PASSATI ANCHE DA "AMICI"

La Rua, nuovo singolo e un palco nel bosco per ritrovare le radici della musica: "E' l'uscita da un momento buio"

Si intitola "Periodo di merda" il nuovo singolo pubblicato dalla band rivelatasi con Amici e poi passata anche da Sanremo. Tgcom24 ha parlato con il cantante Daniele Incicco

di Massimo Longoni
11 Dic 2023 - 12:39
 © Alessio Panichi

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I La Rua tornano con un nuovo singolo dal titolo "Periodo di merda", che arriva dopo "Cinghiali" uscito lo scorso maggio. La nuova canzone racconta i maniera molto intima di un periodo difficile, di sconforto e dolore, ma anche della forza per rialzarsi. A queste nuove uscite si affianca il progetto "Un palco nel bosco", che vede il gruppo impegnato a costruire in un bosco un palco dove esibirsi. "Questa è una canzone che rappresenta gli ultimi, le persone che hanno fallito e che non sanno più quale possa essere la loro strada - dice il cantante Daniele Incicco a Tgcom24 -, persone che però hanno il coraggio di vedere ancora del buono nel futuro e stringono i denti continuando ad andare avanti".

© Tgcom24

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Formatisi ad Ascoli Piceno grazie al sodalizio tra Daniele Incicco e Dardust, i La Rua hanno poi fatto un percorso chi li ha portati prima ad "Area Sanremo" nel 2012, poi al Concertone del Primo Maggio per arrivare nel 2016 ad "Amici", dove si sono guadagnati l'accesso al serale. Poi Sanremo Giovani e un altro Primo Maggio fino a quando, dopo l'album del 2019 "Nessuno segna da solo", il loro cammino si è un po' fermato. Quest'anno hanno già pubblicato il singolo "Cinghiali" che veniva dopo "Sotto un treno"del 2022, entrambi con la supervisione di Elisa. Ora sembrano guardare al futuro con nuovo slancio. "Quando escono le canzoni sto sempre a mille" dice Daniele entusiasta.

Anche quando una canzone si intitola "Periodo di merda" e parla di un periodo non bellissimo?
Sì, perché in realtà è proprio parte di quel processo che mi fa stare bene, anche vedere che un periodo difficile, complicato, di fallimento, di delusione e solitudine può portare a una canzone è una cosa bellissima. Per questo sono pazzo della musica. 

Ci vuoi parlare del periodo a cui fa riferimento la canzone?

La canzone è stata scritta qualche tempo fa, in un periodo specifico nel quale ci siamo separati da delle persone che collaboravano con noi. Mi ero trovato solo, senza più certezze, senza più possibilità di sperare in qualcosa di migliore. E praticamente la canzone è nata veramente in pochissimo tempo, forse 15 minuti, non di più, durante i quali ho buttato giù tutto il brano. E' stato più un modo di esorcizzare quel momento, una foto esatta del mio stato d'animo, però sempre con quell'istinto di non darsi per vinti e di vedere sempre un barlume di luce in fondo a qualsiasi momento di difficoltà. 

Che significato ha per te questo brano?

Questa è una canzone che rappresenta gli ultimi, le persone che hanno fallito, le persone che non conoscono, non sanno più quale possa essere la loro strada, delle persone disperate, che però hanno il coraggio di vedere ancora del buono nel futuro, cioè del buono in quello che potrà potenzialmente arrivare, che stringono i denti, che continuano e che vanno avanti, che si giocano le ultime possibilità. 

Questo è un periodo difficile per molti...

Oggettivamente è stato veramente un periodo di merda per molti. Per alcuni in maniera devastante per situazioni come la guerra. Poi ci sono i problemi climatici, la perdita del lavoro, c'è stata la crisi che ha portato all'aumento smisurato dei prezzi. Credo davvero che questo sia uno dei periodi peggiori della nostra esistenza. Quindi nel video della canzone abbiamo inserito tutte queste immagini degli avvenimenti che ci sono stati e che hanno portato a poter esclamare, che è stato veramente un periodo di merda.

In questa situazione il progetto del palco nel bosco come viene fuori?

Si inserisce in questo nuovo filone artistico musicale, autorale dove abbiamo cercato di andare a fondo togliendo tutto quello che poteva potenzialmente essere costruito. Quindi essere sinceri, non andare a cercare una hit, allontanarsi proprio dalla canzone facile, quindi andare con il coraggio rischiando anche che il brano non fosse ascoltato da nessuno. E questa cosa qui, questo sentimento ci ha portato a voler ritornare alla realtà, alla verità, quindi costruire qualcosa che fosse esterno da tutto, dove poter ritornare a legare con il nostro pubblico, con le persone che ci vogliono bene, anche fossero poche.

