A Milano il testo della drammaturga britannica Alice Birch, dopo aver raccolto diversi premi Ubu 2023
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Dopo il successo di pubblico e di critica nella stagione 2022/2023, torna al Piccolo Teatro di Milano "Anatomia di un suicidio" della drammaturga britannica Alice Birch, in scena dall'11 al 22 dicembre. Il progetto di lacasadargilla ha ottenuto i premi Ubu 2023 per il migliore spettacolo, per la regia, miglior attore e attrice e miglior testo straniero. Il racconto di una madre, una figlia, una nipote. Tre generazioni, un affresco per dodici interpreti simultaneamente in scena in un’indagine sull’amore, sulle eredità e sul generare. Una scrittura d’ensemble che si chiede: cosa significa vivere? Cosa comporta scegliere di vivere? Quando si muore veramente? Il generare può liberarsi da un processo conservativo?
Lo spettacolo venne messo in scena, per la prima volta in Italia, nel febbraio 2023, con la traduzione di Margherita Mauro, da lacasadargilla, collettivo artistico associato al Piccolo Teatro di Milano, che produce lo spettacolo. lacasadargilla sarà al Piccolo, al Teatro Studio Melato, anche a inizio d’anno, dall’8 all’11 gennaio con lo spettacolo Uccellini di Rosalinda Conti, una nuova produzione La Fabbrica dell’Attore/Teatro Vascello, con Romaeuropa Festival e Piccolo Teatro di Milano.
Carol, Anna, Bonnie. Madre, figlia e nipote. Tre generazioni di donne, tre epoche, un’unica linea femminile, dodici attori simultaneamente in scena. Il testo, come una partitura musicale, diviso in tre ambienti, è un affresco sociale e familiare, un’indagine vertiginosa sull’amore, sulle eredità e sul generare. Una complessa, raffinata costruzione temporale lega le tre donne, il loro resistere o soccombere a una pulsione di morte che ‘sussulta’ nelle loro vite e che si svela come un conturbante lascito familiare e storico, tutto al femminile. Le linee narrative delle protagoniste – 1972-1993 (Carol); 1999-2004 (Anna); 2033-2041 (Bonnie) – seguono un doppio movimento temporale: diacronico, muovendosi lungo i tre assi temporali delle loro vite, ma anche simultaneo, dal momento che, in scena, le tre storie accadono in contemporanea, riverberandosi l’una nell’altra. Il racconto è sostenuto da un raffinatissimo ingranaggio ritmico e linguistico, grazie al quale, quando una linea narrativa è attiva le altre due, visibili in parallelo, ne sono il contrappunto, il frutto o la matrice.
Carol, Anna, Bonnie si parlano e si cercano attraverso il tempo, le loro parole riecheggiano in una grande casa, le cui mura, negli anni, custodiscono destini, tramandano intenzioni, auspici, domande. Le loro esistenze sono “infestate” dall’amore, dalle aspettative e dal dolore degli altri, mariti, compagne, familiari, amiche e amici, colleghi e quasi sconosciuti. Desideri e pulsioni si intrecciano agli incontri e ai tentativi di sopravvivenza, di resistenza alla vita che ognuna delle tre donne mette in atto. Più che protagoniste in senso classico, sono tre fuochi narrativi, come vere e proprie lenti di ingrandimento su questo grande affresco che è Anatomia di un suicidio.
Un racconto corale che si muove tra le epoche e che mette in atto, allo stesso tempo, nella propria struttura linguistica un esperimento di psichica collettiva per attivare immaginari, tracce memoniche e "rumori genetici" che si diffondono per contagio nelle vite delle une e degli altri. È un testo e un dispositivo dove il vero protagonista è forse proprio quel groviglio che è la vita, dove tutti gli incontri, anche i più minuti, lavorano come talismani e attivatori, momenti di quel presente continuo che è la molteplicità delle voci di cui si fa la comunità che siamo, che ereditiamo e che lasceremo al futuro.