Led Zeppelin, guarda gli scatti della band
© IPA
© IPA
L'8 novembre 1971 usciva il quarto album della band inglese, quello con "Stairway To Heaven"
© Tgcom24
Un album senza titolo, senza menzione del nome dell'artista in copertina, misterioso, esoterico. Una pietra miliare del rock. "Led Zeppelin IV" veniva pubblicato mezzo secolo fa, l'8 novembre 1971. È uno degli album di maggiore successo della storia, con oltre 32milioni di copie vendute. "Decidemmo che in copertina non ci sarebbe stata alcuna informazione. Nomi, titoli, e cose simili non significano nulla. Ciò che importava era la nostra musica". Tra rock, ballate e blues, con brani come "Black Dog", "Rock and Roll" e l'inconfondibile "Stairway to Heaven", Robert Plant, Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham entrarono definitivamente nella leggenda.
LA REGISTRAZIONE - Dopo un biennio davvero incredibile che li aveva lanciati tra le stelle del rock, i Led Zeppelin volevano rallentare il ritmo, riprendere fiato e concentrarsi maggiormente sulla musica. "Era giunto il momento di fermarci, di fare rifornimento e non perderci nel caos. Gli Zeppelin stavano diventando veramente grandi, e volevamo che il nostro viaggio proseguisse tranquillamente", aveva spiegato Page. Cominciarono a lavorare su nuova musica agli Island Studios di Londra nel dicembre 1970, ma poi decisero di isolarsi da tutto, scegliendo di trasferirsi a Headley Grange, una antica casa sperduta nell’East Hampshire dove restarono quattro mesi, coiadiuvati dallo studio di registrazione mobile dei Rolling Stones. Un'immersione vera e propria. E un luogo misterioso sui cui aleggiavano leggende di presenza di fantasmi e un passato di presunti sacrifici. "Non c'erano distrazioni, non c’era il pub, niente di niente. Dovevamo stare lì per mangiare, dormire, e lavorare. Ma non è che andassi in giro con la frusta. C’era una specie di corrente magica che attraversava quel posto e che è finita nel disco", aveva raccontato Jimmy Page.
NOME E SIMBOLI - Nessun titolo o nome del gruppo appaiono sulla copertina dell'album, una scelta ancora più radicale del “White Album” dei Beatles. Una scelta di marketing sicuramente azzardata in totale contrasto con l'establishment musicale. L'unica "firma" presente sono quattro simboli misteriosi che rappresentano ognuno un membro della band. Quello che si sa è che Plant e Page li avevano realizzati di proprio pugno e quello del chitarrista era ispirato a Gerolamo Cardano. Jones e Bonham avevano trovato i loro su un antico libro di rune chiamato "Book of signs" di Rudolf Koch. Tutti e quattro i simboli trovano comunque le loro origini nella mistica. Questa idea di pubblicare un disco anonomo, come si può immaginare, non aveva fatto proprio impazzire l'Atlantic che temeva un flop colossale, un suicidio commerciale. Il disco è stato denominato IV come conseguenza della numerazione dei precedenti, ma sul catalogo dell'etichetta l'album è chiamato anche in diversi modi, Four Symbols, The Fourth Album, Untitled, Runes, Sticks, ZoSo, The Hermit.
COPERTINA, TRA MISTERO E LEGGENDE - Un contadino è piegato sotto il peso del grosso fascio di legna che tiene sulla schiena. Ha un volto serio. Il ritratto è un dipinto ad olio in una cornice appesa a una parete di carta da parati a fiori, che in alcuni angoli si sta staccando. È un quadro ma sembra una finestra sul passato. Così appare la copertina dell'album che poi prosegue sul restro svelando un'altra parte: il muro è l'unica cosa che sopravvive di un fatiscente abitazione, scorcio di un quartiere di Birmingham dove, tra le vechie locali spicca un moderno grattacielo. I Led Zeppelin volevano rappresentare i giorni perduti, il passare del tempo, la presenza distruttiva del presente, il nuovo che invade il vecchio, il cemento che occupa la natura. All’interno dell’LP in più spicca un oscuro disegno di Barrington Colby che raffigura l’Eremita, una carta dei tarocchi. I quattro sono sempre stai dei fan di Tolkien, soprattutto Robert Plant. Proprio per questo, in molti hanno visto nell'eremita un riferimento a Gandalf de "Il signore degli anelli".
"STAIRWAY TO HEAVEN" - "Tutti i musicisti vogliono fare qualcosa che duri per sempre, noi abbiamo fatto questo" ha detto Jimmy Page a proposito di "Stairway to Heaven". Il brano di 8 minuti vive su un’introduzione di chitarra iconica, l’oscuro testo di Plant, le atmosfere bucoliche di Page che via via lasciano campo aperto a un crescendo di elettricità hard pieno di misticismo degli anni 70. "Headley Grange era un posto freddo, sporco e puzzolente. Ma un giorno Jimmy e Robert sono arrivati dalle montagne con l’intro di chitarra e la prima strofa di una canzone davvero speciale. Ci siamo seduti davanti al camino e abbiamo cominciato a costruirla", aveva raccontato Jones sulla genesi del brano il cui primo titolo è stato "Cow and Gate", perché Robert Plant si è appena comprato una fattoria. Ed è poi diventato il pezzo forse più famoso nella storia del rock. "Non suonava come nessuna altra cosa che avessimo sentito fino a quel momento", aveva spiegato Jimmy Page
© IPA
© IPA