Sia la musica che il luogo in cui farla fuori dalle logiche commerciali?
Con queste persone abbiamo voluto costruire uno spazio che fosse solo nostro in un ambiente dove non esiste formalità, dove non esiste costruzione, dove non esiste commercio, dove non c'è la parola economia e abbiamo voluto costruire questo palco nel bosco, lo faremo con dei materiali di recupero. Per avere uno spazio tutto nostro da poter condividere con le persone strette che ci vogliono bene e che amano la nostra musica. E tirare fuori tutto il resto, cioè tutto. 

In questi giorni si è fatto un gran parlare della contrapposizione tra musica fatta per vendere e musica realizzata solo con fini artistici. A un certo punto vi siete sentiti costretti in un meccanismo che vi haschiacciato? 
Tutto questo è partito nel 2018, quando ho partecipato all'ultimo Sanremo Giovani, All'epoca non stavo apprezzando quello che succedeva a livello artistico-musicale, avevo bisogno di tornare alla forma autoriale più profonda. Da quel momento ci siamo allontanati da tutto e da tutti e abbiamo perso anche una certa visibilità perché ci siamo tirati proprio fuori dal mondo della hit. Le canzoni che facciamo ora non sono comode, però sono vere. Derivano da momenti reali, veri e vissuti, non c'è nulla di costruito, abbiamo fatto questo lavoro da tanto tempo, abbiamo cominciato a farlo. 

© Alessio Panichi

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Oggi grazie ai social un artista può avere il polso della reazione dei fan praticamente in tempo reale. In questo processo di distacco da un determinato meccanismo e quindi anche da determinati luci della ribalta, visibilità, cosa avete avvertito da parte di chi vi seguiva?

Sono arrivate delle persone nuove e altre persone si sono fidelizzate a tal punto da tatuarsi le frasi, da venire a tutti i concetti che abbiamo fatto, da piangere ascoltando queste canzoni, perché queste canzoni qui noi prima li abbiamo date al pubblico, noi già la facevamo dal vivo questa canzone, ma non l'avevamo mai pubblicata, proprio per uscire fuori da quello schema, del dover per forza di cose prima raccogliere un feedback e poi decidere se portare la canzone oltre, abbiamo fatto il contrario. E io li ho guardati in faccia. Cioè, al fine del concerto queste persone sono venute lì a ringraziarci anche per aver scritto certe cose. 

Ma la musica è ancora il vostro lavoro principale?
Io personalmente vado a Tartufi per vivere, quindi non mi aspetto che la musica mi dia da vivere completamente. Non voglio che lo faccia, perché sarei dipendente da un certo tipo di canzoni. Io voglio poter pubblicare tutto quello in cui credo, anche a costo di fallire in ogni brano. Però voglio essere sincero con il pubblico. E i soldi me li vado a guadagnare nei boschi. Con i miei cani e la mia libertà. 

Sia "Sotto un treno" che "Cinghiali" hanno la produzione, la supervisione di Elisa che con la quale avete iniziato una conoscenza e tempi di "Amici".  Tutto quello che state facendo in qualche modo Elisa vi sta seguendo?

Inizialmente c'è stata una supervisione artistica perché in un certo senso in questo periodo di transizione siamo stati aiutati da Elisa che è stata l'unica che è rimasta in questo periodo e che, ascoltando tutte le canzoni, ci ha aiutati a capire quale fosse la nostra parte più sincera, autentica e profonda che noi non stavamo coltivando. Elisa ci ha indicato quella strada che poi noi abbiamo imboccato e adesso stiamo proseguendo da soli. 

Per quanto riguarda il palco nel bosco vi siete dati dei tempi? Dai video che pubblicate sui social si capisce che anche trovare i materiali non è un'impresa semplice...

In realtà ci sono due criticità, oppure due figate. Le criticità possono essere la ricerca dei materiali e il tempo. La realtà è che il pubblico ci sta scrivendo e sono disposti a regalarci cose, ad aiutarci a trovarle, ad aiutarci a montare il parco. La gente insomma è super disposta a creare, a fare qualcosa che sia fuori dalla norma: è una cosa bellissima. Quindi forse ci metteremo sicuramente molto meno rispetto a quanto avevamo preventivato... Ma sicuramente contiamo di finirlo per la prossima estate. 

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