PRESENTATO "ESO QUE TU ME DAS"

Le ultime parole di Pau Donés dei Jarabe de Palo nel toccante documentario: "Non ho paura di morire, perché dovrei?"

Presentato al Málaga Film Festival "Eso que tú me das", un'intervista al musicista capace di commuovere tutti

01 Set 2020 - 12:55
 © Tgcom24

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A maggio Pau Donés riceve la notizia che non c'è più nulla da fare. Pochi giorni dopo chiama il suo amico giornalista Jordi Évole. Ha solo poche settimane di vita e vuole che lui lo intervisti. L'incontro avviene nella Val d’Arán, in Catalonia, dove vive Pau. Il musicista muore poi il 9 giugno. L'intervista è diventata un documentario che colpisce al cuore, "Eso que tú me das", come il titolo dell’ultima canzone pubblicata da Jarabe de Palo. Presentato in anteprima al Festival di Malaga, ha commosso tutti e uscirà a ottobre nei cinema in Spagna.

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"Pau mi aveva chiamato dicendo: 'Voglio fare un'intervista assolutamente nuova, da un posto assolutamente inedito, perché sto morendo'", ha raccontato Jordi Evole. L'uomo che il giornalista ha trovato nel maggio scorso, a 20 giorni dalla morte, tra le montagne spagnole era magro, con un filo di voce, ma con le idee sempre molto chiare: "Ma sono qui per parlare della vita, non della morte. Non vorrei andarmene, perché ho ancora molte cose da fare, ma questo è quello che ho, questo è quello che mi rimane". Nel documentario Pau riflette su vita e musica, su filosofia e arte, con alcuni passaggi commoventi: "Quello che mi interessa è la vita. Uccide più la paura della morte. La paura blocca, è terribile".

"Non ho paura di morire, perché dovrei?". Il musicista ricorda il suicidio della madre, spiegando come sia stato abituato alla morte fin da bambino, poi parla di testamento spirituale, un lascito a chi resta, prima di partire per sempre: "Il cancro è spaventoso, ma non ho paura. La morte è qualcosa che ti accompagna. La morte è qualcosa che è parte della vita. Mi preoccupa non soffrire". In nessun momento del documentario ci sono lacrime e come sottolinea Jordi Évole, quella filmata è stata una "conversazione positiva, da un luogo così insolito. Una supplica per la vita, in cui si parla della morte con una serenità inaudita".

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