Il cineasta francese aveva 63 anni, il suo cinema di impegno sociale aveva raccontato il mondo del lavoro e le persone alla ricerca di un posto nella società
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E' morto Laurent Cantet, regista francese di grande impegno sociale. Ha speso una vita per quelle che considerava le "cause giuste" e ha dedicato il suo cinema alle voci capaci di combattere le storture della società. Proprio quel cuore generoso che lo sosteneva in ogni suo slancio, ha smesso di battere ad appena 63 anni. Ne ha dato notizia il suo agente. Con lui il cinema mondiale perde una voce purissima, scevra da ogni compromesso e capace di un'umanità rara, dentro e fuori dal set. In Italia il suo successo più importante è stato "La classe" (2008), che è anche il film della sua affermazione, premiato con la Palma d’oro a Cannes.
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Laurent Cantet era nato a Melle, nella Nuova Aquitania, l'11 aprile 1961, figlio di genitori entrambi attivi nella scuola e da loro avrebbe ereditato una sincera passione per l'insegnamento. Dopo l'università a Marsiglia entra all'IDHEC di Parigi dove si diploma nel 1986. Tra i suoi compagni di corso si sono Dominik Moll, Gilles Marchand e Robin Campillo che sarà al suo fianco in molti momenti della carriera e a cui produrrà nel 2017 "120 battiti al minuto" a sua volta premiato a Cannes con il Grand Prix. Cantet debutta invece con un periodo formativo in televisione e poi come aiuto-regista di Marcel Ophuls per "Veillees d'armes" sull'assedio di Sarajevo nel 1994. Intanto ha debuttato come regista con il documentario "Un'estate a Beiruth"(1990) e il cortometraggio "Tous a' la manif" (1994) con cui vince il Premio Jean Vigo. La sua prima prova nel lungometraggio risale al 1997 con "Les sanguinaires" prodotto da "Haut et court" per la tv.
Quando arriva in sala con la sua opera prima "Risorse umane" nel 1999 (visto in Italia al festival di Torino e vincitore di due Premi Cesar) è già un cineasta maturo e consapevole: sa di voler dedicare la sua opera alla realtà della gente comune, a chi fatica ad arrivare alla fine del mese, ai temi sociali, a una realtà che sorprende ancor più della finzione. I successivi "A tempo pieno" e "Verso il sud" (realizzati nei primi anni 2000) fanno il giro dei grandi festival e lo collocano alla testa di un nuovo movimento del cinema francese, capace di staccarsi dai modelli della Nouvelle Vague. Quando il suo "La classe" arriva a Cannes il penultimo giorno del festival nel 2008, l'impatto è sensazionale, un vero terremoto. A furor di popolo vince la Palma d'oro sconvolgendo ogni pronostico e sarà anche un successo di pubblico con quasi 30 milioni di dollari guadagnati nel mondo. Per lui, che trae ispirazione dal diario scolastico di François Begaudeau, è una sorta di risarcimento morale alla passione per l'insegnamento dei suoi genitori. Concepito come un documentario di finzione, interpretato dall'autore del libro e da una vera scolaresca delle classi medie, è un ritratto pieno di empatia e passione verso il mondo giovanile con tutte le sue paure e speranze. Quattro anni dopo ritorna a Cannes con il film collettivo "7 giorni a l'Avana" che vincerà nella sezione Un Certain Regard e poi dedica all'isola caraibica, alle sue mille contraddizioni, "Ritorno a L'Avana" presentato alle Giornate degli Autori alla Mostra di Venezia nel 2014. La sua carriera si completa nel 2017 con "L'atelier" (un diario di formazione attraverso il lavoro con un gruppo di giovani aspiranti scrittori a La Ciotat, nel sud della Francia) e "Arthur Rambo" del 2021 sulla nuova generazione dei francesi magrebini. Prima di morire Laurent Cantet era ancora al lavoro su un nuovo progetto.
Da sempre impegnato della difesa degli autori e delle minoranze sociali, nel 2010 militava a fianco dei sans papier per la tutela degli immigrati e dei lavoratori dello spettacolo; nel 2017 fondava la prima piattaforma digitale (La Cineteck) per la tutela del patrimonio filmico francese, sosteneva la causa del collettivo 50/50 per la parità di genere, nel dicembre scorso firmava, insieme a 50 colleghi, la lettera aperta per la richiesta di un "cessate il fuoco" a Gaza e per la difesa dei civili palestinesi e la restituzione degli ostaggi israeliani.