Nell'anno del centenario dalla nascita dell’autore, Giovanni Testori, Andrée Ruth Shammah (che festeggia così mezzo secolo di regia) ripropone la donna che, per amore, sfidò il ventesimo secolo
di Roberto Ciarapica© Tgcom24
"Sia ben chiaro che non penso alla casetta, due locali più servizi, tante rate, pochi vizi - che verrà, quando verrà. Penso invece a questo nostro pomeriggio di domenica, di famiglie cadenti come foglie, di figlie senza voglie, di voglie senza sbagli"... eccetera eccetera. Accompagnata da questa meravigliosa canzone di Carpi e Fortini - Quella cosa in Lombardia, resa immortale da Enzo Jannacci - torna sul palcoscenico La Maria Brasca, in scena al Franco Parenti di Milano fino al 5 marzo. È la terza volta che il personaggio femminile forse più potente tra quelli disegnati dalla penna di Giovanni Testori riprende vita, grazie al lavoro di Andrée Ruth Shammah, che ha recentemente ricordato come la Brasca sia “l’unica donna vincente di Testori".
Dopo il debutto nel 1960 con l’interpretazione di Franca Valeri, dopo il remake del 1992 con una memorabile Adriana Asti, stavolta la Brasca è la sexy svagata Marina Rocco (chiamata all’impresa quasi impossibile di reggere il confronto con i due mostri sacri del passato). Con lei sul palco ci sono Mariella Valentini (la sorella - bravissima!), Luca Sandri (il cognato) e Filippo Lai (il suo amato Romeo). Se "le donne tengono le fila del mondo", come diceva Testori, la Brasca ne è la regina, simbolo di libertà, di autodeterminazione, di riscatto, incarnazione di un embrionale manifesto femminista, molti anni prima che la rivoluzione delle donne cominciasse.
Dal lavoro di Testori, in cui si racconta la storia di un amore apparentemente impossibile, chiacchieratissimo, "svergognato", emerge la forza plebea di questa operaia padrona del proprio destino e del proprio cuore, la cui personalità è così forte da addomesticare le pur rigide convenzioni dei suoi tempi e, soprattutto, da plagiare (udite udite) un Uomo. Emerge però anche - grazie alle musiche originali di Fiorenzo Carpi e a una scenografia che trasuda nostalgia (con i vicoli in mattoni, la casa addossata alla ferrovia, l’arredamento in formica) - la Milano che Testori ha amato e detestato, una specie di via Gluck immaginaria dove sul cemento di una società più ipocrita che ingiusta sboccia il fiore della Maria Brasca. Un personaggio potente e sempre attuale, che in questo romanzo popolare, in questa commedia di impronta neorealistica, così "cruda" ed essenziale da lasciarti senza parole, rappresenta la speranza, per chiunque, di poter inseguire i propri sogni, a cominciare dal più grande: ("in questo nostro pomeriggio di domenica, di famiglie cadenti come foglie, di figlie senza voglie, di voglie senza sbagli") essere felici.