Kodaline, impossibile fermarsi: "Giusto il tempo di respirare inseguendo il successo"
© ufficio-stampa
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La band irlandese pubblica "Coming Up For Air" a due anni dal fortunato "In A Perfect World". Il 25 febbraio saranno in concerto a Milano
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Esce "Coming Up For Air", il secondo album dei Kodaline, band rivelazione degli ultimi due anni. Un album ambizioso che rappresenta una svolta stilistica per il gruppo irlandese e un passo in avanti nel percorso di crescita grazie al contributo di produttori importanti come Jacknife Lee (Snow Patrol, R.E.M.). "Negli ultimi due anni non ci siamo mai fermati - spiega a Tgcom24 il cantante Steve Garrigan -. Il nostro sound? Cambia sempre".
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Dopo essersi rivelata due anni fa con "In A Perfect World", la band irlandese (che sarà in concerto ai Magazzini Generali di Milano il 25 febbraio) ha macinato chilometri per suonare sui palchi di mezzo mondo, affinando coesione e sintonia tra i vari componenti. Il sound di questo secondo lavoro è meno folkeggiante e più tendente a un rock da stadio che rivela diverse ambizioni. Le ambizioni cresciute nel corso degli ultimi mesi. "Nell'ultimo anno abbiamo viaggiato per il mondo visitato un sacco di posti dove non eravamo mai stati prima - dice Garrigan -. Tutta esperienza di vita che riversiamo nelle nostre canzoni, senza contare che siamo molto cresciuti musicalmente e come band, siamo ancora più uniti di prima".
Questa crescita ha cambiato anche il vostro modo di comporre?
Non so se è cambiato qualcosa nella scrittura, sicuramente in questo secondo album c'è più un lavoro corale, mentre il primo era nato principalmente da un mio lavoro con la chitarra. Questo è nato quasi in presa diretta in studio e quindi ha il sapore di un disco dal vivo.
Qual è stato il contributo dei nuovi produttori?
Con Jacknife Lee è iniziata quasi per caso. Non ci aspettavamo di registrare un nuovo album e doveva essere una cosa più per fare esperienza. Ci siamo trovati da lui a Los Angeles, e abbiamo registrato due pezzi. Siamo tornati in Inghilterra con un modo diverso di guardare al modo di registrare musica. Abbiamo imparato a inserire nella nostra musica elementi, in particolare legati all'elettronica, che non avevamo mai utilizzato.
Il vostro sound è cambiato in maniera naturale o è stata una strategia precisa?
Se dobbiamo essere sinceri noi come band non abbiamo mai avuto un sound così caratterizzante, abbiamo sempre cambiato nel corso degli anni. Per questo album era importante per noi non ripeterci dall'ultima volta ma provare qualcosa di nuovo. La sfida è sempre questa e il contributo di Jacknife Lee è stato determinante per mostrarci in quale direzione procedere.
In passato avete detto che per voi scrivere canzoni è una sorta di terapia per superare i dolori della vita. E' ancora così?
Tutte le canzoni del disco sono molto personali, arrivano direttamente dalle nostre emozioni. Alcune sono più malinconiche, altre più allegre, rispecchiando la gamma delle nostre esperienze.
Visto come è cambiata la vostra vita negli ultimi due anni anche i testi saranno cambiati. E' così?
Certamente. C'è una canzone nel disco che si intitola "Honest" che riguarda una persona che ci era molto vicina e che si è allontanata per motivi riguardanti l'onestà e i meccanismi dell'industria musicali. Altri pezzi affrontano la paura del futuro, quella che per ogni band è la "sindrome del secondo album". Noi pensiamo che questo lavoro sia davvero buono e speriamo venga accolto bene ma in questo mondo non si può mai sapere.
Qual è il significato del titolo dell'album?
E' un riferimento ironico al fatto che negli ultimi tempi abbiamo avuto a malapena il tempo di respirare. Negli ultimi 18 mesi siamo stati sempre in giro, e poi a registrare e poi di nuovo a fare concerti...
E' stato come dire "ok, fermiamoci un attimo, facciamo un respiro e guardiamo cosa abbiamo fatto"?
Sì, credo che l'unico momento in cui abbiamo avuto questa possibilità è stato quando abbiamo pensato a che titolo dare all'album!