L'attore racconta a Tgcom24 il suo debutto alla regia con un film tratto dal suo stesso romanzo. Guarda la clip esclusiva
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Innamorarsi è una scienza esatta o un mistero senza regole? Giampaolo Morelli cerca di risolvere questo infinito e fondamentale dilemma umano con il suo debutto dietro la macchina da presa intitolato “7 ore per farti innamorare”, tratto dal suo omonimo romanzo. "E' stata una bella sfida realizzare una commedia in cui si intrecciano due anime diverse, quella puramente romantica e quella comica", racconta Morelli. Il film doveva arrivare sul grande schermo, ma vista la chiusura delle sale sarà visibile on demand dal 20 aprile. Tgcom24 vi offre una clip esclusiva.
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Valeria (Serena Rossi), donna avvenente e dal carattere deciso ma da sempre disillusa sull’amore, è un’implacabile maestra di rimorchio per uomini single ai quali insegna l’arte della seduzione, convinta che le relazioni fra le persone siano mosse da semplici stimoli biologici. Giulio (Giampaolo Morelli) è un giornalista di economia, uomo serio e po’ prevedibile, convinto invece che in amore non si possano attuare delle strategie. Quando, a un passo dalle nozze, la fidanzata Giorgia (Diana Del Bufalo) lo lascia per il suo capo Alfonso (Massimiliano Gallo), Giulio si ritrova scalfito nelle sue granitiche certezze, senza donna e senza lavoro. Deciso a riconquistare la sua ex andrà a lezione da Valeria, ma uno dei due dovrà cambiare idea...
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Il film potrà essere acquistato su SkyPrimafila Premiere, Chili, Infinity, Rakuten TV e TimVision. Giampaolo Morelli ha commentato lo sbarco della pellicola on demand: "Mentre giravo questo film non avrei mai immaginato la situazione tragica che stiamo vivendo. Il destino di '7 ore per farti innamorare' era la sala cinematografica (il 26 marzo) ma quando mi hanno proposto di uscire on demand ho accettato subito con entusiasmo pensando così di poter stemperare con un po’ di leggerezza queste giornate così complicate".
Una curiosità: nel film è presente il pezzo “Abbracciame” di Andrea Sannino che è stato cantato dai balconi di Napoli, diventando uno degli inni di questa quarantena. "Fatalità vuole che, in tempi non sospetti, avessi inserito nel film il brano 'Abbracciame', cantato dai balconi della mia città, Napoli, nei momenti più difficili. Lo prendo come un segno positivo, l’augurio di poter rinascere presto e vederci nuovamente tutti insieme al cinema”, ha raccontato l'attore e regista.
Il film segna il tuo esordio dietro la macchina da presa. Come è stata questa prima volta, hai avuto problematiche realizzative?
Com’è comprensibile trattandosi del mio debutto alla regia, sul set un po’ d’ansia c’è stata ma devo dire che mi ha aiutato molto l’atto di fiducia che hanno riposto in me i miei attori e la troupe e l’entusiasmo con cui hanno aderito al progetto. E poi è stato importate avere accanto Serena Rossi, con cui ho già lavorato in Ammore e Malavita e Song’e Napule. La sua presenza è stata rassicurante. Ho imparato che quello del regista è mestiere che richiede grande umiltà, conta avere le idee chiare ma è fondamentale anche saper ascoltare gli altri. Per il futuro si vedrà, di certo non mi è passata la voglia di fare l’attore.
"7 ore per farti innamorare" è tratto da un tuo romanzo. Quando l'hai scritto avevi già pensato a una trasposizione al cinema?
No all’epoca non era nei miei programmi e mai avrei immaginato che potesse diventare un film, anche se alla regia ci avevo sempre pensato. A me piace raccontare storie. L’idea di trasporre il libro per il cinema tuttavia non è stata mia, ma della mia produttrice Federica Lucisano dopo aver letto il romanzo. Certamente è stata una bella sfida realizzare una commedia in cui si intrecciano due anime diverse, quella puramente romantica e quella comica. Io spero di aver fatto un buon lavoro. Il giudizio ora spetta al pubblico.
In altri film hai spesso il ruolo di seduttore (anche con caratteri diversi), da Coliandro a Lollo Love. Qui invece ti sei ricamato il ruolo di uno che va a lezione di seduzione...
In realtà io non amo particolarmente i ruoli da macho, ho cercato sempre di starne lontano e in fondo, a ben guardare, anche Coliando è un anti-eroe. Mi piacciono di più quei personaggi che mi permettono di giocare con le sfumature, li preferisco anche se per interpretarli sono costretto a imbruttirmi o diventare goffo.
Sei nato a Napoli e sei stato protagonista di film molto radicati nella città come "Song'e Napule" e "Ammore e malavita" dei Manetti. Cosa rappresenta per te la città e perché hai scelto di ambientare qui il tuo primo film.
Per me Napoli è come New York, ha lo stesso potenziale. Cinematograficamente sorprendente e meravigliosa. Un set a cielo aperto adatto ad ospitare ogni tipo di storia, il crime come “Gomorra”, di cui sono fan, ma anche la commedia romantica. A me piaceva l’idea di mostrare una Napoli diversa e come raramente siamo abituati a vederla sul grande schermo. Una Napoli borghese, bella, allegra e luminosità. E poi Napoli è una città romantica, quindi perfetta per raccontare questa storia.