Dal "Drive in" al Festival di Sanremo, dall'exploit come scrittore al cinema e al teatro: un personaggio a tutto tondo che amava sperimentare
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Cabarettista, attore, cantante. Ma anche scrittore, sceneggiatore, musicista, addirittura pittore. Impossibile dare un volto definito a Giorgio Faletti, o meglio ognuno può dargli il volto che preferisce.
Si era fatto conoscere come cabatterista, la scuola era quella impareggiabile del Derby di Milano, a cavallo tra gli anni '70 e gli anni '80 e i suoi compagni d'avventura erano Paolo Rossi, Diego Abatantuono, Teo Teocoli, Massimo Boldi, Francesco Salvi. Tanta gavetta e poi l'esplosione al "Drive In" nel 1985, con dei personaggi che rimarranno nella storia del varietà italiano. La maschere di Faletti sono la guardia giurata Vito Catozzo, il ragazzino di paese Carlino, lo spiritato testimone di Bagnacavallo, l'improbabile Suor Daliso. E ancora a "Emilio" Franco Tamburino, lo strampalato stilista con maison "ad Abbiategrasso, Bellinzona e New York". Personaggi grotteschi, radicati nella provincia ma per nulla provinciali, inseriti in una satira che sfornava tormentoni in una lingua che non era né italiano né dialetto.
Intanto comincia a sviluppare la sua vena musicale, che esplode inaspettamente nel 1994. Il comico butta giù la maschera e al Festival di Sanremo presenta una canzone seria, impegnata, che arriva seconda e vince il Premio della critica. "Signor Tenente" è una denuncia delle precarie condizioni lavorative delle forze dell'ordine e viene dopo le stragi di Capaci e Via D'Amelio, drammatiche fonti d'ispirazione. E quel "Minchia signor tenente", attacco di ogni strofa della canzone, diventa, suo malgrado, un altro tormentone.
L'anno dopo torna all'Ariston mostrando ancora una vena malinconica e poetica allo stesso tempo. Presenta l'"Assurdo mestiere", inserita nell'album omonimo che vincerà il premio Rino Gaetano per i testi.
Nel 2002 un altro ritorno, un'altra sorpresa. Il suo thriller "Io uccido" diventa un best seller da quattro milioni di copie vendute e segna l'inizio di una fortunata carriera di scrittore.
E mentre cominciava a dare concretezza alla sua passione per la pittura, eccolo al cinema, nella parte dello spietato insegnante di lettere nella "Notte prima degli Esami". E' il 2006 e tre anni dopo sarà ancora sul grande schermo con un cameo in "Baària" di Giuseppe Tornatore. Solo pochi mesi fa era in giro per l'Italia con "Nudo e crudo", uno spettacolo teatrale che riletto adesso suona quasi come un testamento.
Infaticabile, grande curioso e sperimentatore, ha sfruttato il successo non per sedersi sugli allori ma per trovare strade nuove, senza però perdere di vista il grande pubblico. Intellettuale "alto" ma popolare allo stesso tempo, ha creato tanti se stesso nei quali ognuno poteva ritrovare qualcosa. Una flessibilità artistica specchio di una ricchezza culturale non comune. Cosa preziosa quanto rara, specialmente di questi tempi.