 8 febbraio Perugia (Rework), 9 febbraio Roma (Monk).
Durante la tua carriera hai cambiato vari generi musicali. Sei sempre interessato a una continua ricerca, dal techno-jazz all'electro-pop per tornare al jazz, fino all'afrobeat. Quali sono state le tue influenze quando hai deciso di cambiare ogni volta il tuo stile?
E' vero ho fatto tutti i generi di musica nella mia vita, ma non l'ho fatto "cambiando stile": spesso le cose accadono perché mi viene commissionato un lavoro, per esempio quando ho fatto il ReComposed album per Deutche Grammophon. Ma da cosa nasce cosa, per esempio penso che Deutche Grammophon si sia messa in contatto con me perché ho realizzato l'album orchestrale "Out of Nowhere". Ma, in generale, amo tutti i tipi di musica e il concetto di originalità non è mai stato tanto forte per me. Tutti sono influenzati da qualcosa e mi diverte essere influenzato! Ho studiato jazz ma anche musica classica quindi è abbastanza naturale per me utilizzare questi elementi di continuo. Le mie collaborazioni con musicisti africani e Tony Allen sono arrivate attraverso vari contatti. Ci sono stati un sacco di eventi casuali nella mia carriera ed è qualcosa che accolgo a braccia aperte.
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Raccontaci la genesi di questo disco e questo cocktail travolgente di sonorità afro, jazz, cosmic, space-funk che hai creato.
Il producer Max Weissenfeldt mi ha lasciato cazzeggiare in studio abbastanza liberamente. Gli piacciono davvero le mie cose più estreme e le melodie jazz complicate. Mi piace combinare cose inusuali e culture differenti. Per esempio il brano "Naomi Min Sumo Bo" è un mix abbastanza anticonvenzionale di flauto e voce. Mi piace improvvisare in studio e non censurare per niente i miei pensieri. Lascio al producer il compito di censurare!
Hai realizzato diverse colonne sonore. Qual è il tuo rapporto con il cinema e cosa ti interessa del rapporto immagini-musica?
Adoro realizzare colonne sonore! Specialmente i documentari sembrano calzare a pennello al mio modo di fare musica. I documentari sono realizzati velocemente e prima che tu te ne renda conto sono in tv! Mi piace lavorare velocemente. Forse è per questo che mi piacciono le colonne sonore!
Come sarà il prossimo tour che arriverà anche in Italia a febbraio? Che set suonerai? Da chi sarai accompagnato?
Suoneremo il nuovo album interamente e forse un paio di pezzi vecchi. La band avrà fiati, percussioni, batterie e tastiere. Io suonerò il sax, il flauto e il sintetizzatore. Ekow Alabi Savage alla batteria. Max Weissenfeldt alle percussioni. E forse si scambieranno i ruoli per qualche canzone. Veramente non vedo l'ora di iniziare questo tour. Amo il nuovo album, penso che sia venuto benissimo!
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Inoltre a dicembre è uscita la prima compilation della label berlinese Philophon, "Bitteschön, Philophon! Vol.1." in cui fa parte un brano di Jimi Tenor e il 25 gennaio sarà pubblicato il nuovo 7″ dell'artista finlandese con due inediti. La Philophon Records è una label di base a Berlino, fondata dal batterista e compositore Max Weissenfeldt (Lana Del Rey, Bombino, DJ Shadow, The Heliocentrics) dedita alla promozione della "local music", valorizzazione di piccole nicchie di musica locale, che rivendicano una identità molto forte.
Lo stesso Weissenfeldt chiarisce le coordinate della sua etichetta: "Local music è una descrizione per i miei artisti africani per tirarli fuori dal patetico angolo della world music. La world music è in realtà come concetto una versione estremamente edulcorata che rende la musica del resto del mondo digeribile per gli ascoltatori occidentali. E' puro kitsch. Ma un tempo c'era una vera world music ed era il jazz. Non era niente di programmatico, era un fenomeno nato spontaneamente ed era fantastico e lo adoro. Ma non è stato mai chiamato world music. Anche il jazz in realtà non è world music, è musica intercontinentale: una musica afro-europea che si è sviluppata in America".
A testimonianza della mission dell'etichetta, nella compilation tutta da scoprire sono anche presenti i suoni ethio-jazz sia di Hailu Mergia che di Alemayehu Eshete, poi il reggae del ghanese Y-Bayani e pure l'esplosivo maestro della musica Frafra Guy One.